Saffo - Inno ad Afrodite (Ode a Venere)
Traduzione italiana con note di Pierfrancesco La Mura
Copyright 2008
Questa pagina e' dedicata all'Inno ad Afrodite di Saffo.
Qui troverete una traduzione italiana dell'Inno con note, nell'originale strofe saffica, e lo stesso testo presentato assieme ai dipinti murari della tomba di Nefertari (QV66).
Uno degli aspetti piu' caratteristici dell' Inno ad Afrodite di Saffo e' l'uso di un linguaggio semplice e universale, con immagini e concetti che si intrecciano e risuonano fluidamente (lo "stile fiorito"). La relazione di Saffo con la dea e' anche semplice ed universale. Le immagini e gli epiteti erano quelli familiari ad ogni donna che avesse mai visto l'immagine sorridente della dea assisa in trono lasciare il tempio sul carro tirato in festosa processione, e avvicinarsi per un momento a ciascuna supplicante, con le sue preghiere e i suoi dolori. Eppure, la relazione della poetessa con la dea non e' affatto ingenua. Saffo e' ironicamente consapevole dell'ingannevolezza dell'amore, dell'inanita' delle proprie passioni, e dell'ambiguita' della risposta datale dalla dea: la persona amata pure amera' presto, ma non necessariamente Saffo! Questa e' la legge eterna dell' amore, e ne' Saffo, ne' la persona amata, ne' la dea stessa possono farci nulla. C'e' un momento in cui la voce di Saffo si sovrappone esattamente a quella della dea, quando entrambe chiedono: "chi di nuovo io sia persuasa tu possa vincere al tuo amore?", dove "sia persuasa" puo' riferirsi sia a Saffo che alla dea, come pure il "tuo amore" puo' rappresentare ugualmente la passione della donna, o il dominio sacro della dea.
L' intera poesia puo' essere letta come l'invocazione di una donna a una dea (la dea dell'amore, o una divinita' universale), ma anche come invocazione della dea a una donna (una donna comune, o un'inizianda) oppure ancora di una donna (Saffo) a un' altra donna. Questa e' una caratteristica importante del testo originale, che la presente traduzione ha cercato per quanto possibile di preservare. Saffo imita l'oscuro stile oracolare della sibilla: le frasi sono volutamente ambigue, e richiamano agli eventi fondamentali sia nella vita della donna (di ogni donna, ma anche della stessa Saffo) sia in quella della dea.
Come Isis - Hator, con cui era identificata, Afrodite aveva una duplice valenza: dea dell' amore (Afrodite "comune", o Pandemos, nata da Zeus e Dione), e divinita' universale (Afrodite Urania, nata dal mare fecondato dai testicoli di Urano recisi da Crono e precipitati a terra). Il riferimento, nel testo originale, alla dea che discende dall' Ouranos suggerisce che la dea invocata nella poesia e' anche Afrodite Urania, e non semplicemene la mondana dea dell' amore. La richiesta che Saffo alla fine rivolge alla dea e' pure completamente universale: liberta' dall' angoscia, liberta' dal desiderio, la presenza costante del divino nelle battaglie della vita.