Non vi fu giorno nĂŠ notte quando il primo canto nacque.
Solo il respiro del mondo,Â
lento e profondo, come se la terra stessa avesse deciso di parlare.
I canti non furono scritti:Â
si manifestarono.
Apparvero tra le pieghe del tempo,Â
nei sogni dei veglianti,Â
nei passi di chi non cercava.
Chi li udÏ, non li ricordò.
Chi li visse, li portò nel cuore.
Â
Il Verso che Tace è unâopera che nasce dal silenzio, ma parla con la voce profonda della tradizione. Gioia Lomasti, poetessa e promotrice culturale, rende omaggio a Dante Alighieri non con lâimitazione, ma con il dialogo. Ispirata alla struttura della Divina Commedia, questa raccolta di dieci canti si muove tra visione e memoria, tra tensione spirituale e rivelazione interiore.
Come Dante, anche Lomasti guida il lettore in un viaggio: non nellâaldilĂ , ma nellâintimitĂ dellâessere. I suoi versi non descrivono: evocano. Non spiegano: accendono. Ogni canto è una soglia, un varco simbolico dove la parola si fa eco del mistero, e il lettore diventa pellegrino di senso.
âNel vel che allâora mesta e ancor dispiega, sâaccende il foco dâun pensier profondoâŚâ
Questa poesia non cerca di replicare Dante, ma di ascoltarlo. Lo attraversa come si attraversa un sogno antico, lasciando che la sua voce risuoni tra le pieghe del tempo. Il Verso che Tace è un tributo che non si impone: si rivela. à un omaggio che non celebra, ma contempla.
In unâepoca dove la parola è spesso gridata, Gioia Lomasti sceglie il silenzio come spazio sacro. E in quel silenzio, la voce di Dante torna a vibrare, non come eco del passato, ma come presenza viva, come soffio che ancora guida chi cerca.
Il nuovo lavoro poetico di Gioia Lomasti, Il Verso che Tace, è un raffinato omaggio a Dante Alighieri e alla sua ereditĂ spirituale e letteraria. Non si tratta di una semplice raccolta di poesie, ma di un itinerario che si sviluppa in dieci canti sospesi tra sogno e silenzio, dove il lettore non legge soltanto, ma attraversa, diventando pellegrino della parola e viaggiatore dellâinterioritĂ . Il titolo stesso richiama un tema centrale della poetica dantesca: il silenzio come spazio di rivelazione. Dante, nella Divina Commedia, utilizza spesso la sospensione e lâassenza di parola per sottolineare momenti di contemplazione e mistero, e Lomasti riprende questa intuizione trasformandola in un linguaggio poetico che evita il rumore del mondo per privilegiare la cadenza sobria e luminosa.
I dieci canti che compongono lâopera â Canto Primo â Versi al Velo del Tempio, Canto Secondo â Memorie di riposo, Canto Terzo â Luce che non sâarde, Canto Quarto â Il Silenzio che parla, Canto Quinto â DellâOnde e dellâAnima, Canto Sesto â DellâUmile Radice, Canto Settimo â DellâOmbra che è Dimora, Canto Ottavo â Vegliar Risveglio, Canto Nono â Passeggeri del Segno, Canto Decimo â Luna che tace â fungono da chiavi di lettura e introducono ciascuno una dimensione diversa, mantenendo un filo unitario che richiama la tensione verso lâineffabile. Lâalternanza di elementi naturali e architetture sacre diventa parte integrante di un linguaggio poetico che privilegia la sobrietĂ e la cadenza raffinata.
In questo senso, Il Verso che Tace si colloca come dialogo con la tradizione dantesca, ma anche come apertura verso una poesia contemporanea che cerca senso senza imporlo. Ă un viaggio interiore che invita alla meditazione, un pellegrinaggio poetico che si fa eco dello âstile della lodaâ inaugurato da Dante nella Vita Nova, dove la parola si piega al silenzio e la contemplazione diventa canto. Con questa opera, Gioia Lomasti offre al lettore unâesperienza che unisce la modernitĂ della sua voce poetica con la memoria di Dante, trasformando il silenzio in un ponte tra epoche e sensibilitĂ , e invitando a sostare, ascoltare e contemplare.
đ¸ Scatti a cura di Gioia Lomasti
Le immagini presentate sono frutto dello sguardo attento e poetico di Gioia Lomasti, che ha saputo cogliere lâanima di Ravenna attraverso una serie di scatti realizzati in luoghi emblematici della cittĂ . Il percorso fotografico si snoda tra:
â Il Porto di Ravenna, dove il dialogo tra mare e industria si fonde in atmosfere sospese, tra gru, banchine e riflessi dâacqua.
đ La Biblioteca Classense, scrigno di sapere e bellezza, con i suoi corridoi silenziosi, le sale storiche e le geometrie che raccontano secoli di cultura.
đŻď¸ Il Centro Dantesco, luogo di memoria e spiritualitĂ , che custodisce il legame profondo tra Ravenna e il Sommo Poeta.
đď¸ I mosaici bizantini, disseminati tra la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia e SantâApollinare Nuovo, dove luce e colore si fondono in visioni eterne.
đł I Giardini Pubblici e le vie del centro storico, dove la vita quotidiana si intreccia con lâarte, tra scorci pittoreschi, botteghe e architetture medievali.
đ Spazi culturali e teatrali, come il Teatro Alighieri e il MAR â Museo dâArte della cittĂ , che testimoniano la vivacitĂ artistica ravennate.
Ogni scatto è un invito a riscoprire Ravenna con occhi nuovi, attraverso la sensibilitĂ di chi sa trasformare lâordinario in poesia visiva.
"Nel cuore del giardino Oriani, lâarte di Matteo Raciti prende forma: un Dante contemporaneo che sfida lo sguardo con satira e simbolismo. Vincitore al Carnevale di Viareggio 2025, ora protagonista a Ravenna."Â