24 luglio 2020

Shocking - Elsa Schiaparelli


Elsa Schiaparelli ha dato tanto, tantissimo alla moda e la moda le ha voltato le spalle. Conosciuta da tutti come «Schiap», è stata una figura centrale nel mondo dell’haute couture degli anni ’20 e ’30. Tutt’ora gli stilisti più illustri emulano e riproducono i suoi capi eccentrici e rivoluzionari, tuttavia il suo nome resta quasi sconosciuto, legato unicamente alla nuance di rosa da lei inventata.

Elsa nacque nel 1890 a Roma, da una famiglia di intellettuali piemontesi. La madre era aristocratica, di discendenza medicea, mentre il padre era un professore di lingua e letteratura araba all’università La Sapienza. Un cugino egittologo scoprì la tomba di Nefertari, mentre lo zio Giovanni, cui Elsa era molto legata, è l’astronomo dal quale hanno preso il nome i canali di Marte, da lui individuati. Immersa nel colto ambiente familiare, Elsa svelò fin da piccola la sua natura artistica e stravagante. Stanca di sentirsi ricordare continuamente quanto sua sorella Beatrice fosse smisuratamente più bella di lei, decise di mettersi dei semi di margherita in bocca, naso e orecchie: una volta fioriti, nessuno avrebbe più badato al suo viso sgraziato, piuttosto sarebbe stata ammirata, suscitando l’invidia negli altri. Questo episodio d’infanzia è un prematuro scorcio dell’arte visionaria che le consentirà di avere un successo mondiale. Crescendo, si sentì sempre più prigioniera nella sua stessa vita, incatenata alle imposizioni aristocratiche. Nella sua autobiografia scriverà: «Volevo salvarmi dalla monotonia della vita di salotto e dall’ipocrisia borghese. Per le mie idee d’avanguardia venivo considerata una folle». Per rimarcare la sua unicità, a ventun’anni pubblicò una raccolta di poesie erotiche, chiamata «Arethusa». I genitori, sperando di impartirle finalmente le buone maniere, la mandarono in un collegio svizzero. Elsa però scappò a Londra, dove incontrò il conte William de Wendt de Kerlor, un teosofo squattrinato, di cui si innamorò follemente e che sposò nel 1914, ancora una volta con grande disapprovazione della famiglia. I due vissero tra New York e Londra, trascorrendo il loro tempo tra lussuose crociere e sfarzosi appartamenti e frequentando celebri personaggi dell’epoca. Tuttavia la felicità non sembrava essere destinata a durare. Nonostante la nascita di una figlia, Elsa divorziò nel 1922, dopo gli innumerevoli tradimenti del marito.

Sola, con la figlia malata di poliomielite e pochi soldi, Elsa decise di trasferirsi a Parigi. Qui iniziò a frequentare Gabrièle Picabia, moglie del pittore dada Francis Picabia, che la introdusse nel giro degli avanguardisti. Incontrò inoltre Paul Poiret, grande stilista parigino, che rimase talmente ammaliato dalle sue forme androgine e dalla sua vena artistica che la fece diventare sua allieva. Elsa allestì quindi nel suo appartamento il primo laboratorio dove le magliaie armene che lavoravano al suo fianco riuscirono a trasformare in abiti il suo stile bizzarro, che univa cubismo a fantasie africane. Il vero successo, però, lo raggiunse grazie al maglione trompe-l’oeil, al cui collo era stata ricamata una finta sciarpa. Nel 1928 aprì il suo primo negozio «Schiparelli - Pour le sport. Pour la ville. Pour le soir», mescolando sapientemente haute-couture e abbigliamento sportivo.

