21_29 maggio 2006
Fotoracconto
BULGARIA
Oro e rose.
Una sintesi ristretta per identificare un popolo e di questo oro non ho neppure delle buone foto, anche per l’impossibilità di fotografarlo.
Ma il mio fu amore a prima vista.
L’oro dei Traci (http://it.wikipedia.org/wiki/Traci) per me esercitò sempre una fatale affascinante attrazione.
Prima di questo viaggio, visitai almeno tre mostre su quest’oro giallo che, secoli prima della nostra epoca, era stato laminato e cesellato in modo così perfetto.
Non vi era certo la strumentazione che possediamo ora e riuscire ad ottenere lamine così sottili doveva aver richiesto grande abilità e competenza.
E così, affascinata da questo metallo che veniva utilizzato non solo come ambita decorazione femminile, ma anche per armi maschili da parata e simboli di supremazia, per vasellame e molto altro ancora, al seguito di un professore di archeologia, mi avventurai nella visita di questo paese.
Fu un viaggio prettamente archeologico, sebbene con molte straordinarie varianti e così mi è rimasto il desiderio di scoprire molto di più. Chissà mai se ci sarà un ritorno?
Non si parla molto di questa regione, sebbene abbia tanto da offrire, anche sotto l’aspetto umano, con gente ospitale e disponibile oltre ogni dire.
La Bulgaria che ha attraversato i secoli subendo invasioni ed insediamenti di popoli diversi, solo in un recente passato ha potuto godere di una autonomia propria.
Solo nel 1989 si è sganciata dalla dipendenza sovietica a cui tutto doveva, non ultimo la fornitura di materie prime e la vendita dei propri prodotti poi. E questo retaggio di egemonia si osservava anche lungo le strade, ovvero nella periferia delle città con gli enormi condomini sgangherati e cadenti (chissà se gli interni erano migliori) che introducevano a centri storici antichi spesso restaurati e comunque con quelle loro case di pietra e di legno che sembrano fondali di racconti fantastici con i quali abbiamo convissuto da bimbi, quelle favole che ora non si vogliono più raccontare, ma che hanno rappresentato la magia del nostro vivere.
I condomini erano enormi, lunghi e tutti uguali lì, ma anche in tutti gli stati satelliti di quella Madre Russia che molto ha influito sulla storia recente dei popoli. Chissà se nel frattempo il degrado sarà stato fermato?
E poi quelle lunghe e larghe estensioni di verde incolto. Campi, che erano stati una ricchezza e risorsa, abbandonati a se stessi poiché non vi era gente a coltivarli. Avevo vagheggiato e fantasticato anch'io sull'opportunità di un acquisto per viverci, ma come si può utilizzare e controllare quel che non si conosce?
Occorre l’entusiasmo della gioventù che spiana difficoltà ed incertezze. Immagino che nel frattempo, io vi andai quasi una decina di anni fa, qualcuno da fuori ci avrà pensato, così come altri ora pensano a noi con l’ottica dei grandi affari.
Grandi distese di terre fertili da recuperare, ma da chi, poiché i Bulgari per lo più erano concentrati nelle grandi città che offrivano ed offrono lavoro e sicurezza.
Era un paese povero, che però esibiva il proprio patrimonio storico artistico con grande orgoglio, avendo gettato sulla bilancia del riscatto sociale il restauro di molti siti archeologici; questi tumuli che in scarne collinette rivelano antri misteriosi con affreschi e sculture di una bellezza impensabile. Qualcosa di simile possiamo assimilarlo alle nostre tombe etrusche. E fu proprio all’interno di questi tumuli che si rintracciò in parte la storia dei Traci, di questo popolo indoeuropeo venuto dalle steppe orientali, che non conosceva la scrittura ma che oltre a ceramiche, ferro e bronzo, riuscì a creare questi capolavori in oro che lasciano stupefatti, questi capolavori che rendono immortali. Quel poco che conosciamo lo dobbiamo agli antichi, soprattutto ai greci Erodoto, Tucidide, Senofonte e Omero.
