Io sono...
giornata per riflettere sulla violenza sulle donne e la violenza di genere

Negli ultimi giorni a scuola abbiamo riflettuto molto sui casi di femminicidio. Nel 2023 si sono verificati 103 casi di femminicidio solamente in Italia, immaginiamoci in tutto il mondo. I nostri compagni di terza hanno svolto un lavoro molto importante. Un’intera mattinata dedicata alle donne vittime di femminicidio, hanno ascoltato delle storie che vi proponiamo in questo articolo, osservato una installazione artistica e poi hanno scritto  su un pezzo di lenzuolo una frase nata sia dalla mente che dal cuore. 

Abbiamo potuto leggere frasi molto toccanti che ci hanno fatto riflettere. Noi troviamo sia ingiusto e atroce uccidere una donna solo perché magari non ci si vuole più bene. Riusciremo mai a fermare i casi di femminicidio? Questo non si sa ma si spera con tutto il cuore per un futuro migliore, sia per le ragazze ma anche per gli uomini.  Non dobbiamo mai dimenticare che la violenza anche verso chi si innamora di una persona dello stesso sesso, non è mai giustificata ma è sempre da condannare. 

Vi proponiamo le nostre riflessioni e le immagini dei momenti vissuti a scuola su questo importante tema della nostra vita.


La riflessione di Anna: Io penso che la violenza sulle donne sia uno degli atti più brutali che un essere umano possa compiere nei confronti di una donna e non solo.

Molte donne quest’anno sono state uccise da uno o più uomini che hanno compiuto un atto di femminicidio, inoltre, non erano solo donne ma anche bambine o ragazzine.

Come il caso della piccola Sharon, una bambina di 18 mesi ,che è stata uccisa dal compagno della mamma.

Forse non riusciremo con solo delle parole a fermare i casi di femminicidio, ma il mio messaggio è questo:


La riflessione di Hanna: Per me la violenza sulle donne in generale è un'azione tremenda perché le donne non devono sentirsi violentate o maltrattate da uomini che dicono di amarle, che poi si rivelano dei veri carnefici. Penso che questi non hanno nessun diritto di privare una donna della sua libertà, non c’è mai nessuna giustificazione che possa dirgli di comportarsi in questo modo con la donna che dicono di amare.

Tra le varie storie che abbiamo visto, due mi hanno colpito profondamente: la storia di Giulia che era incinta di Thiago entrambi uccisi dall’uomo che era compagno è papà, e di Sharon una bambina di 18 mesi che è stata prima violentata e poi uccisa dal nuovo compagno della mamma. Queste due storie mi hanno molto rattristato e fatto pensare che non bisogna mai farsi impaurire e stare attente a chi dice di volerci bene ma poi non rispetta la nostra libertà di donne.


La riflessione di Fiammetta: La violenza sulle donne, in generale, non è affatto giusta, infatti oltre a fare male alle persone violentate, fa male anche ai familiari, amici e a chi ti vuole veramente bene anche al di fuori della propria vita!

Secondo me non bisogna far capire ed educare alla non violenza, come fosse una “malattia” quando si è “grandi” ma è necessario agire quando si è bambini. Spiegare e far riflettere sul valore del rispetto di tutti e della vita.

Secondo me nessuno dovrebbe violentare, maltrattare o fare cose del genere perché è un atto brutto e atroce che rovina la vita dell’essere umano.

In questo caso si parla in particolare di ragazze e donne ma può succedere a tutti, ma dato che purtroppo queste vengono considerate da molti uomini “inutili e piccole”, succede raramente ai maschi, ma è l’ora di dire STOP alla violenza sulle donne!

Se la persona che tu ami, non prova più lo stesso amore per te e in certe occasioni si innamora di un altro, non serve ucciderla o maltrattarla, ma serve fare una scelta che rispetti la volontà di entrambi non perdendo mai il valore della vita umana.

Ho provato a riflettere sul significato della parola AMORE….  per me l'amore non è ammazzare ma voler bene, stare vicino a una persona perché le voglio bene incondizionatamente, perché la amo, non perché la voglio ammazzare, maltrattare, oppure fargli del male sessualmente. Per me l’amore è questo! 


