Museo Digitale 

di Vescovato 

VESCOVATO: UN PAESE UNICO

Questo piccolo paese della campagna cremonese porta con sé un patrimonio immateriale unico, derivante in primis dalla sua passata situazione politico-amministrativa. Vescovato fu un micro-stato, indipendente a tutti gli effetti, dalla fine del medioevo, quando era ancora cosa comune, fino all’età napoleonica, quando probabilmente poteva considerarsi la più piccola entità statale italiana. La minuscola signoria dei Gonzaga di Vescovato (1519-1796) era infatti un’enclave in territorio cremonese che disponeva di poco terreno su cui svilupparsi. I Principi Gonzaga intuirono presto che l’unica via percorribile per la crescita del paese era il commercio: si impegnarono allora ad agevolarlo, promuovendo a livello fiscale il mercato del lunedì e le tre fiere annuali che si tenevano in paese. I Principi si dimostrarono inoltre tolleranti verso gli ebrei, che aprirono un banco nel Feudo. Anche l’urbanistica del paese è impostata secondo una logica commerciale: con una grande piazza per i mercati e le case porticate con bottega, alcune delle quali edificate proprio dai Gonzaga. Dal canto loro, le autorità della Lombardia Austriaca trovavano tale situazione assai critica, tanto da tratteggiare Vescovato come l’antesignano di un paradiso fiscale. Una novità rivoluzionaria per il commercio arrivò con il diffondersi dell’uso della bicicletta, che permetteva a chiunque di proiettarsi su distanze nuove in tempi brevi. Nacque allora una vera e propria professione vescovatina: il “giradùur”, ossia un commerciante di beni poveri, che armato della propria bicicletta modificata per il trasporto, raccoglieva in giro per le campagne del Nord Italia sottoprodotti e scarti, per avviarli ad una prima lavorazione in paese, o alla vendita all’ingrosso.

Sempre all’inizio del Novecento Vescovato e Ca' de’ Stefani (i due comuni si fusero nel 1927) conobbero un boom industriale che, seppur limitato a pochi decenni, permise di raggiungere il massimo storico della popolazione e rendere il paese il definitivo punto di riferimento del circondario.

Se vogliamo descrivere i vescovatini, alle caratteristiche tipiche dei commercianti, quali astuzia, fantasia e intraprendenza e a quelle derivanti dalla loro storia di indipendenza, quali orgoglio e a tratti insubordinazione, dobbiamo aggiungere la convivialità delle numerose osterie e la vena artistica. Quest’ultima si è sviluppata nelle 3 sale teatro/cinema esistenti il secolo scorso (dove ha recitato una giovanissima Eleonora Duse), nelle personalità di rilievo internazionale del baritono Ottorino Beltrami e del trombettista Enrico Arisi (prima tromba di Toscanini a Bologna), nelle figure di letterati come Don Luisito Bianchi, di filosofi come Leonardo Cozzoli e di diversi cantori del paese nella poesia dialettale.

Carta del territorio cremonese del 1702. Al centro è visibile Vescovato con il suo piccolo confine di stato. 

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Un'altra prospettiva

Riprese a cura di Andrea Loi

Questa è Vescovato vista da chi l'ama. Molti guardano e non vedono, non io. Mi chiamo Lilluccio Bartoli e Vescovato m'ha sopportato per 50 anni. Vescovato, chiedo scusa per questo.                                                                                                                            Lilluccio Bartoli, vescuàadin pèr fòorsa è cuntèent d'èsìinè.