Ma fra i musei, custodi di tante meraviglie, ce ne fu straordinariamente aperto uno che fra l’altro conservava in cassaforte meravigliosi rhyton d’oro (quella specie di bicchiere a forma di corno) riccamente lavorati. Erano appena stati ritrovati ed il vederli così, fra giornali e carta igienica di protezione fu una vera commozione, quasi li avessimo appena ritrovati noi. Quanta storia, quanta ricchezza, quanto orgoglio, quante lotte in queste testimonianze così lontane e sorprendenti, qualche volta rinvenute casualmente, sepolte per secoli in campi di grano.
Non posso dimenticare il Mar Nero, una ricchezza insperata per questo paese che tramite “quest’acqua” può accedere al mondo, e nel quale affluisce anche il Danubio. Questo divide la Bulgaria dalla Romania ma per suo tramite, questa nazione ebbe ed ha collegamenti con tutta Europa. Ed è dal suo delta che proviene quasi tutto l’oro dei Traci.
E poi ci sono le rose. Lo studiavamo anche a scuola molti, molti anni fa. La Bulgaria è il regno delle rose che si coltivano per profumi e cosmetici. Andammo anche noi in una piccola fabbrica per poterli comprare. Le rose, perché non perdano la loro fragranza e la loro leggiadria, vengono raccolte di primo mattino. Leggiadria anche delle donne bulgare con lineamenti slavi ma mutuati dalle invasioni con commistioni di popoli che, oltre ai lineamenti qualche volta esotici, hanno portato anche a una lingua diversa.
Mi sono piaciute anche quelle chiese bizantine ortodosse riempite di musica e di inni sacri con quelle voci di bassi che sembrano rendere ovattato e spirituale ogni anfratto interno del luogo sacro. A Nesebar, una penisoletta sul Mar Nero, quante chiese meravigliose mi hanno riempito gli occhi ed il cuore con la loro stupefacente architettura di tufo e mattoni.
Così come alcuni siti romani; già, anche i romani hanno fatto parte della storia di questo popolo con testimonianze che ancora gridano la loro magnificenza. L’Imperatore Adriano iniziò la costruzione di una fitta rete stradale di cui possiamo vedere testimonianza a Nicopolis ad Istrum.
E per finire Rila. Ci andammo l’ultimo giorno, dopo aver percorso in pullman una strada che ritengo non avesse mai ricevuto manutenzione dopo la sua costruzione.
Quante buche, quanti sobbalzi, quanto malessere e quanto tempo per raggiungere questo Monastero appollaiato fra le montagne boscose.
Subito non mi piacque per quella manifestazione di colori eccessivi, troppo carichi di tonalità accese, con cui erano ricoperte le pareti (troppo recenti, mi dissi, per i miei gusti). Ma poi, abituato l’occhio alle rappresentazioni sacre che in questo modo erano narrate, rimasi invaghita per tanta magnificenza che oltre al colore offre un’architettura di archi a non finire che soggiogano l’anima; una specie di infinito che avvicina al Supremo.
Rila è un maestoso Monastero che racconta la storia di secoli, quando anacoreti e monaci lo scelsero come luogo di preghiera e di ritiro, aumentandone volumi ed edifici, ricchezze e meraviglie. Rappresenta l’essenza stessa della Bulgaria, una grande ed indomita fierezza per sfidare il mondo sotto la protezione di Dio.
E non posso lasciare questo paese senza ricordare quelle cene particolari in ristoranti caratteristici che con spettacoli di musica e danza popolare ci avvincevano.
Quanto mi piacciono i costumi di questi popoli dai colori vivi che esulano dal colore grigio della fatica. Colori variopinti, ma mai volgari che ubriacano di bellezza e di sensualità, di eleganza e di gioia.
Già, fu pura gioia la scoperta di questo paese dalle straordinarie ricchezze, non solo di oro, ma soprattutto di uomini.