"Statura bassa e grossa, fisionomia ordinaria, carnagione rossiccia, barba tendente al biondo. Offeso nella gamba destra, sofferente in ambo le gambe e nei piedi per dolori articolari. Capelli tagliati alla francese. Veste alla borghese."
Questi i contrassegni personali del noto "Masnadiere" Giuseppe Garibaldi, diramati ai funzionari di polizia, da Provincia a Provincia, nel Regno delle Due Sicilie. L' Italia non era ancora stata fatta ( Fondo Intendenza di Terra di Lavoro- Alta Polizia, 1854
Giunto in Campania durante la spedizione dei Mille, Giuseppe Garibaldi scelse come suo quartier generale la Reggia di Caserta, mentre i suoi uomini si stabilirono nelle strutture vicine situate a Maddaloni, Capua e Casanova. Quindi i Mille furono ospitati presso il nostro quartiere borbonico e da lì si muovevano per le battaglie contro le truppe borboniche. Tra le battaglie più difficili ricordiamo quella presso i Ponti della Valle di Maddaloni, quella sul Volturno e nei pressi di Castel Morrone, definito "Termopili d'Italia". Qui perse la vita un giovane volontario garibaldino, Pilade Bronzetti, a soli 28 anni , medaglia d'oro al valore, ricordato con una lapide commemorativa in uno dei cortili del nostro monumento cittadino.
Combattente a sedici anni, partecipò con i Cacciatori delle Alpi alle guerre di Indipendenza del 1848-49 e del 1859. Nel 1860, rispondendo all'appello dell'eroe dei due mondi, raggiunse a Milazzo le Camicie rosse. Comandante di battaglione, il 1 ottobre a Castelmorrone con 260 bersaglieri resistette per sei ore all'impeto di quattromila borbonici decisi e bene armati immolando sul campo la giovane vita. Il suo sacrificio pari all'eroismo impedendo l'accerchiamento della destra garibaldina consentì la vittoria del Volturno che ricongiunse alla Patria il Regno delle due Sicilie.
Qui nel suo ricordo temprano l'animo ed il braccio i soldati d'Italia.
《In vita mia mi sono appassionato di rivoluzioni. I tristi fatti del 1799 a Napoli non rientrano nella specie. Si trattò invece di un cambio di regime introdotto dalle armi francesi e crollato appena quelle armi si ritirarono. Le rivoluzioni non si possono appaltare. I francesi agirono a Napoli da occupanti e da predoni :…imposero tasse a loro beneficio e portarono via un bel po’ di patrimonio artistico. Allora spendo due parole di stima per il popolo di Napoli, non plebe ma popolo, che da solo e disarmato fermò l’ingresso del più forte esercito d’Europa. Per due giorni sbarrò ogni strada e capitolò solo perché tradito dai giacobini locali che consegnarono il forte di S. Elmo ai francesi. Credo che il popolo avesse ragione a stare dalla parte dei suoi re, perché con loro erano cittadini d’una capitale europea e coi francesi diventavano provincia d’oltremare. Napoli si è mal adattata ad ogni riduzione di rango. Non ho paura di mettere anche gli italiani in fondo all’elenco degli occupanti del golfo, perché questo furono i Savoia traghettati dai Mille. Garibaldi non veniva a liberare Napoli ma a prenderla…Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa…Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza…Se non si vede l’evidenza dell’enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei!》
La canzone, nel corso degli avvenimenti tra la fine del XVIII e la seconda metà del XIX secolo, ha subito significative variazioni nel testo che le hanno dato una valenza di canzone patriottica per gli esuli napoletani sia della Repubblica Partenopea, sia dei moti del 1820-1 e del 1848, sia della guerra civile scoppiata in alcune aree del Meridione in opposizione alla Unità d'Italia. La canzone a Napoli veniva cantata ovunque con intenti sovversivi: la farfalla è sinonimo di libertà, e il suo volo è pieno di speranze. La palummella raggiunge, secondo il più classico canovaccio della canzone partenopea, una ragazza (nennella)dal labbro corallino in guisa di fiore, il più classico di tutti, una rosa.
È un testo poetico, in cui si evidenzia l'assenza fisica o l'impossibilità dell'amante a raggiungere l'amata, che facilmente ha potuto adattarsi alle canzoni degli esuli napoletani di ogni repressione storica.
La cosa non appare strana se si considera che all’epoca era cosa non rara utilizzare arie di canzoni celebri modificandole per far nascere canzoni satiriche nei confronti dei regnanti.
Secondo alcuni , iIl testo di Palummella zompa e vola era una satira contro il Regno d’Italia e un lamento alla perduta libertà del meridione all’indomani di quella che per taluni era ritenuta una conquista ingiusta. La canzone divenne ben presto molto popolare ma il testo, forse come dicono alcuni storici la prima vera satira Italiana, considerato troppo sovversivo dalle autorità sabaude, venne modificato e quello originale andò perso.