Battistero di San Giovanni Battista

(Arsago Seprio)

Orari di apertura

Il Battistero è aperto per le visite nei seguenti orari:

− da LUNEDÌ a SABATO: dalle 8:00 alle 12:00

Non è consentita la visita durante le celebrazioni.

Nel caso in cui si voglia visitare il Battistero al di fuori degli orari sopra indicati o si desideri una visita guidata si prega di mettersi in contatto con la segreteria parrocchiale con congruo anticipo.


Informazioni artistiche

Davanti e vicinissimo alla basilica sorge l’antico battistero di san Giovanni Battista. Esternamente, l’edificio si presenta a pianta ottagonale, con un tetto a tronco di cono da cui emerge una torre poligonale con il rivestimento interessato da sedici profonde archeggiature irregolari sulle cui pareti di fondo si aprono piccole finestre a occhio, a croce e ad arco a tutto sesto. Precede il tetto conico un motivo ornamentale, simile a quello dell’abside comasca di san Carpoforo, costituito da una corona di archetti serrati da una doppia cornice rilevata. La cupola porta in sommità un pinnacolo, sul quale svetta un’antica croce di ferro. Esternamente, la muratura è completamente diversa da quella della basilica e consiste di grossi blocchi rettangolari messi in modo che l’orizzontalità ne risulta frequentemente spezzata. Su uno di questi blocchi esterni è incisa la dicitura “Monumento Nazionale”.

Si entra nell’edificio da due porte, con architravi e soprastanti lunette, che si fronteggiano ritualmente, a nord e a sud. Di fianco ad esse si trovano i punti di partenza delle anguste scale che, ricavate dallo spessore dei muri, conducono alla galleria superiore o matroneo. All’interno, i muri sono ricoperti di pietra da taglio e accuratamente eseguiti; la pietra da costruzione è impiegata solo nelle volte ed alcuni elementi architettonici sono in pietra d’Angera. Al piano terreno, le pareti di enorme spessore sono alleggerite da una serie di nicchie: sette di forma grosso modo rettangolare ed una, la più orientale, semicircolare. Esse si affacciano al corpo centrale attraverso grandi arcature e ciascuna presenta, ai due lati, due colonnine addossate agli spigoli che terminano con un capitello all’altezza dell’imposta dell’arco. Sopra questi capitelli, le colonnine proseguono fino alla cornice di archetti in cotto che delimita il piano terreno.

La nicchia semicircolare accoglie un piccolo altare la cui mensa riposa su un ossuario d’età romana. Nella nicchia accanto all’altare, a sinistra, è visibile una lapide il cui testo, in latino, ricorda i primi restauri al battistero eseguiti, su iniziativa del previsto Francesco Fontana, negli anni 1873-74. Ulteriori restauri, intrapresi nel primo decennio del secolo [successivo], completarono l’opera di riassetto e consolidamento totale dell’edificio. La nicchia accanto all’altare, a destra, funge invece da lapidario; in essa sono raccolte sette epigrafi d’età romana ed una carolingia. Tra le prime figurano quattro votive: due a Giove, una al culto delle Giunoni ed una con dedica mutila. Accanto alla porta meridionale è collocato un miliario romano.

Il vaso battesimale, situato al centro del battistero, è inserito in uno scavo ottagonale a cui si discende per una doppia gradinata che ripete il partito originario della vasca ad immersione. San Carlo, quando visitò questo edificio nel 1570, trovò, ad uso di battistero, una piscina ed una vasca mobile. La piscina […] era inutilizzata e fungeva da sacrario; in essa erano infatti conservati i vasi per gli olii sacri ed il sale. Accanto a questa, era collocata una vasca mobile […]. La piscina, adatta al battesimo per immersione, viene descritta come un recipiente amplissimum latericijs structum, ciò significa che esternamente era sopraelevato ed internamente era incassato, cioè sotto la quota del pavimento ed il fondo raggiungibile da due o più rampe di gradini. San Carlo ordinò poi la sostituzione della vasca mobile usata per il battesimo ad effusione, probabilmente non giudicata congrua, con un’altra di marmo nuovamente eseguita. Ma circa due secoli dopo, il cardinale Pozobonelli ne ordinava la sostituzione.

Al piano terreno dell’edificio corrisponde una galleria superiore ad archi e volte a crociera su colonne e sostegni di fortuna: frammenti antichi, plinti, basi di capitelli, persino un’ara pagana con epigrafe abrasa. La spaziosa galleria, non difesa da alcun parapetto e illuminata da tre bifore e due altre aperture molto piccole strombate verso l’interno, presenta analogie con il matroneo del battistero di Galliano. Sulla parete meridionale è collocata un’importante epigrafe d’età romana che rammenta il pontifex Caio Gemellio Terzio salito al massimo grado della gerarchia sacerdotale pagana. Un antico bacile marmoreo, sostenuto da una colonnina tortile, è accostato ad una piccola nicchia ricavata nel paramento murario orientale. Sopra le arcate comincia il tamburo della cupola, prisma a sedici lati, che si raccorda alla base ottagonale per mezzo di piccole trombe a gradini situate nei timpani delle arcate. Le facce di questo prisma continuano nella volta che sorregge direttamente la propria copertura in pietre scistose. All’interno, le decorazioni scultoree fitomorfe e zoomorfe, tipiche del periodo romanico, sono ridotte essenzialmente agli esemplari visibili sui capitelli.

Il battistero, cronologicamente assegnabile ad un periodo non inferiore alla metà del XII secolo, pur ricordando per certi versi alcuni tentativi carolingi, in particolare la Cappella Palatina di Acquisgrana, trova riscontro, con questa associazione di piani a nicchie e a galleria, con l’abside centrale del san Fedele a Como e con la piccola chiesa di santa Maria del Tiglio a Gravedona.

(Testi di Carlo Mastorgio, dal libro “Arsago, Nullus in Insubria pagus vetustior”)