Purtroppo, ad oggi non è ancora possibile affermare con certezza quale sia l'origine del Sars-CoV-2, tuttavia sono state individuate alcune ipotesi plausibili: è evidente la somiglianza del genoma del Sars-CoV-2 con quello del coronavirus RATG13 presente nei pipistrelli, i quali combaciano per il 96%. Tuttavia, il restante 4% è indice del fatto che l'ultima volta che i due virus hanno condiviso un antenato comune è stato 50 anni fa, quindi prima di arrivare all'uomo sarebbe probabilmente passato per una specie intermedia. Inizialmente, il pangolino è stato indicato come ospite intermedio tra pipistrello e uomo, ma questa ipotesi è stata in seguito scartata, in quanto l’omologia genomica tra il virus del pangolino e quello umano è solo dell'84%.
Ad oggi, rimane ancora incerto il percorso evolutivo del virus e la specie che ha fatto da ponte tra i pipistrelli e l’uomo.
Per quanto riguarda le insinuazioni che il SARS-CoV-2 provenga da un incidente di laboratorio ed abbia quindi un’origine artificiale, la missione dell'OMS a Wuhan per far luce sulle origini del nuovo coronavirus si è conclusa con la certezza che il SARS-CoV-2 ha un'origine animale, quindi è comparso grazie ad un naturale processo di evoluzione e salto di specie.
Fonti: Le Scienze; Scienzainrete; Focus
Autore: Pietro Picicco Friselle
Classe: 2ao
Data ultima revisione: 25/02/2021
Come si diffonderanno le future pandemie?
Il mondo deve affrontare un numero in crescita di epidemie di malattie infettive. Tra il 2011 e il 2018, l’OMS ha registrato 1.483 eventi epidemici in 172 paesi. Le malattie come l’influenza, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS), la sindrome respiratoria medio-orientale (MERS), l’ebola, la peste, la febbre gialla sono indicatori di una nuova era di epidemie a rapida diffusione e ad alto impatto, che vengono registrate sempre più di frequente e che sono sempre più difficili da gestire.
Le probabilità di una pandemia globale sono in aumento.
Le diverse nazioni sarebbero in grado di affrontarle?
Molti sistemi sanitari nazionali non sarebbero in grado di gestire un grande numero di pazienti infettati da un patogeno di facile trasmissibilità e ad alta mortalità. Sono varie le misure preventive a cui non tutte le nazioni hanno la possibilità di accedere, dalle vaccinazioni e i farmaci, alle infrastrutture e alla volontà politica.
Perché la pandemia che sta avendo luogo si è diffusa così velocemente e nella visione più ampia, perché al giorno d’oggi il rischio epidemico è più alto?
I patogeni respiratori ad alto impatto costituiscono una minaccia globale, in quanto venendo diffusi tramite goccioline respiratorie, possono infettare un gran numero di persone rapidamente e con l’organizzazione dei trasporti odierna, possono muoversi rapidamente attraverso diverse aree geografiche.
Inoltre, si considera anche che oltre ad un aumento del rischio di pandemia da patogeni naturali, gli sviluppi scientifici permettono di progettare o ricreare in laboratorio organismi che le causano.
Quali sono i fattori ecologici che contribuiscono all’aumentato rischio di nuove pandemie?
I cambiamenti climatici e ambientali potrebbero aumentare il rischio di malattie trasmesse da vettori in Europa. È la conclusione principale di una prima valutazione dello European Center for Disease Control (Ecdc) sull’importanza e l’espansione di patologie diffuse da zanzare, mosche della sabbia, zecche e roditori.
Un altro fattore di rischio è la pressione antropica sull’ambiente che vede la presenza di allevamenti intensivi, in cui il rischio di diffusione di un virus è molto alto, accanto ad aree ancora naturali con elevata presenza di animali selvatici (ad esempio i pipistrelli). Questa condizione rende molto probabile il salto di specie: dal serbatoio naturale all’ospite intermedio ed infine all’uomo.
Fonte: Rapporto Annuale sulla preparazione globale alle emrgenze sanitarie (OMS); GPMB-WHO Annual Report; ISS; Genano;
Autore: Anna Temporin
Classe: 4be
Data ultima revisione: 9/11/2020
Con l’acronimo DPI ovvero dispositivi di protezione individuale si intendono tutti quegli attrezzi che servono per proteggere un individuo che va a incontro a uno o più rischi.
In riferimento ai DPI utilizzati in ambito sanitario quelli impiegati più frequentemente sono: DPI per la protezione respiratoria, per la protezione congiuntivale, per la protezione delle mani, per la protezione del corpo, per la protezione dei piedi e per la protezione del capo.
Smaltimento mascherine
Un altro problema della pandemia da SARS-CoV-2 è l’aumento esponenziale dei rifiuti plastici dei cosiddetti DPI, che ormai utilizziamo quotidianamente. Questi si trovano gettati per le strade, corsi d’acqua e spiagge.
Qual è il modo corretto per smaltire i DPI?
Questi devono andare in discarica visto che non possono essere riciclati. Mascherine e guanti (DPI principali) si distinguono in due tipi di rifiuti: quelli a uso domestico e quelli a uso non domestico. In questi due tipi di rifiuti, non fanno parte quelli di uso ospedaliero che invece di essere avviati in discarica, vengono termodistrutti da impianti autorizzati.
Per uso domestico se il soggetto NON è positivo le mascherine ed i guanti andranno messi nella raccolta indifferenziata senza alcun importante accorgimento, al contrario se il soggetto dovesse risultare positivo allora mascherina, guanti, carta igienica e fazzoletti dovrebbero essere avvolti all'interno di un sacchetto e poi dovranno essere gettati sempre nella raccolta indifferenziata.
Fonte: Nurse24
Autore: Flora Vulcano
Classe: 4bo
Data ultima revisione: 6/04/2021