L'incipit

Cecilia o dell’ispettore

Quando l’ho vista entrare nel mio ufficio mi è sembrata giovanissima, in realtà avevo molti meno anni io di lei quando ho cominciato la mia carriera presso il Ministero Economia e Finanze, il famoso MEF. Alla sua età, anzi, ero già diventato funzionario del servizio ispettivo. Ora l’età media dei dipendenti dei Ministeri è di quasi cinquantacinque anni. Forse è per questo che tutti coloro che sono meno che quarantenni mi sembrano giovanissimi. Non era così quando ho iniziato, nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso. Cominciammo in quel periodo in tantissimi poco più che ventenni. Diventare dirigente poco dopo i trent’anni era la norma e bisogna ricordare che in quel periodo erano ancora in vigore le baby pensioni che dal 1973 permettevano di lasciare il lavoro dopo una ventina di anni di attività. Per cambiare registro bisognò attendere fino al 1995, quando questa norma fu abolita.

Da allora tutto si è modificato e in fondo sono cambiato tantissimo pure io.

Dopo oltre quattro decenni di servizio è arrivato il momento di lasciare l’incarico che per tanto tempo mi ha fatto girare l’Italia per svolgere il mio compito di ispettore nei Comuni del paese. Quarant’anni sono molti, un mio collega pochi giorni fa mi ha detto: “Allora è arrivato il momento anche per te. Certo è davvero tanto il tempo che hai trascorso qui. È stato lungo quanto la traversata del deserto degli ebrei!”. È vero, il periodo è proprio parecchio ma il paragone con la traversata del deserto non mi convinceva, mi sembrava troppo noiosa. Così ho ridato una lettura al libro della Bibbia che la racconta. Aveva invece proprio ragione il collega: quel viaggio del popolo ebraico verso la terra promessa, narrato nel libro dell’Esodo, è stato tutt’altro che monotono. Fatiche, speranze, ostacoli, tradimenti, atti di coraggio, miracoli: in quella storia succede proprio di tutto! E mi piace anche il ruolo di Mosè: li guida, condivide con il popolo tutta la strada ma, quando muore, la terra promessa non è ancora stata raggiunta. L’ha sognata, l’ha cercata, l’ha vista e può, con ragionevole certezza, immaginare che chi prenderà il suo posto a capo del popolo la raggiungerà.

Cecilia è appena stata assunta per dare supporto all’ufficio e per diventare in futuro ispettore del servizio. Appena laureata a pieni voti, ha subito vinto il concorso per assistente amministrativo ed eccola qui, davanti a me. Ho la bellezza di tre settimane per istruirla sul lavoro che, con ogni probabilità, svolgerà per molti anni.

Spiegare il mestiere a chi arriverà dopo di me è un'occasione più unica che rara. Spesso nella pubblica amministrazione il nuovo venuto sostituisce qualcuno che se n'è già andato da mesi. Così era capitato a me, a suo tempo. Avevo dovuto inventarmi, insieme agli altri giovani colleghi, un ruolo e un mestiere che non esistevano. In verità l’Ispettorato generale di finanza c’è fin dal periodo del fascismo ma il servizio ispettivo di finanza pubblica in materia di bilanci degli Enti locali era stato completamente ripensato ai tempi del mio arrivo sull’onda di alcuni scandali amministrativi che avevano coinvolto un paio di Comuni e che avevano avuto grande risalto sui giornali e in televisione. Il Ministro dell’epoca aveva subito promesso una completa revisione del servizio ispettivo per renderlo in grado di colpire i comportamenti deviati della pubblica amministrazione locale.

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