officina de filippo

La RTI Officina De Filippo propone produzioni dei componenti che ne fanno parte. Spettacoli fuori abbonamento che intregrano la proposta culturale ed artistica del De Filippo

Ecuba, la cagna nera

con Giovanna Daddi

drammaturgia e regia Dario Marconcini

scene e luci Riccardo Gargiulo e Maria Cristina Fresia

Musica da Le sacré du printemps

produzione Associazione Teatro Buti

Fra le molte vittime che agitano “Le Troiane” di Euripide spicca la figura di Ecuba che riassume su di sé tutta la sofferenza, il dolore, la disperazione, il vuoto, l’impotenza delle donne vinte e violate dalla guerra, ridotte in catene, orfane o vedove con i beni saccheggiati, le case in fiamme, in attesa di un incerto futuro da schiave.

Lungi dal volere attualizzare questa tragedia (e ce ne sarebbero di riferimenti con l’oggi!) dobbiamo renderci conto che i versi di Euripide ci portano nella dimensione del mito, una dimensione che supera lo spazio e il tempo e ci avvicina all’eternità; il testo de “Le Troiane”appartiene ai classici i quali “raggiungono la nostra anima scavando nei suoi inaccessibili labirinti”.

Inoltre pensare a questa donna sola, vecchia, che ha perso tutto e tutti, lei che era regina, ora ferma, davanti alla distesa del mare, con alle spalle la città di Troia che brucia, le mura e le case che franano, ti fa venire a mente il vecchio Schliemann che, come un cercatore d’oro, sommuove la terra, strato dopo strato, fino ad arrivare a scoprire Troia e il suo tesoro. Ed è, pensando alle rovine ora alla luce in quella collina, alla memoria e alle testimonianze di quelle pietre, che le parole di Ecuba, come quei sassi, attraversando i secoli, arrivano a noi pregne di umanità.

L'uomo dei due mondi

da un'idea di Paola Marcone e Fabio Bartolomei

con Yassine El Ghlid e Fabio Bartolomei

I luoghi comuni sul tema dell'immigrazione si sprecano e si confondono. Le prese di posizione pure.L'UOMO DEI DUE MONDI è uno sguardo da una prospettiva precisa: qui si racconta una storia di integrazione, una storia vera. Yassine è arrivato in Italia a 5 anni insieme alla sua famiglia. Ha avuto la fortuna di vivere in una comunità che l'ha accolto. Lui è cresciuto studiando nelle scuole e all'Università del nostro paese. Per i sociologi e gli antropologi è un Immigrato di Seconda generazione. Per me, che lo rivedo dopo venti anni davanti ad un caffè, è solo un ex-bambino: lo ricordo piccolo, venuto da un altro continente, con la bramosia di chi deve conquistare tutto. Lo trovo uomo che mi stupisce con un viaggio straordinario, quello fatto dentro di sé: nel racconto ripercorre la rabbia, le umiliazioni, la vergogna, il dolore, e poi le scoperte felici, gli incontri, la gioia. Ora è in un piacevole equilibrio tra due mondi. Con emozione onora le sue radici e la terra che l'ha accolto. Una sorpresa, questo ritratto dal vero.

Delicato come una farfalla e fiero come un aquila

il mondo libero di Antonio Ligabue


con Elisabetta Salvatori

testo di Elisabetta Salvatori e Marzio Dall'Acqua

Il palco è spoglio, pochi oggetti; una luce discreta, dalle tonalità ocra, illumina una valigia rigida di molti anni fa e una tela bianca. L’attrice entra indossando un abito bianco lungo, al collo un piccolo specchio. Elisabetta Salvatori porta in scena un lavoro ispirato alla vita del pittore Antonio Ligabue. Si tratta di uno spettacolo di narrazione: la performer passa dal racconto in terza persona ad alcuni primi piani interiori volti a penetrare l’anima tormentata dell’artista. Nei momenti di introspezione, la voce si fa acuta e, sostenuta dall’accento emiliano, l’attrice compie la sua personale metamorfosi. Il pittore era solito andare in giro con uno specchio appeso al collo, talvolta riflettendosi per spalancare la bocca ed emettere orribili suoni gutturali, simili a ruggiti. L’attrice propone il rito più volte interrompendo il flusso della narrazione. La tela al centro della scena non rimarrà bianca: più volte la raccont-attrice si avvicina, dipinge qualcosa, ma solo alla fine dello spettacolo sarà chiaro di cosa si tratta.