L' R0(si legge “r con 0”) è il tasso di infettività di una malattia, ovvero quante persone contagerà in media un portatore della medesima senza alcuna misura di contenimento applicata.
Rt (si legge “r con t”) è il corrispondente dell'R0 calcolato nel tempo e permette quindi di valutare l'efficacia delle misure di contenimento adottate nel corso di una pandemia.
Il voler tenere l’Rt<1 è dovuto al fatto che ciò comporterebbe una progressiva diminuzione dei casi. Attenzione però: l’Rt è calcolato solo sui casi non importati e si riferisce a un periodo sfalsato di una settimana. Questo vuol dire che anche con un Rt di poco inferiore a 1 si potrebbe notare un aumento dei casi senza un immediato aumento del Rt (infatti tra la fine di agosto e l’inizio di settembre si è assistito a un aumento dei casi, ma non a un aumento dell’Rt).
L’importanza del parametro Rt per capire l’andamento della pandemia può essere approfondito nel seguente video del prof. Silvio Mercadante, matematico del Politecnico di Torino
Fonti: Istituto Superiore di Sanità
Autore: Mattia Patron Zennaro
Classe: 4ao
Data ultima revisione: 19/10/2020
L’Rt, cioè il tasso di infettività di una malattia, nel corso dello sviluppo della pandemia in Italia è cambiato molte volte. Secondo i dati del Ministero della Salute a febbraio in Lombardia ha raggiunto il massimo di 3 per poi scendere sotto l’uno dopo l’introduzione delle misure restrittive prima a livello regionale e poi nazionale. L’indice ha continuato la sua discesa più o meno costante da aprile fino a giugno.
Durante il periodo estivo l’indice di trasmissibilità è tornato a crescere, superando ad agosto quota 1.18. Il trend di crescita non si è ancora arrestato, portandolo l’Rt a rimanere stabilmente sopra l’1 dalla fine di settembre (17-30 settembre: 1.01, 1-14 ottobre: 1.5). Dopo cinque settimane di crescita l’Rt tra il 30 dicembre e il 12 gennaio è tornato a scendere e a livello nazionale si stima attorno a 0,97.
Il calcolo dell’indice Rt è abbastanza complesso; il valore si riferisce ai 14 giorni precedenti. È possibile conoscere i valori Rt su base nazionale e regionale nella pagina Monitoraggi Covid-19 del Ministero della Salute.
Fonte: Ministero della Salute; Epicentro ISS
Autore: Lorenzo Bracciali
Classe: 2ce
Data ultima revisione: 27/01/2021
L’età media dei più colpiti dal coronavirus sta diminuendo. Secondo i dati del 14 luglio 2020 dell’ISS, Istituto Superiore di Sanità, il profilo delle persone contagiate più frequentemente è cambiato: l’età media dei nuovi positivi è scesa a 47 anni. All’inizio della pandemia, invece, erano gli over 60 i più colpiti.
Al 14 luglio 2020 gli over 70 rappresentano il 18% dei nuovi casi, mentre si registra un aumento del contagio tra le fasce dei 19-50 anni, complessivamente il 47,5% dei nuovi casi. Anche l’età inferiori vengono colpite, in particolare da 0-18 anni, che rappresentano il 10,2%. Mentre la fascia media dei 51-70 è equivalente al 24,3% ed è la seconda più colpita.
Adesso si può passare alla vera e propria risposta: la diminuzione dell’età di contagi è provocata dalla maggiore mancanza di precauzioni. Nello specifico, il fatto che i giovani tendono, a differenza dagli anziani, a creare o partecipare ad assembramenti senza l’uso della mascherina, e non rispettare il distanziamento sociale, rende loro più vulnerabili ai contagi. Per di più, sono i più asintomatici, una volta infettati, il che li rende più pericolosi per il loro coetanei e famigliari.
Per avere i dati aggiornati sulla distribuzione in fasce d'età, visita questa pagina dell’ISS.
