In Principio


Il linguaggio del racconto biblico esprime il senso della creazione, non il modo in cui essa è avvenuta.

"Fa cose tanto grandi che non si possono indagare, meraviglie che non si possono contare" (Gb 9:10).


Perché il cosmo non inizia con il caos, ma con uno stato originario di sorprendente ordine? Perché a partire dall'esplosione primordiale, cui dobbiamo l'energia e la materia, ma anche lo spazio e il tempo, sono già date tutte le costanti naturali (ad esempio la velocità della luce) e ben determinate leggi naturali? Perché poi nel cosmo regnano ovunque le medesime condizioni fisiche (temperatura)? Perché il cosmo, secondo la legge fisica dell'entropia, da uno stato di relativo ordine non precipita di nuovo nel caos primordiale? Quale fu la condizione di possibilità del big bang di energia e materia, di spazio e tempo? Senza il gran progetto di Dio, rimarrebbe senza risposta la domanda capitale di Leibniz, "Perché vi è qualcosa, anziché il nulla?".



L'universo

L'universo è un'immensa organizzazione gerarchica che varia dai grandi ammassi di galassie ai minuti frammenti di detriti interplanetari. Tutto in esso obbedisce alle stesse leggi. Anche alle massime distanze osservabili, sappiamo che vi è lo stesso tipo di materia, la quale si comporta al medesimo modo di quella che ci è più vicina nello spazio. Se l’universo si sta espandendo questo ha conseguenze di vasta portata per quanto riguarda il nostro passato, e forse anche il futuro di ciascuno di noi. Ci deve essere stato un qualcosa che ha avviato il processo, una forza abbastanza potente da vincere l’immensa attrazione gravitazionale dell’intero universo. Questo non richiede solo una fonte di immensa energia. Sono necessarie anche lungimiranza e intelligenza, perché la velocità di espansione dell’universo sembra calibrata con grande precisione. Se l’espansione dell’Universo fosse proceduta a una velocità superiore di una parte su mille miliardi, tutta la materia dell’Universo si sarebbe già dispersa, se fosse proceduta a una velocità inferiore di una parte su mille miliardi, le forze gravitazionali avrebbero fatto collassare l’Universo entro il primo miliardo di anni circa. Anche in questo caso, non ci sarebbero state stelle stabili e non ci sarebbe stata la vita.

Ma da dove viene allora quella colossale quantità di energia che è all'origine del big bang? Un Tempo Totale, inesauribile, che non è ancora stato aperto, suddiviso in passato, presente e futuro. A questo tempo, un tempo che non è stato ancora diviso in un ordine simmetrico di cui il presente non sarebbe altro che il doppio specchio, a questo tempo assoluto che non passa, corrisponde la stessa energia, totale, inesauribile. L'oceano di energia illimitata è il Creatore. Se non riusciamo a capire che cosa ci sia dietro il muro è proprio perché tutte le leggi della fisica perdono terreno davanti al mistero assoluto di Dio e della Creazione. In un istante il Creatore, cosciente di essere colui che È nella Totalità del nulla, decide di creare.

La nostra esistenza richiede precisione anche sotto altri aspetti. Il primo versetto della Genesi è un'affermazione generale del fatto che, in principio, fu creata una sostanza primordiale e da quella sostanza sarebbero stati formati i cieli e la terra. In base alla legge della relatività di Einstein, ora sappiamo che è impossibile in un universo in espansione descrivere il tempo trascorso sperimentato durante una sequenza di avvenimenti che si verificano in una parte dell'universo in un modo che sia uguale al tempo trascorso per quegli stessi avvenimenti visti da un'altra parte dell'universo. Le differenze fra le varie galassie, o anche solo fra le stelle della stessa galassia, nei movimenti e nelle forze gravitazionali rendono il passaggio assoluto del tempo un affare strettamente locale (6 giorni creativi come sistema di riferimento dell'universo intero). Agli inizi, la curvatura dello spazio e del tempo era molto diversa da quella attuale. Il tempo varia da un luogo all'altro nell'universo.


