DISTURBI D'ANSIA NELL'ADULTO E ADOLESCENTE

Data pubblicazione: 16-ott-2016 5.51.10

DISTURBI D'ANSIA: LO PSICOTERAPEUTA

L’ansia è un’emozione naturale di per sé utile all’adattamento. Basti pensare che, senza ansia e paura, l’uomo non sarebbe sopravvissuto e non sopravvivrebbe ai pericoli. Senza ricorrere ad esempi così estremi, si pensi all’ansia quale alleata nel momento in cui bisogna affrontare una prova, un esame, una situazione in cui è necessaria una notevole dose di attenzione e concentrazione. Una certa quota di ansia è dunque utile nella quotidianità, ma, in alcune situazioni, quando è eccessiva può bloccare l’individuo, trasformarsi in panico, in una parola, può diventare patologica.

L’ansia può essere espressione di un conflitto interno che va indagato per poi essere rielaborato: essa può rappresentare un segnale in risposta al quale l’Io mette in atto delle difese per impedire che pensieri e sentimenti inaccettabili giungano alla consapevolezza.

Dal punto di vista fisiologico, l’ansia si presenta attraverso un’attivazione neurovegetativa che riguarda il sistema limbico, la corteccia frontale orbitale, i nuclei vegetativi del tronco dell’encefalo e il SNA (simpatico e parasimpatico). La medesima attivazione fisiologica è propria anche della rabbia: dunque, a parità di manifestazioni somatiche, ciò che cambia è l’interpretazione cognitiva che viene data alla situazione che si sta vivendo.

In generale si può definire l’ansia come la conseguenza della sottostima delle proprie capacità di gestione di un evento e da una sovrastima della difficoltà dell’evento stesso.

Una definizione simile potrebbe essere attribuita anche alla depressione ma la differenza è che nell’ansia esiste la capacità di prevedere una soluzione, il soggetto è attivo nella ricerca di strategie di fronteggiamento della realtà, mentre i soggetti depressi non vedono vie d’uscita, sono, per così dire, rassegnati.

Il DSM-IV(Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) classifica e descrive i seguenti disturbi d’ansia:

- Attacco di Panico;

- Disturbo di Panico senza Agorafobia;

- Disturbo di Panico con Agorafobia;

- Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo di Panico;

- Fobia Specifica;

- Fobia Sociale;

- Disturbo Ossessivo Compulsivo;

- Disturbo Post-Traumatico da Stress;

- Disturbo Acuto da Stress;

- Disturbo d’Ansia Generalizzato.

Nella terapia cognitivo-comportamentale, si parte dal presupposto che alla base degli stati ansiosi e fobici patologici ci sarebbe una distorsione cognitiva data da pensieri negativi automatici che dipendono da uno schema di pericolo/minaccia, nucleo che si attiva in situazioni più o meno specifiche e sul quale il professionista dovrà intervenire.

Che cosa teme il paziente?

Quali sono le situazioni in cui tali schemi si attivano generando l’ansia, l’attacco di panico, o più in generale, il sintomo?

È importante per il soggetto ricevere informazioni sui propri sintomi, essere aiutati a capire esattamente di cosa si ha paura, a ristrutturare i pensieri disfunzionali, individuare le situazioni scatenanti, migliorare l’autostima, la gestione dello stress e del tempo e ad evidenziare le proprie risorse circa la sua capacità di risoluzione dei problemi che utilizza in altri ambiti.

Prima di intervenire sugli stati ansiosi del paziente è necessario indagare i fattori di mantenimento del disturbo che possono essere dati da evitamento comportamentale (es. rinforzo negativo), da distorsioni cognitive e da vantaggi secondari (es. manipolazione delle relazioni familiari, assunzione del ruolo di malato, allontanamento del senso di responsabilità).

Il cambiamento inizia quando vengono rimossi i fattori che ostacolano la motivazione all’autorealizzazione e che instaurano l’ansia.

Tra le tecniche di trattamento comportamentale possono essere utilizzate il Training Autogeno (tecnica di rilassamento basata sulla correlazione tra stati psichici (in particolare le emozioni) e aspetti somatici dell'individuo) e la Desensibilizzazione Sistematica.

La Desensibilizzazione Sistematica prevede la preparazione di una gerarchia di stimoli ansiogeni posti in ordine crescente, un addestramento a una tecnica di rilassamento, la visualizzazione, in stato di rilassamento, della situazione in cui vi è lo stimolo meno ansiogeno, passando successivamente e gradualmente alle scene successive della gerarchia.

È importante informare il paziente dell’andamento fisiologico dell’ansia: spesso il cliente ritiene che la sua ansia si sviluppi in due stadi, un arrivo improvviso e una fine, che però non viene presagita durante il picco di ansia, la quale viene così percepita come interminabile.

Il cliente, aiutato dal professionista, deve imparare a riconoscere gli step intermedi del suo stato ansioso e, grazie al dialogo interno funzionale, ad affrontarli attraverso modalità efficaci. Modificare il dialogo interno disfunzionale che mantiene in vita il disturbo d’ansia è dunque fondamentale.

Anche approcci di tipo psicodinamico possono risultare efficaci soprattutto in termini di elaborazione dei conflitti sottostanti ai sintomi.

A cura di Barbara Celani.

Psicoterapia Milano

Info: Dott.ssa Anna La Guzza

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