La redazione - A.H. 1A - M.R. C.A. M.F. 1D - C.G. 3B

Io sono Giulia insieme al mio bambino Thiago : Leggi la nostra storia

Giulia era un’agente immobiliare di 29 anni, incinta di sette mesi aspettava un maschietto che avrebbe dovuto chiamarsi Thiago. Abitava a Senago in provincia di Milano da circa cinque anni insieme al proprio compagno Alessandro. Dopo essere scomparsa il 28 maggio 2023, il suo corpo senza vita è stato trovato tre giorni dopo, nel corso della notte tra il 31 maggio e il 1º giugno.

A denunciare la scomparsa ai Carabinieri, la sera del 28 maggio, era stato proprio il compagno e convivente Alessandro. L'uomo aveva raccontato di averla vista a casa per l'ultima volta in mattinata, prima che lui uscisse per recarsi al lavoro. Poi, al ritorno nell'abitazione, non aveva più trovato la compagna che, a suo dire, era sparita portandosi dietro alcuni documenti e il cellulare.

Dopo la denuncia della scomparsa, vengono avviate le ricerche di Giulia. Nel frattempo il compagno Alessandro viene iscritto nel registro degli indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Nella notte tra il 31 maggio e il 1º giugno 2023, poco dopo le ore 24.00, il corpo senza vita di Giulia viene ritrovato in un'intercapedine dietro un edificio che ospita alcuni box per auto, in un'area verde non molto lontano dall'abitazione della coppia.

Era stato lo stesso Alessandro a consentire ai Carabinieri di rinvenire il cadavere, dopo essere crollato e aver confessato l'omicidio. L'aggressione mortale sarebbe avvenuta in casa al culmine di una discussione in cui Giulia aveva rinfacciato al compagno di aver scoperto la "relazione parallela" con un’altra donna. Dopo averla accoltellata avrebbe provato, invano, a bruciare il cadavere nella vasca da bagno. Non riuscendoci, si è adoperato nel nascondere il corpo nel box sotto casa, poi, nel pomeriggio del giorno seguente, lo ha spostato in cantina. La mattina di martedì 30 maggio ha caricato il corpo di Giulia, avvolto in alcuni sacchi, nel bagagliaio della sua auto. Con la vettura prima svolge le sue faccende personali, come se nulla fosse successo e il giorno seguente, decide di abbandonarlo nell'area dove sarà poi ritrovato circa ventiquattro ore dopo. Insieme a Giulia è morto anche Tiago il suo bambino mai nato.

io sono Sharon: Leggi la mia storia

Sharon era una bimba di 18 mesi trasportata in gravi condizioni all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel corso del tardo pomeriggio dell'11 gennaio 2021. Dopo vari tentativi di rianimazione eseguiti senza successo, fu dichiarato il decesso della piccola. ‍‍

Inizialmente si era diffusa la notizia che a provocare la morte della vittima fosse stato un incidente domestico avvenuto nell'abitazione dove la bambina risiedeva, situata nel comune di Cabiate in provincia di Como. La piccola, mentre giocava avrebbe fatto cadere una stufa da una scarpiera, che le sarebbe finita addosso, causandole un grave trauma. ‍‍

Tuttavia le indagini della Procura di Como avevano ricostruito un'altra versione dei fatti. La piccola era stata maltrattata e violentata dal compagno della madre, Gabriel Robert Marincat, un operaio di 25 anni. ‍‍ La nonna materna della bimba, circa due ore dopo l'accaduto, aveva trovato la nipotina priva di sensi, con la maglietta sporca di vomito, e aveva sollecitato il giovane a chiamare i soccorsi, ma lui avrebbe tentennato e perso tempo, ritardando l'intervento dei sanitari.

