Tempo di lettura: 8 minuti.
Cos’è?
PERSEO NOVELLO
IL FANTE SENZA PAURA REGGE
CON MANO CONVULSA
STUPENDO TROFEO
DI VITTORIA
IL CAPO TRONCO
DELLA SECOLARE NEMICA
BOVOLONE AI SUOI MORTI DI GUERRA
XIX IX MCMXXII
Riconoscete queste parole? I versi furono composti dal poeta italiano e dialettale Berto Barbarani (1872-1945), pseudonimo di Roberto Tiberio Barbarani e vanno a comporre un’epigrafe significativa. Per poterla leggere dal vivo è necessario recarsi in Piazzale Scipioni, proprio di fronte all’imponente Palazzo Vescovile, ma non è l’epigrafe a colpire a primo impatto. Essa si trova, infatti, sul basamento di un grandioso monumento, certamente familiare a tutti i bovolonesi: il Perseo.
Il 23 febbraio del 1919 il Consiglio Comunale di Bovolone deliberò l’autorizzazione per la realizzazione di un monumento ai Caduti per la patria, scelta comune in molti territori italiani, considerando il periodo storico di immediato dopoguerra. Nello stesso anno venne nominata la Commissione Esecutiva, che, non ritenendo necessario “indire un pubblico concorso e nemmeno una gara fra pochi artisti” affidò prontamente l’incarico al concittadino Francesco Modena.
Breve vita dello scultore
L’artista nacque a Bovolone il primo Agosto dell’anno 1882 da una famiglia dalle condizioni economiche modeste, tanto che dovette abbandonare presto gli studi per aiutare i genitori. Mostrò però precocemente una predisposizione per il disegno, grazie alla quale gli venne data una borsa di studio da parte dell’Amministrazione Comunale bovolonese. Studiò all’Accademia di Belle Arti Cignaroli a Verona, luogo dove espose le sue prime opere, che gli garantirono il favore della critica e della stampa locale. Realizzò alcune tombe al cimitero monumentale di Verona, rivelando, nei suoi ritratti, una grande pulizia formale e grande capacità di introspezione psicologica. Trasferitosi a Mestre, morì il 22 Novembre 1960, ormai sordo e lontano dalla scena artistica.
Dolore, cambiamenti, spirito artistico
Ma torniamo al Perseo. Per quanto Modena fosse indubbiamente un artista affermato e ormai largamente riconosciuto, la decisione di assegnargli i lavori senza un concorso pubblico suscitò varie polemiche. Un ignoto giornalista, in un articolo sull’Arena, parlò di una “palese ingiustizia”, facendo riferimento in particolare a un altro scultore, altrettanto noto e che con Modena condivideva la terra natale, ovvero Egisto Zago. Questo genere di polemiche erano frequenti in quegli anni e, in realtà, Zago era già al lavoro su altri monumenti ai Caduti in giro per la provincia veronese.
Il progetto iniziale prevedeva una statua bronzea raffigurante un eroe nell’atto di reggere la vittoria alata, il tutto soprastante un basamento. Si prese però la decisione di lasciare all’artista la libertà di modificarlo se lo avesse ritenuto opportuno, che fosse per esigenze artistiche o per rendere l’opera più conforme alle necessità del concetto. Lo scultore colse la palla al balzo e sostituì l’eroe moderno con uno mitologico. Perseo nacque dall’unione di Zeus e della principessa Danae e fu colui che tagliò la testa a Medusa, una delle tre gorgoni che abitavano l’estremo occidente greco. Il soggetto iconografico che Modena decise di immortalare si allontana totalmente da quello consueto per i monumenti ai Caduti di Verona e provincia coevi. Il motivo è esplicitato nell’iscrizione lapidea sul piedistallo, proprio quella che stavamo leggendo prima. Servendosi della mitologia greca, lo scultore comunicò la storia risorgimentale raffigurando nel Perseo, ancora giovane ma dalla muscolatura definita, l’Italia e in Medusa, ormai sconfitta, il nemico austriaco. Per farlo, si ispirò a più antichi e celebratissimi monumenti, tra cui il Perseo di Benvenuto Cellini (1500-1571), scultura realizzata nel 1545 e situata in Piazza della Signoria a Firenze. La posa è la stessa ma il monumento in Piazzale Scipioni presenta uno slancio verticale molto più evidente: le gambe sono unite, il braccio destro poggia sul fianco mentre quello sinistro è teso rigidamente verso l’alto nell’atto di esibire la testa di Medusa. La figura è statica, rigida e indossa alcuni dei tipici attributi associati a Perseo, anche se alterati secondo la volontà dell’autore: ha una spada lunga quasi come le sue gambe e ancorata a un perizoma, unico indumento che indossa, fatta eccezione per il copricapo e i suoi calzari. I 4 metri di altezza della scultura si sommano ad altrettanti del basamento che lo regge, per una totalità di 8 metri. Davvero imponente.