Ormai assidua frequentatrice dei circoli dadaisti e cubisti, il suo piccolo negozio divenne punto di ritrovo per artisti del calibro di Duchamp, Man Ray, Picasso e Dalí. In particolare Elsa e Salvador Dalí, unendo le loro stravaganti arti, ruppero con i dettami della moda: Dalí dipinse una gigante aragosta su un vestito; un cappello fu cucito in modo da avere la forma di una scarpa ed idearono l’apprezzatissimo «abito scheletro», sui cui le ossa erano state ricamate in rilevo. Anche con Picasso non mancarono le collaborazioni: insieme immaginarono dei guanti neri con unghie colorate di un rosso sgargiante. Le collezioni Schiaparelli presero vita, come scrive il Dizionario della moda: «tra capi reversibili, tagli aerodinamici, materiali ecletticamente abbinati come lana e seta o gomma o pelle, borse in metallo, spregiudicate cerniere in plastica colorata che commentavano gli abiti vistosamente, anziché nascondersi come nella sartoria tradizionale, cappelli eccentrici come sculture surrealiste, stoffe stampate a motivo di carta di giornale. Inventa la gonna pantalone». Sull’onda del successo internazionale, fu la prima stilista donna ad apparire sulla copertina del Time nel 1934. Due anni dopo, arrivò l’invenzione per sempre legata al suo nome: il rosa shocking: «Ho dato al rosa la forza del rosso ed è diventato un rosa irreale. Il colore mi è balenato davanti agli occhi come un lampo: brillante, impossibile, impudente, energico. Shocking.» Sugli abiti nelle capitali della moda capeggiano le sue iniziali ES.

Non è la sola stilista a ricamare le sue iniziali sui capi d’abbigliamento: le due C incrociate sfilavano per le strade di Parigi per la prima volta proprio in quegli anni. Coco Chanel divenne così la sua più grande rivale. Sebbene fossero le due figure più influenti della moda dell’epoca, la loro visione dello stile era agli antipodi. Se Coco prediligeva colori neutri quali il nero, il bianco o il beige, Elsa utilizzava nuance scoppiettanti e vivaci. La filosofia della Schiap era: «Non puoi essere la più bella? Sarai la più stravagante e guardata». Quella di Chanel raccomandava invece: «Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa», perché la vera eleganza è nella semplicità. L’eccesso e il minimalismo si scontravano così negli atelier parigini. Elsa definì la rivale: «Noiosa, con la sua moda del nero si è specializzata in cimiteri», mentre Chanel si limitò a definirla: «L’artista che fa vestiti».

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Schiap presenta la collezione «Cash and Carry», i cui vestiti erano caratterizzati da tasche ampissime per infilare denaro e gioielli prima di scappare. Nel 1945, tornata a Parigi dopo essersi rifugiata a New York durante gli anni di guerra, assume un giovane Hubert de Givenchy a lavorare nel suo laboratorio. La guerra, tuttavia, ha cambiato sia il gusto che le persone: nessuno ha più voglia di indossare eccentrici abiti colorati, ma si predilige la linea sobria ed elegante, come quella di Christian Dior. Nel 1954 la casa di moda dichiara la bancarotta ed Elsa si trasferisce in Tunisia. Alla domanda su come trovasse la moda contemporanea, rispondeva: «l’audacia è sparita, nessuno sogna più».

Gli stilisti delle Maison attingono continuamente ispirazione dalle folli collezioni Schiaparelli, nonostante questo il suo nome è sconosciuto ai più, anche a quelle persone che amano e seguono la moda. Negli anni sono state riprese le proposte avanguardiste di Schiaparelli: i Mad

Cap, cappelli così stravaganti da diventare il centro del look, sono stati ripresi da Moschino e Alexander McQueen. L’amatissimo profumo «Shocking» racchiuso in una boccetta a forma di busto femminile non può che richiamare alla mente il «Classique» di Jean Paul Gautier. Le scarpe con pelliccia firmate Gucci, tanto in voga negli ultimi anni, altro non sono che una riproduzione di quelle ideate da Schiaparelli. Tanti altri esempi potrebbero essere fatti: dalle spalline anni ’80 alla creazione delle sfilate di moda come le conosciamo noi oggi, con musica, modelle androgine, e spettacolari scenografie.

Dietro al celebre «rosa schiaparelli» si cela una donna la cui vita e i cui meriti nel mondo della moda andrebbero riconosciuti più spesso. Emancipata, visionaria e rivoluzionaria, dichiarò: «Molti uomini ammirano le donne forti ma non le amano. Alcune donne riescono ad essere forti e dolci allo stesso tempo, ma la maggior parte di quelle che hanno deciso di andare avanti per la loro strada a testa alta hanno perso la felicità».


Elena Ricci


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elena.ricci.ilcardellino@gmail.com