Solo successivamente il personale inviato sul posto dal 118 tentò, invano, di rianimare Sharon in casa, poi venne trasportata d'urgenza all'ospedale, dove i medici non poterono fare altro che constatarne la morte. Un primo esame relativo all'autopsia, svolto sulla salma della bambina, aveva rilevato molteplici lesioni, tra cui varie ecchimosi ed escoriazioni in diverse parti del corpo. Segni che, secondo le valutazioni del medico legale, erano riconducibili a maltrattamenti e ripetute violenze sessuali. ‍‍

Solo il 18 maggio, nel corso di un altro interrogatorio davanti ai magistrati, il giovane aveva confessato le proprie responsabilità, riferendo di aver abusato della bambina per poi picchiarla fino a provocarne la morte. ‍


Io sono Elisa : Leggi la mia storia

Elisa aveva solo 28 anni e viveva in provincia di Piacenza. E’ stata uccisa dal suo amico Massimo Sebastiani per avergli detto un “no”: lui si era dichiarato a Elisa dicendole di amarla, ma lei gli aveva detto che lo considerava un grande amico ma che era innamorata di una donna.

Il corpo di Elisa, venne ritrovato nei boschi in provincia di Piacenza il 7 settembre del 2019. Accusato dell’omicidio proprio Massimo Sebastiani, amico di Elisa che ha confessato di averla uccisa.

Secondo la ricostruzione della Polizia, il delitto avvenne il 25 agosto 2019, dopo che la coppia si era incontrata per pranzare insieme. L’ultimo avvistamento dei due è, infatti, in una trattoria tra le colline piacentine. Poi il buio. Seguono giornate di incessanti ricerche durante le quali la famiglia di Elisa spera fino all’ultimo di poterla ritrovare, temendo che l’amico Massimo l’abbia sequestrata. Dopo tredici giorni, la Polizia riesce a trovare l’uomo, che rivela la più terribile delle verità: Elisa è stata assassinata, strangolata dallo stesso Sebastiani che, innamorato di lei, non poteva accettare di non essere ricambiato e per giunta rifiutato perché Elisa amava un’altra donna. Il corpo di Elisa è stato trovato sotterrato nei boschi in provincia di Piacenza a poca distanza da quei luoghi dove i due vivevano.


Io sono Hina : Leggi la mia storia

La storia è quella di Hina, una ventenne ammazzata dal padre e da due zii perché aveva deciso di non sposare l’uomo scelto per lei dalla famiglia e di amare il suo fidanzato italiano con cui conviveva. È il 13 agosto 2006. Nella prima pagina dei giornali si legge: «Ragazza ventenne pakistana sgozzata e sepolta nell’orto».

Tre giorni prima, il giovedì 10 agosto 2006, tra le ore 16 e le 17, Hina esce dall’appartamento in centro a Brescia che condivide con il suo compagno Giuseppe Tempini, 23 anni. Lo saluta, gli dice «alle sei e mezza sono qua, in pizzeria», l’Antica India dove lavora da inizio luglio, e va a prendere la corriera per Sarezzo, dove abita la sua famiglia. Da quel momento Hina sparisce.

Il compagno preoccupato, non vedendola tornare, va a sporgere denuncia ai carabinieri per la scomparsa. La mattina di venerdì 12 agosto i militari bussano alla porta di della casa dei genitori di Hina dove la ragazza dovrebbe trovarsi. Apre il padre di Hina, Salì Saleem, 56 anni, e dice loro che la figlia non abita più lì da tempo e lui non sa dove si trovi. In casa non c’è nessun altro: la madre e i fratelli sono partiti a inizio luglio per il Pakistan.

Più tardi circa due ore dopo i carabinieri tornano a casa dei genitori di Hina per chiedere maggiori spiegazioni e trovano la porta e le finestre sbarrate. Interrogando i vicini di casa, scoprono che la sera prima, intorno alle 19, tre uomini pakistani erano stati visti scavare in giardino. È lì, nell’orto in mezzo alle piante di pomodori, che viene trovato il corpo di Hina. Giace in una buca coperta da un’asse di legno: è avvolto in un lenzuolo bianco e infilato in due sacchi di plastica nera. Sulla gola ha uno squarcio profondo, intorno alle mani si vedono tagli da difesa, ne ha un altro al lobo dell’orecchio.

In casa i carabinieri trovano tracce di sangue in solaio e in altre stanze, e un grosso coltello da cucina insanguinato. Il padre viene rintracciato e arrestato e dice: «L’ho uccisa io in un momento di rabbia». Così la mattina del 14 agosto 2006 Salì Saleem, padre di Hina, confessa ai Carabinieri l’omicidio della figlia. Ammette di aver ammazzato Hina perché lei aveva rifiutato di adeguarsi alle sue richieste di abbandonare lo stile di vita occidentale e perché si era ribellata a un matrimonio combinato con un uomo che non amava.

