Il Ritorno dai Balcani

Venerdi 8/6/12

Ripartiamo al mattino da Rila (Bulgaria) dopo una frugale colazione...(forse eravamo abituati bene in precedenza) la strada costeggia un bel fiume vorticoso che rinfresca l'aria circostante. Entriamo nel monastero scattando foto a ripetizione, la chiesa non molto grande è semplicemente STUPENDA!! Icone di tutte le dimensioni e fregi dorati dappertutto, molto simile alle chiese del Maramures in Romania ma le dimensioni ridotte creano un alone di mistico raccoglimento. Usciamo con nelle narici il profumo dell'incenso e ci incantiamo ancora un pò davanti agli affreschi.

Ci facciamo scattare una foto da una delle guardie e ridiscendiamo la montagna prendendo la direzione della frontiera con la Macedonia.

Una sessantina di km e entriamo in Macedonia, qui pare di viaggiare su un immenso altopiano tra boschi infiniti paesini nascosti tra le montagne che sembrano vivere di niente, dopo lo strapotere Turco agricolo qui sembra un'altro mondo, carretti trainati da asini e coltivazioni a conduzione familiare puntiamo a Skopje ed entriamo in Kossovo.

Alla dogana un funzionario ci chiede dove andiamo alla nostra risposta : Montenegro uscendo dalla dogana di Novi Pazar ci sconsiglia vivamente di attraversare il Kossovo ma entrare dalla dogana di Koritnik dopo Prizren relativamente vicina adducendo problemi vari tra i quali posti di blocco frequenti intorno a Mitrovica e il rischio non remoto di dover tornare indietro. Ma si sa i Bergamaschi hanno la testa dura e allora dopo aver pagato 15 euro di assicurazione per il transito...avanti!! (siamo in Kossovo)Pensavamo di trovare uno Stato allo sfacelo e invece abbiamo visto molte realtà produttive, traffico sostenuto dappertutto, camion con merci varie. Alla periferia di Kosovska Mitovica c'è un grosso e attivo polo industriale.

Strade ben tenute, qualche blindato della Ksfor in giro c'era, ma di blocchi stradali non ne abbiamo trovato fino a che non siamo arrivati nei pressi della Serbia. Qui la realtà cambia radicalmente. Una decina di km prima della dogana troviamo i Lince Italiani che controllano la strada, man mano che ci avviciniamo alla frontiera ci sono tronchi sulla strada, qualche carcassa di camion e auto bruciata e (cosa strana) bandiere Serbe sui pali della luce, man mano ci si avvicina alla barriera doganale i controlli militari si fanno più presenti, sulle stradine che si dipartono dalla principale ci sono a terra le bande chiodate , le baracche della Ksfor quel giorno presidiate dai Francesi hanno le porte a vetri blindate e militari in assetto di guerra stanno riparati lì dietro.

Facciamo questi km praticamente a 50 all'ora facendo molta attenzione a qualsiasi segnale onde evitare........

Si arriva alla dogana, pratiche veloci e il giovane militare consegnandoci i documenti ci ripete continuamente Good Luck! fatta poca strada scendiamo verso la dogana Serba. Troviamo un nutrito gruppo di persone che equipaggiati e ben attrezzati fanno canyoning nel fiume sottostante.

Qui le cose sono un pò più...complicate. Passaporto e documenti moto spariscono tra le mani di un militare, dall'ufficio provengono urla che non capiamo a chi son dirette, siamo seduti sulle moto sotto un sole pazzesco, l'abbigliamento da moto contribuisce a peggiorare la situazione, ci togliamo il casco, dall'alto di una garitta un militare ci tiene sotto tiro con una mitragliatrice, penso: se avesse un colpo di sonno....ciao braghe!!!!

La discussione all'interno dell'ufficio non accenna a diminuire anzi... arriva un giovane doganiere al quale chiediamo il motivo del..contendere, riusciamo a capire da qualche parola in inglese che il caos deriva dal timbro del Kossovo sui nostri passaporti....dopo un tempo interminabile ci richiedono la carta d'identità, le urla riprendono, e noi lì seduti sulle moto sotto il sole!! intravedo il militare che strilla con i nostri documenti in mano mentre il giovane ci dice che probabilmente ci respingono.....panico!! Significherebbe ritentare da Hailà almeno 200 km indietro!! Poi come d'incanto le urla cessano, arriva il militare coi documenti in mano, ci prepariamo al "peggio" invece serioso ci restituisce il tutto e ci fa cenno di passare. Inforco il casco e stringo la mano a chi (penso) abbia perorato la nostra causa. mentre si alza la sbarra il più giovane ci dice di prestare attenzione all'interno del confine che ci possono essere checkpoint, se fermati di esibire solo la carta d'identità onde evitare di esser rimandati indietro.

Ripartiamo accaldati come non mai. Mai mezz'ora ci è parsa un'eternità.

La strada è poco più di un sentiero dove due auto non passano, ma a noi (dalla felicità) pare un'autostrada a 4 corsie!! dietro a una curva piantato in mezzo alla carreggiata c'è un cervo che spalanca gli occhi e fugge terrorizzato. Il fiume sottostante non mi sembra più così ostile, mi verrebbe voglia di fare un bagno ma vogliamo uscire in fretta dalla Serbia.

