LE FASI DELLO SVILUPPO PSICOMOTORIO NEI BAMBINI

Data pubblicazione: 10-mag-2017 5.58.23

Le principali tappe dello sviluppo psicomotorio.

Lo sviluppo motorio nei bambini

Lo sviluppo psicomotorio è un processo maturativo che nei primi anni di vita consente al bambino

di acquisire competenze e abilità posturali, motorie, cognitive, relazionali. Si tratta di un progredire

continuo, essenzialmente dipendente dalla maturazione del Sistema Nervoso Centrale (SNC), con

tempi e modalità variabili per ogni bambino, ma in cui è possibile individuare delle “tappe” che

vengono raggiunte secondo una sequenza universalmente analoga.

La conoscenza di questa sequenza è indispensabile per poter cogliere precocemente i segni

indicativi di una distorsione dello sviluppo.

La maturazione strutturale del SNC è certamente dipendente dal patrimonio genetico della specie

ma è fortemente influenzata dall’ambiente, inteso nel senso più ampio possibile. Negli ultimi anni

gli studi di “neuroimaging” hanno consentito di confermare sempre più tale convinzione,

evidenziando come i processi di sinaptogenesi, tumultuosamente attivi nei primi mesi di vita nel

delicato equilibrio tra fenomeni di “sprouting” e di “pruning”, siano significativamente modulati

dagli stimoli esterni.

Struttura, funzioni e ambiente sono, quindi, fortemente concatenati nel processo dello sviluppo

psicomotorio e questo, a sua volta, è da considerarsi come un fenomeno olistico, non scindibile nei

suoi vari aspetti se non per scopi meramente didattici.

Lo sviluppo posturo-motorio

Alla nascita il bambino presenta reazioni motorie automatiche assolutamente caratteristiche

(“riflessi arcaici”), essenziali per valutare lo stato funzionale del Sistema Nervoso

Sarebbe un errore, però, considerare – come avveniva un trentennio fa – il neonato come un “essere spinale”, capace, cioè, di risposte esclusivamente riflesse. Il bambino alla nascita possiede, invece, abilità altamente differenziate, geneticamente pre-determinate, che gli consentono di interagire attivamente con l’ambiente e che rispondono alla necessità di entrare in un interscambio comunicativo con gli altri.

I neonati hanno un atteggiamento extragravitario con attitudine nello spazio atta alla sospensione

(riflesso tonico di afferramento delle mani e dei piedi se si stimolano le palme e le piante) come se

fossero predisposti per attaccarsi al corpo di una madre pelosissima; ma già a 15-20 giorni, presi in

braccio possono mantenere per qualche secondo il capo eretto. Nei primi 4 mesi di vita extrauterina

gli schemi riflessi precedenti sfumano e compaiono invece reazioni riflesse che concorrono a

costruire un’armatura posturale atta a facilitare l’assetto verticale.

Le principali tappe posturali che il bambino raggiunge, dopo aver acquisito il controllo antigravitario del capo a 3 mesi, sono costituite dal controllo della stazione seduta autonoma a 8 mesi e dal mantenimento della stazione

eretta a 10 mesi;

intorno al primo anno di vita il bambino è in grado di fare i primi passi senza

sostegno assumendo un atteggiamento con gli arti superiori sollevati e parzialmente abdotti (a

“guardia alta”) e mantenendo i piedi distanti tra loro (“a base allargata”).

Nella maggior parte dei bambini la deambulazione autonoma bipede è preceduta da una deambulazione quadrupedica (“gattonamento”).

Nel corso del secondo anno di vita si assiste ad un progressivo affinamento delle

abilità motorie; verso i tre-quattro anni comincia a comparire la preferenza di lato e prima dei sette

anni diviene definitiva la dominanza laterale insieme con la completa maturazione della capacità di

mantenere l’equilibrio.