La Terra

Prendete ora le dimensioni della terra e la sua posizione in rapporto al resto del sistema solare. In nessuna parte dell’universo si è trovato un altro pianeta simile alla terra. Se la terra fosse leggermente più grande, la sua attrazione gravitazionale sarebbe maggiore e l’idrogeno, un gas leggero, si accumulerebbe, non riuscendo a sfuggire alla gravità terrestre. L’atmosfera sarebbe quindi inadatta alla vita. D’altra parte, se la terra fosse leggermente più piccola l’ossigeno necessario alla vita sfuggirebbe e le acque superficiali evaporerebbero. In entrambi i casi, la vita umana sarebbe impossibile. Dai calcoli risulta che se la terra fosse solo del 5 per cento più vicina al sole, un imponente effetto serra si sarebbe verificato circa 4 miliardi di anni fa. A questo si aggiunga il fatto che la terra ci mette un giorno per compiere una rotazione attorno al suo asse: la velocità giusta per avere temperature moderate. Un altro particolare essenziale è l’orbita che la terra descrive attorno al sole. L’orbita terrestre è quasi circolare. Anche questo ci risparmia letali escursioni termiche. E non va trascurata nemmeno la posizione del sistema solare. Se fosse più vicino al centro della Via Lattea, l’attrazione gravitazionale delle stelle vicine distorcerebbe l’orbita terrestre. Se invece si trovasse proprio ai margini della galassia il cielo notturno sarebbe quasi privo di stelle.


La vita

La terra pullula di vita. La sua varietà di forme e dimensioni e la sua abbondanza sfidano l’immaginazione. Sul nostro pianeta brulicano e ronzano un milione di specie di insetti. Nelle acque intorno a noi nuotano più di 20.000 specie di pesci: alcuni non più grandi di un chicco di riso. Ad abbellire la terraferma ci sono almeno 350.000 specie di piante: alcune dall’aspetto bizzarro, quasi tutte bellissime. E sopra di noi volano oltre 9.000 specie di uccelli. Queste creature, compreso l’uomo, formano quell’intricato mosaico, quella sinfonia che chiamiamo vita.

Ma ancor più stupefacente della piacevole varietà che ci circonda è la profonda unità che lega tutte le forme di vita. I biochimici, che studiano le creature viventi sotto il profilo chimico, spiegano che tutti gli esseri viventi — che si tratti di amebe o di esseri umani — dipendono da uno straordinario “lavoro di squadra”: l’interazione tra acidi nucleici (DNA e RNA) e molecole proteiche. Le complesse reazioni che coinvolgono questi componenti si verificano praticamente in tutte le cellule del nostro organismo, come pure nelle cellule dei colibrì, dei leoni e delle balene. Quest'unica interazione dà luogo a un fantastico caleidoscopio di forme viventi. La complessità del più piccolo organismo vivente che si possa immaginare è sbalorditiva per la mente. Occorre avere la parete cellulare, il sistema energetico, un sistema di autoriparazione, un sistema riproduttivo, e uno strumento per assimilare il cibo ed espellere i rifiuti, uno strumento per interpretare il complesso codice genetico e replicarlo, ecc. I sistemi di telecomunicazione del mondo sono molto meno complessi, eppure nessuno pensa che siano nati dal caso. Consideriamo un esempio tra i tanti: affinché la formazione dei nucleotidi porti "per caso" all'elaborazione di una molecola di RNA utilizzabile, sarebbe stato necessario che la natura moltiplicasse i tentativi a casaccio per un tempo centomila volte più esteso dell'età complessiva del nostro universo. Concludiamo quindi, osservando la stupefacente complessità della vita, che lo stesso universo è "intelligente": un'intelligenza trascendente rispetto a ciò che esiste al nostro livello di realtà (nell'istante primordiale di ciò che chiamiamo Creazione) ha dato un ordine alla materia che ha dato origine alla vita. Ma quale è la ragione per cui la natura produce ordine? Non si può rispondere senza ricordare che l'universo sembra essere stato minuziosamente regolato in modo da permettere l'emergere di una materia ordinata, poi della vita e infine della coscienza. Se la costante gravitazionale, la velocità della luce o la costante di Plank fossero state sottoposte, all'origine, a una minima modificazione, l'universo non avrebbe avuto alcuna possibilità di ospitare esseri viventi e intelligenti; forse non avrebbe neppure mai fatto la sua comparsa. Questa regolazione, di una precisione sconcertante, è il frutto del puro "caso", o il risultato della volontà di una Causa Prima, di un'intelligenza organizzatrice che trascende la nostra realtà?