Fatti una ventina di km entriamo in Montenegro presentando SOLO la carta d'identità!!Boschi, rocce, boschi, kanjon, la strada serpeggia infossata tra gole profonde, a lato in basso un fiume tumultuoso il Tara. Dopo parecchi saliscendi in mezzo alla natura spettacolare di questi posti troviamo alloggio a Mojkovac.

L'hotel Kristal in mezzo ai boschi ma situato sulla strada con un bel parcheggio anche dietro è l'ideale per ritemprarci. Con 45 euro prendiamo una camera doppia e una singola, megadoccia e megacena!! una birrona gelata spaparanzati in terrazza ci mette in pace col mondo intero, le vicissitudini del pomeriggio diventano motivo di conversazione e di riflessione. Brutta cosa l'odio tra i popoli!!!

Andiamo a letto stanchi ma ritemprati.

La notte vola, ben riposati anche perchè la temperatura è ideale (8/10 gradi) facciamo un'ottima e abbondante colazione che ci costa come un panino Italiano (6 euro).

Sabato 9/6/12

Si riparte con meta Sarajevo. Per un centinaio di km costeggiamo a varie altezze il fiume Tara che ci offre scorci e paesaggi stupendi poi la cartina (il navigatore è out) ci segnala una strada che fa da bretella per la dogana con la Bosnia. Arriviamo a Durmitor un'altopiano oltre i 2000 metri ( 390 km quadrati di parco nazionale) disseminato di seconde case, chiediamo indicazioni a più riprese alle poche persone incontrate ma dalle facce capiamo che ne sanno meno di noi. Addirittura troviamo una pattuglia di polizia che non sa indicarci la strada. Lì è tutto un incrociarsi di strade, stradine, sentieri....prendiamo quello che ci sembra andare nella direzione Serba, ci troviamo in una specie di superstrada di recentissima costruzione,scendiamo di quì, saliamo di là ma brancoliamo nel buio totale. Ci fermiamo ad un paesino (non segnato sulla nostra cartina) a chiedere, al bar chi dice una cosa chi dice l'opposto non caviamo un ragno dal buco. Andiamo comunque avanti (o indietro?? Bohhh!!) anche perchè i posti sono incantevoli, fare km in questo modo non pesa più di tanto.

Ci fermiamo in fondo a una strada a ri/ri/riconsultare la cartina, si ferma una vettura,chiediamo lumi al conducente che preso un sasso ci "disegna" per terra il percorso. Ripartiamo si risale in mezzo ai boschi con stradine tortuose, arriviamo a un bivio e troviamo 2 ragazze sedute sugli zaini, due parole in uno stentato inglese (noi) ci dicono che vengono dalla Grecia e son dirette in Inghilterra tutto in autostop!!!

Pazzesco pensarle lì in mezzo al niente ad aspettare un'auto.....visto poi il traffico locale quasi assente. Purtroppo gli zaini ingombranti non ci permettono di caricarle e ripartiamo con il rimorso di non aver fatto tutto il possibile!!

La strada diventa larga e scorrevole anche se in mezzo a boschi e gole rocciose, troviamo anche qualche rara indicazione che ci rassicura sulla direzione giusta. Ora costeggiamo un'altro fiume il Komamica che in quanto a panorami non ha nulla da invidiare al Tara.

Ci fermiamo a mangiare un panino vista l'ora e i km percorsi, sarà l'aria dei monti non sò ma i panini (caldi) diventano due.

Costeggiamo per qualche km il fiume, la strada è orribile non sembra un transito tra due Stati. Tra una galleria e l'altra (maltenute) arriviamo alla frontiera col pensiero alle ragazze incontrate. Alla dogana, sbrigate le formalità di rito dopo un venti minuti passati (anche qui) sotto il sole si riparte con meta Sarajevo che raggiungiamo dopo un centinaio di km.

Palazzi e strade di nuova costruzione ci vengono incontro, un traffico sostenuto e frequenti colpi di clacson vivacizzano la città. Pensare che una quindicina d'anni fa qui si sparava non pare vero, pensare alle atrocità commesse mi ha fatto accelerare la visita alla città. Qualche palazzo all'interno della città porta ancora i buchi degli spari, ci fermiamo in un parco per una bibita ma il gestore del chiosco non accetta gli euro, attingo acqua a una fontana li vicino e ripartiamo attraversando la città per uscirne tra un traffico caotico causa il rifacimento dei binari e la conseguente sistemazione della sede stradale tutto il traffico pullman compresi si incanala in uno stretto budello.

Mando a quel paese un rimbambito che dietro me continua a strombazzare (chissà perchè) e per uscire più velocemente cominciamo a salire sui marciapiedi (come del resto fanno i motomuniti del posto).

Sudate le proverbiali sette camicie usciamo e ci dirigiamo verso Zenica, fatti circa 30 km di bella autostrada si ritorna sulla trafficata statale puntando a Doboj, è ormai sera e urge trovare alloggio.

Lo troviamo a Derventa una trentina di km dal confine Croato. L'hotel Biser ci riserva un ottimo trattamento, una camera tripla spaziosa e confortevole, riusciamo a parlare via Skipe con i nostri cari, così...caricati ci avventiamo sulla cena, nella sala accanto si festeggia un matrimonio e le musiche locali fanno da contorno alla serata. Un cameriere che parla italiano ci consiglia anche il menù...meglio di così...