– Principali tappe dello sviluppo posturo-motorio età Comportamento osservato

 3 mesi Controllo antigravitario del capo

 8 mesi Stazione seduta autonoma

 12 mesi Deambulazione autonoma

Già a partire dal terzo mese di vita si osserva il graduale sviluppo della capacità di afferrare e di

coordinare la vista con i movimenti delle mani. Il riflesso di prensione (“grasping”), presente alla

nascita, deve scomparire per lasciare spazio ai movimenti di prensione volontaria;

dapprima il bambino sarà in grado di fare movimenti di prensione utilizzando tutte le dita (prensione “a

rastrello”) e successivamente, intorno agli otto mesi, la prensione sarà più raffinata con la capacità

di mettere in opposizione il dito indice ed il medio con la base del pollice (“pinza inferiore”);

soltanto intorno al primo anno il bambino diverrà in grado di opporre la falange distale del pollice

con quella dell’indice (“pinza superiore”): abilità esclusiva della specie umana.

Ma il bambino non userà la sua mano solo per afferrare, i gesti hanno una valenza comunicativa che diviene

particolarmente evidente con la conquista del “pointing”, della capacità, cioè, di coinvolgere

l’adulto in meccanismi di attenzione condivisa, utilizzando il dito per indicare.

Sviluppo cognitivo

Anche lo sviluppo cognitivo e quello del linguaggio si realizzano attraverso varie fasi progressive.

L’analisi di questi aspetti dello sviluppo è più complessa perché richiede strumenti di osservazione

più raffinati ma, al tempo stesso, meno attendibili.

Gli studi più organici sullo sviluppo dell’intelligenza rimangono ancora oggi quelli condotti da Jean Piaget (1896-1980) che definì l’intelligenza come una forma di ADATTAMENTO dell’organismo all’ambiente.

Secondo Piaget tale adattamento intelligente si raggiunge tramite due fenomeni che si equilibrano tra loro:

l’ ASSIMILAZIONE in cui i dati dell’esperienza vengono incorporati in schemi mentali preesistenti

(ereditati o acquisiti con l’esperienza), senza che si verifichi, successivamente a tale incorporazione,

alcuna modifica di tali schemi e l’ACCOMODAMENTO in cui l’individuo fa suoi i nuovi dati e

l’incorporazione comporta la modifica degli schemi già posseduti .

Lo sviluppo dell’intelligenza si realizza, secondo questo studioso, per stadi. Gli stadi sono

caratterizzati da un ordine di successione invariabile; ogni stadio ha un carattere integrativo, cioè le

strutture formatesi ad una certa età diventano parte integrante delle strutture di età successive; ogni

stadio comporta sia un livello di preparazione che un livello di acquisizione.

Questi stadi sono raggruppabili in 4 grandi periodi:

1) Periodo dell’intelligenza senso-motoria (0-24

m);

2)Periodo pre-operatorio (2-6 anni);

3) Periodo delle operazioni concrete (7-12 anni);

4)Periodo delle operazioni formali (dopo 12 anni).

Durante il primo periodo, definito di intelligenza senso-motoria per sottolineare il ruolo degli input

sensoriali e della motricità, il bambino ( all’età di circa tre mesi) passa da uno stadio di “Reazioni

circolari primarie” centrate sul proprio corpo durante il quale le reazioni “assimilano” nuovi stimoli

(inseguimento visivo, handplay ...) ad uno stadio (a circa 8 mesi) durante il quale comincia a

differenziare i mezzi dai fini usando “azioni” già conosciute per raggiungere i suoi scopi (trova un

giocattolo nascosto) in cui l’oggetto acquista una esistenza propria (“permanenza” dell’oggetto) e,

successivamente (intorno all’anno), raggiunge lo stadio delle “Reazioni circolari terziarie”, cioè,

diviene in grado di svolgere attività “sperimentali” che portano alla costituzione di nuovi schemi

percettivo-motori.

A questo stadio il bambino è già capace di costruire rappresentazioni simboliche

ed utilizza le prime parole con significato.

Fonte: G. Tortorella, A. Gagliano, E. Germanò

UOC di Neuropsichiatria Infantile - Università di Messina