26 Marzo 2020

La questione della didattica a distanza diventa cruciale in un momento in cui non sappiamo se e quando torneremo a scuola. Si parla di aprile ma potremmo andare a scuola nel mese di maggio o anche giugno. Forse non torneremo a scuola fino a settembre.

Ho sempre cercato di essere aperta e di imparare in quanto mi sentivo inadeguata. La sfida per me è iniziata una ventina di anni fa. Dal 1996 uso internet ma con il concorso del 1999-2000 ho capito che non potevo rimanere ferma e limitarmi a somministrare semplici tests scritti.

Ora sono sempre piu' convinta che si debbano attivare modalità diverse di lavoro sia a scuola che a casa. Lo studio delle lingue non puo' limitarsi ad una mera riproduzione " acritica " di contenuti presentati dal docente. Il discorso è trasversale e riguarda tutte le discipline.

Mi ritrovo pertanto con le attività che vengono presentate come sincroniche e acroniche. Il grande problema - a mio avviso- è nella mancanza di una metodologia condivisa tra docenti. Molti preferiscono una didattica trasmissiva e non riescono a rivedere il proprio lavoro.

Lavoro online con le mie classi ma sento che devo farlo in modo diverso.

Sto iniziando ad usare le GClassrooms nella mia scuola ed uso da tre anni Weschool. Mi rendo conto che il lavoro online e in modalità blended è diverso da quanto si fa nella lezione frontale. Ma dobbiamo andare oltre la lezione frontale. Il problema in questi giorni è la rete, sovraccarica e la mancanza di devices che possano " andare velocemente". I miei ragazzi seguono le lezioni con il loro smartphone. Alcuni sono dai nonni - questi ultimi non usano spesso internet. Questa è la grande emergenza: abbiamo un digital divide che diversifica un alunno dal compagno.

Non eravamo pronti e dovremo diventare docenti nuovi poichè la scuola sta andando avanti, nonostante noi e nonostante le grandi difficoltà.