Il fauvismo - le belve dei colori

Henri Matisse fu il maggiore esponente della corrente del “fauvismo”, un modo particolare usare i colori nell’arte. Secondo questi artisti, che si facevano chiamare “le belve dei colori”, la pittura doveva esprimere la gioia di vivere. I colori non dovevano rappresentare fedelmente la realtà ma quasi esplodere nei dipinti. Non c’è quindi da stupirsi nel trovare opere con alberi viola e figure umane rosse, scelti e accostati in modo libero. Si voleva far capire l’importanza della libertà di dipingere le cose come le si sentono e non come le si vedono.

I Fauves erano tutti concentrati sul colore come mezzo di espressione personale: un colore pieno, vivace, a macchie, pastoso, tolto direttamente dal tubetto per passarlo sulla tela.

Matisse e i Fauves hanno ispirato i nostri dipinti personali. Ognuno di noi ha pensato a un soggetto reale per poi immaginarlo con la fantasia e colorarlo con i nostri colori preferiti, usati a seconda del nostro stato d’animo. Grazie a questo, ci siamo accorti che non solo fare arte ci piaceva ma ci rilassava. Nei momenti in cui eravamo più stanchi e agitati, abbiamo usato l’arte per scaricare tutta la stanchezza e l’agitazione, trasferendola sui fogli e sui cartoncini. Lo stesso abbiamo fatto nei nostri momenti di entusiasmo e allegria.

Il risultato è in questi quadri, su carta e cartoncino colorato, dove abbiamo messo tutta la nostra fantasia e le nostre emozioni, liberamente e con convinzione, proprio come delle piccole “belve dei colori”.