Da dove proviene questa armoniosa organizzazione della vita? Il grande interesse, di cui sono oggetto queste ricerche, è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine.


La nostra esistenza è stata voluta

Che cosa significa tutto questo? Che cos'è l'Uomo, per partecipare di un simile privilegio? È possibile che la nostra presenza in questo universo sia solo un gioco del fato, un accidente della storia, una battuta casuale del grande dramma cosmico. Il nostro coinvolgimento è troppo intimo: la specie fisica Homo può anche non contare nulla, ma l'esistenza della mente in un organismo di un pianeta dell'universo è sicuramente un fatto d'importanza fondamentale. L'universo ha generato, attraverso degli esseri coscienti, la consapevolezza di sé: non può essere un dettaglio banale, un sottoprodotto secondario di forze cieche e senza scopo. La nostra esistenza è stata voluta.


Perché

La creazione è il fondamento di tutti i progetti salvifici di Dio, l'inizio della storia della salvezza, che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione. Esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: Da dove veniamo?, Dove andiamo?, Qual è la nostra origine?, Quale il nostro fine?, Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, che scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universalità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell'uomo. È possibile conoscere con certezza l'esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana, anche se questa conoscenza spesso è offuscata e sfigurata dall'errore. Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede (Eb 11,3). La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio (cf Gn 15,5; Ger 33,19-26). In principio, Dio creò il cielo e la terra (Gn 1,1). Queste prime parole della Bibbia contengono tre affermazioni: il Dio eterno ha dato un inizio a tutto ciò che esiste fuori di lui. Egli solo è Creatore (il verbo creare - in ebraico bara - ha sempre come soggetto Dio). La totalità di ciò che esiste (espressa nella formula il cielo e la terra) dipende da colui che gli dà di essere. Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono (Col 1,16-17). Il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà. Dio, per creare, non ha bisogno di nulla di preesistente né di alcun aiuto. La creazione non è neppure una emanazione necessaria della sostanza divina. Dio crea liberamente dal nulla. La fede nella creazione dal nulla è attestata nella Scrittura come una verità piena di promessa e di speranza. Creata nel Verbo eterno e per mezzo del Verbo eterno, « immagine del Dio invisibile » (Col 1,15), la creazione è destinata, indirizzata all'uomo, immagine di Dio (cf Gn 1,26), chiamato a una relazione personale con Dio... Scaturita dalla bontà divina, la creazione partecipa di questa bontà (È Dio vide che era cosa buona... cosa molto buona: Gn 1,4.10.12.18.21.31). La creazione, infatti, è voluta da Dio come un dono fatto all'uomo, come un'eredità a lui destinata e affidata. Dio è infinitamente più grande di tutte le sue opere: Sopra i cieli si innalza la sua magnificenza (Sal 8,2), la sua grandezza non si può misurare (Sal 145,3). Ma poiché egli è il Creatore sovrano e libero, causa prima di tutto ciò che esiste, egli è presente nell'intimo più profondo delle sue creature: In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28). Dopo averla creata, Dio non abbandona a se stessa la sua creatura. Non le dona soltanto di essere e di esistere: la conserva in ogni istante nell'essere, le dà la facoltà di agire e la conduce al suo termine. Riconoscere questa completa dipendenza in rapporto al Creatore è fonte di sapienza e di libertà, di gioia, di fiducia. Conseguenze del peccato sulla creazione. L'armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all'uomo (cf Gn 3,17.19). A causa dell'uomo, la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione (cf Rm 8,20). Di tutte le creature visibili, soltanto l'uomo è capace di conoscere e di amare il proprio Creatore; è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa; soltanto l'uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio. A questo fine è stato creato ed è questa la ragione fondamentale della sua dignità. Dio ha creato tutto per l'uomo, ma l'uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione (Ap. 4,11).

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