Io sono Nerina : Leggi la mia storia

Nerina è stata uccisa a calci e pugni nella sua casa di Sirmione, in provincia di Brescia, il 15 Settembre scorso e per l’omicidio è stato arrestato il figlio 45enne, Ruben Andreoli. L’uomo, secondo una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, potrebbe aver agito spinto da un movente economico al culmine di una lite con l’anziana madre, la quale si sarebbe opposta a insistenti richieste di denaro e all’imminente partenza del figlio e della nuora per l’Ucraina, paese di origine della compagna di Ruben. La 72enne sarebbe stata aggredita prima tra le mura dell’abitazione per continuare sul balcone dove la povera donna era scappata per chiedere aiuto. Una donna, vicina di casa della vittima, ha raccontato di aver visto la scena con i propri occhi e di aver tentato, invano, di fermare l’assassino. Insieme ad altri vicini avrebbe urlato dalla sua finestra per cercare di interrompere l’impressionante serie di percosse che il figlio avrebbe inferto all’anziana madre, ma non avrebbe ottenuto alcuna reazione da parte di questo. L’uomo, secondo il racconto della testimone oculare, avrebbe continuato a picchiare la donna fino a ridurla in fin di vita. Nerina è morta poco dopo, in ospedale, per le gravissime lesioni riportate. Massacrata di botte da quel figlio che, secondo chi conosceva la famiglia, avrebbe amato più di ogni altra cosa al mondo.

Io sono un ragazzo che vuole innamorarsi : Leggi la mia storia

La storia di un ragazzo che vuole innamorarsi

Il 17 maggio in provincia di Cosenza tre uomini hanno aggredito, pestato a sangue e insultato un ragazzo di 16 anni perché omosessuale. E quanto è successo nella provincia di Cosenza. Una violenza ancor più drammatica se si pensa che a colpire con calci e pugni il giovane è stato lo zio del ragazzo, che avrebbe agito su input del padre.

L’aggressione, è avvenuta il 17 maggio, nella ricorrenza della giornata internazionale contro l’omofobia,  quando il ragazzo ha deciso di legare una bandana arcobaleno sul suo zaino e uscire con le sue amiche. Durante il tragitto viene fermato dallo zio paterno (avvisato dal papà), che gli ha gridato: «Non vogliamo ricchioni nella nostra famiglia». Poi ha iniziato a picchiarlo e non contento ha chiamato altri tre energumeni a dargli man forte. Il sedicenne ha tentato di difendersi e di scappare, ma i quattro l’hanno preso di peso riaccompagnato a casa e, una volta dentro le mura domestiche, l’hanno ancora picchiato, deriso e minacciato: «Ora muori a casa».

A salvarlo dalle botte che continuava a ricevere dallo zio e dagli altri tre aggressori è stata la mamma che ha messo fine al brutale pestaggio, accompagnando il figlio in ospedale. I medici gli hanno riscontrato la frattura di 4 costole e il setto nasale.


Abbiamo riflettuto ascoltando la canzone "Niente Di Più" di Lùnapop: sembra essere una canzone commovente sull'amore non corrisposto e il desiderio della felicità della persona desiderata. I testi esprimono il sentimento di desiderare qualcosa che è costantemente fuori portata. Il narratore menziona il desiderio di qualcosa di più, ma tutto ciò che ha è un po' d'amore che alla fine si trasforma in polvere. Esprimono il desiderio che l'amore sia magico e di aver potuto donarlo alla persona desiderata, ma invece tutto ciò che hanno è una lettera, due rose e una canzone ancora da scrivere. 

Qui abbiamo immaginato che questi fossero gli occhiali di Nerina, il suo scaldacollo e gli occhiali.

Abbiamo immaginato che questi potessero essere il body e il ciuccio di Thiago 

Qui, invece, abbiamo immaginato che questi fossero i trucchi di Hina.

Qui abbiamo immaginato che questo fosse un giocattolo di Sharon e il suo cerchietto

Queste sono le riflessioni riportate dai nostri compagni di terza

Questa è l'attività e le riflessioni dei nostri compagni di terza