(Testo distribuito all’Assemblea Decani Febbraio 2021)
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Dopo qualche mese dalla promulgazione degli Orientamenti e norme sinodali ci siamo resi conto che non era ancora stato ben compreso e comunicato che il Sinodo minore non è stato un “sinodo sui migranti”, bensì – a sorpresa – l’occasione di comprendere che siamo una Chiesa in cambiamento e nello stesso tempo ricca di germogli di un nuovo volto di Chiesa cattolica. E senza dimenticare che a volte le “genti” sono sia battezzati che stanno alla larga dalle nostre comunità, sia le tante persone disperse nei sentieri complessi delle loro esistenze. Ci siamo domandati: come fare perché l’esperienza sinodale possa fecondare la chiesa delle terre ambrosiane? Ovviamente, anzitutto, invitando alla lettura del testo sinodale, compresa la lettera introduttiva dell’Arcivescovo e il racconto del cammino compiuto.
Gli Orientamenti e le norme del Sinodo “Chiesa dalle genti” indicavano questa priorità: “L’indicazione del Sinodo 47° sulla competenza del decanato circa «le iniziative pastorali che superano l’estensione e la capacità delle singole parrocchie» esige di essere riletta e approfondita: il decanato si occupi di avviare momenti di ascolto e confronto con le altre istituzioni che creano e custodiscono legami: i mondi del lavoro e della scuola, quello dei servizi alle persone, le istituzioni civili e la pubblica amministrazione, il mondo della cura e della salute e quello dello sport. (...) In quest’azione di ascolto e confronto non dovranno essere tralasciate le altre Chiese e comunità ecclesiali presenti sul territorio, come pure quelle comunità che sono espressione di altre religioni.”
Abbiamo, con entusiasmo e con un po’ troppa ansietà, immaginato di trasformare in fretta il volto dei Decanati e dei Consigli pastorali decanali: ci siamo accorti che accanto a suggestioni creative, crescevano intoppi e rigidezze. Soprattutto in Città il lavoro di revisione dei confini attuali richiedeva maggiore pazienza e discernimento.
Si è proposto, perciò, che sul territorio in cui abitano le comunità parrocchiali, le aggregazioni ecclesiali, le comunità di vita consacrata, gli insegnanti di religione, le cappellanie etniche, cristiani operanti nella scuola e nella sanità, nel volontariato e nella pubblica amministrazione, e in altre realtà significative che vivono il cambiamento d’epoca, si convocassero dei “traghettatori” che raccolti in una “Assemblea di Chiesa dalle genti” aiutassero a riconoscere, ascoltare, incontrare e mettere in rete tutti questi germogli di una chiesa che cambia. Immaginando così il nuovo volto del “decanato”. Dopo l’Assemblea Decani del settembre 2019 avevo scritto “Confesso che mi sono entusiasmato molto di questo cammino, ma forse ho dimenticato che per “generare” bisogna non essere soli, creare un clima affettivo e di dono, e soprattutto, che ci vogliono nove mesi per fare un figlio... e non pensare che basti tagliare la testa di Giove per generare Minerva”.
Abbiamo perciò deciso di camminare in modo diverso e più condiviso e lungo tutto l’anno trascorso e l’inizio di questo, nelle forme che sono state possibili, abbiamo continuato a riflettere e ad ascoltarci per intuire l’immagine di Chiesa che presentiamo a questo tempo in questa terra e a chiedere allo Spirito di aiutarci in questo discernimento.
Come ha scritto l’Arcivescovo “Quei tratti di sempre che rendono bella la nostra Chiesa, ricevono conferma dal Signore che ci manda e continuano a invitarci a conversione per compiere la missione che è affidata alla Chiesa. Siamo chiamati a convertirci a una comunione più intensa e a una missione più attenta al tempo che viviamo, per edificare la Chiesa dalle genti, in cui tutte le sorelle e i fratelli che abitano questa terra si sentano attesi, accolti, chiamati ad essere pietre vive”.
Da qui è venuta la scelta che i due Consigli Diocesani, pastorale e presbiterale, riflettessero in modo ampio sul volto del Decanato e del Consiglio Pastorale decanale.