Fonte: Galileo, giornale scientifico
Autore: Amiata Violet Alf
Classe: 1ce
Data ultima revisione: 26/10/2020
L’Istituto Superiore di Sanita (ISS) ha sviluppato 21 parametri importanti per comprendere l’andamento della pandemia, 16 dei quali sono stati definiti non opzionali. Questi parametri sono stati introdotti con il decreto ministeriale del 30 aprile 2020 dal Ministro della Salute Roberto Speranza.
Dalla settimana dal 4-10 maggio 2020, su base settimanale, questo insieme di indicatori serve a produrre una classificazione del rischio (da molto bassa a molto alta) che tiene anche conto della resilienza dei servizi sanitari.
Per la versione integrale vedi: Ministero della Salute Decreto 30 aprile 2020
Secondo il DM il monitoraggio del rischio comprenderà i seguenti 16 indicatori fondamentali non opzionali:
indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio: (analisi mensile)
Numero di casi sintomatici
Numero di ricoverati in ospedale ma non in terapia intensiva (TI)
Numero di casi ricoverati in TI
Numero di casi con domicilio riportato
indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti:
Percentuale di tamponi positivi (escludendo il re-testing e le attività di screening dei soggetti)
Tempo tra inizio dei sintomi e la data di diagnosi
Numero, tipologia di figure professionali e tempo dedicato a persona per il contact-tracing
Numero, tipologia di figure professionali e tempo dedicato a persona per monitoraggio dei contatti stretti e posti in isolamento e attività di prelievo ed invio ai laboratori
Numero di casi per regione in cui si fa un’indagine epidemiologica con monitoraggio di contatti stretti e totale di casi di infezione
indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari
Numero di casi riportati dalla Protezione Civile negli ultimi 14 giorni
Calcolo dell’Rt
Numero di casi per data diagnosi e inizio sintomi (analisi giornaliera)
Numero di nuovi focolai
Numero di nuovi casi confermati per regione (non collegati a catene note)
Posti letto occupati in terapia intensiva per pazienti COVID-19
Posti letto occupati da pazienti COVID-19 in Area Medica
È possibile conoscere i valori di tutti questi indicatori su base nazionale e regionale nella pagina Monitoraggi Covid-19 del Ministero della Salute.
Consulta la sezione Grafici del sito per seguire l’evoluzione nel tempo di alcuni di questi parametri.
Fonte: ISS
Autore: Giorgia Conzadori
Classe: 5de
Data ultima revisione: 28/01/2021
L’immunità di gregge è un fenomeno tale per cui una volta raggiunta una determinata soglia di popolazione vaccinata, si può considerare al sicuro anche la restante parte che non è immunizzata in quanto la bassa percentuale di individui suscettibili all’infezione rende difficile la diffusione del virus.
La soglia della popolazione da vaccinare, espressa in percentuale, tende a variare a seconda dell’indice di contagiosità della malattia infettiva R0. Un altro parametro da tenere in considerazione è l’efficacia del vaccino utilizzato: se l’efficacia del vaccino è bassa, maggiore dovrà essere la percentuale dei soggetti vaccinati per raggiungere l’immunità di gregge.
Nel caso del Covid-19 ci sono state diverse opinioni contrastanti sulla percentuale da raggiungere per l'immunità di gregge: lo statistico australiano Joel Miller, per esempio, riportava un 60 per cento, al contrario di quanto sostenuto su un articolo di Quanta Magazine, che riportava invece un numero compreso tra il 40 e il 50 per cento. Altre stime, come quelle fatte dal dott. Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università di Milano e direttore sanitario all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, indicano ancora percentuali diverse, stimando un 90 o addirittura 95 per cento della popolazione vaccinata per potersi ritenere al sicuro.
Data la complessa situazione sanitaria (coesistenza di vaccini con diversa efficacia, presenza di nuove varianti con indice di contagio maggiore) è in questo momento molto difficile di quantificare la soglia dell’immunità di gregge, riteniamo indispensabile la prosecuzione della campagna vaccinale atta a immunizzare il maggior numero di persone e la sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della vaccinazione in modo da allargare al massimo la platea di chi si sottopone a vaccinazione, che attualmente è su base volontaria.
Fonti: Fondazione Veronesi, Gruppo San Donato, Auxologico
Autore: Giovanni Zantoni
Classe: 2be
Data ultima revisione: 14/12/2021