Il monumento - visione frontale completa.
Foto: Arti Visive (Bovolone).
Dettaglio - la statua del Perseo vista frontalmente.
Foto: gruppo Arti Visive (Bovolone).
Dettaglio - i nomi dei Caduti sul campo durante le due Guerre Mondiali.
Foto: gruppo Arti Visive (Bovolone).
Molti documenti storici dell’epoca permettono di ripercorrere i momenti fondamentali dell’inaugurazione del monumento. Il 19 novembre 1922, dopo una riunione, un corteo e una Messa cantata, avvenne il taglio del nastro.
Nonostante la sua natura iniziale fosse quella di commemorare i Caduti durante la Grande Guerra, vent’anni dopo si vollero ricordare anche quelli della Seconda Guerra Mondiale scrivendo anche i loro nomi.
Dov’è?
Durante l’ideazione del Perseo ai Caduti, si convenne che il monumento sarebbe stato pertinentemente collocato in Piazza Vittorio Emanuele, esattamente al centro della vita bovolonese, nel cuore della piazza e poco lontano dal Duomo.
Nel 1986, però, venne lanciato un progetto di riqualificazione del centro storico e così l’Amministrazione comunale propose di spostare il monumento in una nuova collocazione, soprattutto per motivi di viabilità in quanto la via principale del paese stava diventando particolarmente trafficata. In seguito a qualche dissenso, venne trovato un accordo che prevedeva lo spostamento del Perseo in Piazzale Scipioni nel Maggio 1987, il che avvenne dopo un attento restauro. Oggi è proprio lì che possiamo vedere il monumento e, magari, anche ammirarlo, alla luce della Storia che tramanda e della storia che ha vissuto.
L’area in cui il monumento è collocato prende il nome da un tale Giona Scipioni, figura non molto nota ma che nella prima metà del XX secolo possedeva l’edificio del Palazzo Vescovile. A lui, oltre la piazza, venne intitolata anche la Scuola Primaria.
Il monumento in Piazzale Scipioni.
Donne dimenticate, donne celebrate
C’è però un altro aspetto significativo relativo a questo cognome, con il quale è possibile creare un legame tra la potenza del messaggio del Perseo e la sua più recente collocazione. Durante la Grande Guerra l’ospedale militare risiedeva in alcuni locali che venivano affittati in via Carlo Alberto, che non risultarono sufficienti in seguito alla disfatta di Caporetto, quando i feriti iniziarono ad arrivare sempre più numerosi. Fu così che Adelina, Fiordalice Gemma e Calpurnia Scipioni convinsero il padre Giona e la madre Zanella Giuseppina a concedere all’ospedale una parte del Palazzo Vescovile, proprietà della famiglia. Al piano terra e nel cortile interno i militari piantarono una grande tenda che ospitava molteplici posti letto e poterono così assistere molti più feriti.
Ecco quindi che il luogo in cui noi possiamo contemplare il monumento ai Caduti acquista un valore aggiunto: la memoria dei morti di guerra avviene nel piazzale che condivide il nome con tre sorelle, unite dal valoroso desiderio di fare del bene, in un momento storico in cui sembrava che fosse il male ad avere la meglio.
Curiosità
Ogni anno, per le commemorazioni del 25 Aprile e del 4 Novembre, in Piazzale Scipioni avvengono celebrazioni in memoria dei Caduti.
Nel 2022 si tenne il centenario dell’inaugurazione del Perseo di Bovolone e per l’occasione il Comune e l’Amministrazione rievocarono l’importante momento storico. Attraverso varie collaborazioni, a Bovolone vennero organizzati eventi per tutta la cittadinanza. Dal 27 Ottobre al 1° Dicembre, l’Auditorium Comunale e le Cantine del Vescovo hanno ospitato incontri, presentazioni e una mostra d’arte con opere riguardanti il monumento.
Francesco Modena, due anni dopo aver ricevuto l’incarico di realizzare il monumento, fece un bozzetto in gesso alto 1,5 metri, oggi parte dell’archivio Scola Gagliardi e recentemente restaurato in occasione di una mostra storica, di cui era l’elemento centrale.
Le sorelle Scipioni lasciarono un segno anche all’interno della chiesa di San Giuseppe, alla quale donarono le due statue in bronzo raffiguranti San Giuseppe e San Biagio.
Ai lati del crocifisso, le due statue in bronzo donate dalle sorelle Scipioni.