Si è perciò costituita una Commissione congiunta, presieduta da don Luca Violoni e composta da membri del Consiglio Presbiterale, dai coordinatori di zona del Consiglio Pastorale e dalla Segreteria Decani. La Commissione ha elaborato il documento preparatorio sottoposto ai due Consigli Diocesani, nel quale si evidenziavano il cambiamento ecclesiale e sociale in corso, insieme con la modificazione della natura del territorio, le rilevanti mutazioni antropologiche e culturali che incidono fortemente sul vissuto civile e religioso e chiedono di riformulare anche la presenza della comunità cristiana sul territorio. Il testo immaginava un nuovo strumento di comunione decanale, chiamandolo Assemblea Sinodale, distinto dall’Assemblea del Clero.
Il dibattito nel Consiglio presbiterale dl 12-13 ottobre 2020 ha distinto tra l’esigenza che avvertiamo e lo strumento da mettere in campo per realizzarla. Come ha concluso l’Arcivescovo “Tutti sentiamo la necessità di ascoltare le diverse realtà del popolo di Dio e di un decanato che non sia guidato unicamente dall’Assemblea del clero, ma da un organismo che tenga conto di tutte le voci: laici impegnati in parrocchia o fuori parrocchia, consacrate, consacrati, preti. Su questo non ci può essere dissenso: non può essere messo in discussione che il popolo di Dio, in tutte le sue componenti, si esprima e decida insieme.
Si può invece dibattere riguardo allo strumento mediante il quale tutti gli “unti del Signore” arrivino a contribuire alla lettura del territorio e alle scelte. Mi pare che finora questo compito sia stato riservato all’Assemblea clericale: noi preti, magari con i diaconi, abbiamo cercato di interpretare il popolo di Dio e abbiamo preso a nome di tutti le decisioni relative al decanato. Questo anche perché le Assemblee del clero – sia dal punto di vista formativo, sia per gli aspetti organizzativi, sia come momenti di fraternità – funzionano e ci si va volentieri.
Il documento propone invece di recuperare ciò che nel Consiglio pastorale decanale non si è attuato. Ci si è detto che non sembra più opportuno riservare unicamente ai preti il compito di interpretare le esigenze del popolo di Dio ed è quindi meglio trovare altri strumenti e altre forme di confronto. Ecco l’oggetto della nostra discussione, che però non incontra un consenso evidente”.
Il Consiglio Presbiterale Diocesano ha, tuttavia, formulato ed approvato alcune mozioni su alcuni aspetti importanti di questo organismo decanale.
Il Consiglio Pastorale Diocesano nell’ultima sessione (21-22 novembre 2020), accogliendo gli orientamenti della Commissione congiunta, ha elaborato una mozione articolata, approvata quasi all’unanimità e con esplicita fiducia e attesa, che propone di dare vita a un convenire ecclesiale sul territorio del Decanato, il cui nome potrebbe essere “Assemblea Sinodale Decanale”.
La mozione si è articolata in sette paragrafi; il primo a mo’ di introduzione, richiamandosi a Evangelii Gaudium, ha ribadito la ragione di fondo di questo percorso e cioè il desiderio di annunciare oggi il Vangelo, la salvezza portata da Gesù Cristo, motivo di gioia per chi lo accoglie e per chi lo trasmette. Questa motivazione spinge a rinnovare gli organismi del Decanato, quale articolazione della Chiesa diocesana sul territorio, in particolare il Consiglio pastorale decanale nella direzione di una nuova “Assemblea sinodale”. I gruppi hanno cercato di immaginare questa assemblea: la sua composizione, il suo funzionamento, la relazione con la fraternità del clero, il ruolo del decano, il nesso con la Chiesa nel suo livello diocesano.
In particolare, il coordinamento di questa assemblea dovrebbe essere assunto da un laico o un consacrato o anche da due figure insieme. Il criterio di composizione non dovrebbe essere la rappresentatività genericamente intesa, ma quello di individuare persone impegnate sul territorio, inteso come tessuto relazionale contrassegnato, a seconda della dislocazione, da differenti situazioni e ambienti: ospedali, poli scolastici, luoghi della produzione, realtà urbane particolari. In questa direzione la riforma del Decanato vuole essere una significativa attuazione del sinodo minore “Chiesa dalle genti”, valorizzando il volto multiforme del popolo di Dio.
Valentina Soncini, Segretaria del Consiglio Pastorale, in un articolo di commento alla sessione svolta ha così concluso “A fronte di queste e di altre indicazioni, il convincimento diffuso è la necessità di curare la nascita di questa nuova realtà preziosa per ripensare la missione ecclesiale sul territorio, con attenzione, prudenza, a piccoli passi, nel rispetto della diversità dei Decanati stessi. Ciò ha bisogno di informazione, comunicazione, preparazione e formazione. In questa direzione si è espresso chiaramente anche l’Arcivescovo, che in conclusione ha sottolineato le ragioni di fede che motivano i passi che si stanno facendo, ricordando che il protagonista di questo agire è, nella sua varietà di presenze, il popolo santo di Dio: uomini e donne, laici, consacrati e ordinati, impegnati con passione nella Chiesa e nella società, chiamati alla corresponsabilità. Tanti punti chiedono di essere ancora precisati, ma le premesse per avviare il percorso ci sono. Dunque, finalmente si è conclusa la XVI Sessione, ma in realtà siamo solo all’inizio di un cammino nuovo, avvincente, non per le nostre forze limitate, ma per la promessa di Dio che già abita la città e ci aspetta nelle sue periferie”.
Per avviare un secondo momento di confronto con il Consiglio Presbiterale, alla luce della mozione del Consiglio Pastorale, l’Arcivescovo ha scritto una lettera al Clero nella quale ha ricordato che la comunione ecclesiale per la missione è una grazia e una responsabilità che convoca e impegna tutte le vocazioni nella Chiesa: uomini e donne laici, consacrati e consacrate, ministri ordinati. La nostra Chiesa ha bisogno di una rinnovata effusione dello Spirito per assaporare il gusto evangelico di essere Chiesa dalle genti: la Consulta diocesana deve farsi promotrice di un supporto di formazione come strumento dello Spirito.
“Ritengo urgente – ha scritto - che i laici e i consacrati siano chiamati a condividere le responsabilità per le scelte ecclesiali: troppo spesso tutto grava sui preti e tutto dipende dai preti. La dimensione decanale, in particolare, si conferma propizia a chiamare tutti alla corresponsabilità, nelle forme articolate della comunione ecclesiale. Abbiamo bisogno di un convenire per ascoltarci, per interpretare il tempo che viviamo e il territorio che abitiamo, le priorità che la missione impone.
L’Arcivescovo, raccogliendo il cammino compiuto dai due Consigli, ha espresso anche la convinzione che:
non si possa immaginare una presenza territoriale della Chiesa in cui i laici non siano chiamati a esprimersi e a prendersi responsabilità;
non ci siano le condizioni per dare vita a un organismo definito nella composizione, nelle procedure, negli ambiti di competenza senza un adeguato lavoro di preparazione che si avvii in ogni decanato e che proceda secondo quanto il decanato richiede, tenendo presenti le diverse situazioni della Chiesa diocesana;
non sia saggio chiedere solo ai Decani di caricarsi di questo impegno mentre si avvia il loro mandato.
Inoltre ha chiesto di aiutarlo definire la meta, il percorso e come sostenere l’ardore con cui animare il percorso verso la costituzione delle Assemblee Sinodali Decanali.
L’Arcivescovo ha indicato anche la nuova prospettiva con cui vivere gli incontri del Clero. “Per la cura della qualità dei rapporti e dei percorsi personali, accogliendo le indicazioni del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale, intendo suggerire che l’incontro decanale del clero abbia come scopo prioritario la formazione e lo sviluppo di percorsi fraterni. Gli aspetti decisionali e organizzativi devono essere limitati all’essenziale e alle competenze proprie dell’incontro a questo livello. Pertanto chiameremo questo incontro “Fraternità del clero del decanato”, cui sono chiamati a partecipare presbiteri e diaconi, diocesani e consacrati. Il decano ha il compito di presiedere questo incontro, ma può essere opportuno che un altro presbitero sia specificamente incaricato di curare le proposte di formazione e di condivisione”.