MODA sostenibile
Asperti Elisa, Riviello Serena, Vanoli Andrea, Vavassori Elia
Asperti Elisa, Riviello Serena, Vanoli Andrea, Vavassori Elia
Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo
Il Tessile-Abbigliamento costituisce un settore di grande rilievo economico per l’Italia, poiché conta quasi 450.000 addetti e più di 50.000 aziende attive sul territorio, rappresentando circa il 10% del Valore Aggiunto del Manifatturiero Italiano.
Le produzioni tessili sono tuttavia spesso caratterizzate da processi d’impatto per l’ambiente.
Tra questi problemi vi sono:
Il consumo delle risorse naturali (in primo luogo l’acqua)
Consumo di energia elettrica
Largo uso di prodotti chimici, altamente nocivi per l’ambiente. Questi sono particolarmente utilizzati nei processi ad umido, come la tintura, stampa e fissaggio.
Il TA incide anche sulle emissioni di gas serra, per un totale di circo il 10% delle emissioni globali – all'incirca si parla di 3,4 milioni di tonnellate. Il consumo dovuto a queste emissioni è anch'esso di largo spettro, ulteriore motivo per cui le aziende si stanno attivando per diventare più “sostenibili”.
La quantità stimata di microfibre sintetiche, quali poliestere o nylon, rilasciate sui terreni del mondo è di circa 176.500 tonnellate ogni anno (il carico di 19 Tir al giorno).
L'ha calcolato uno studio di Jenna Gavigan (Università della California a Santa Barbara) pubblicato su Plos One.
A causare ciò sono le plastiche contenute nell'abbigliamento generate in ogni fase del ciclo di vita dei vestiti e soprattutto durante il lavaggio.
Quando l'acqua del bucato arriva nei depuratori cittadini, queste particelle, lunghe meno di 5 mm, vengono trattenute dai fanghi di risulta e poi finiscono nei terreni. Tali fanghi sono usati come fertilizzanti nei campi o interrati nelle discariche.
Tra le aziende del settore tessile che si impegnano in questa lotta per l’ambiente vi sono anche importanti marchi di moda come:
Salvatore Ferragamo, che mantiene la produzione solamente in Italia per utilizzare materiali di alta qualità in modo produttivo e responsabile;
Prada è uno dei primi brand che investe 50 milioni di dollari da utilizzare nei prossimi cinque anni per ridurre al minimo l'impatto ambientale della sua produzione tessile;
Fendi, che dal 2006 segue un progetto di riciclo dei materiali per borse di lusso;
Patagonia, che ha dedicato una specifica sezione sul suo sito per condividere con i suoi clienti le procedure di riciclaggio e risparmio dei materiali attuate dall'azienda;
Stella McCartney è famosa per essere una delle stiliste più attive nel mondo della sostenibilità;
tra le altre marche che si sono recentemente unite si possono citare Michael Kors, Bottega Veneta, Versace, Armani, Burberry, Ralph Lauren.
All'antipodo, dalla parte delle marche non sostenibili e appartenenti alla Fast Fashion abbiamo marchi che spopolano tra gli adolescenti come: Bershka, Pull&Bear, Stradivarius, Primark, Shein, H&M, etc.
I brands sopra citati sono ritenuti Fast Fashion, che utilizza procedimenti e metodologie di lavorazione non inclini alla salvaguardia dell’ambiente.
A infondere speranza interviene una grande azienda, la Inditex, a cui la maggior parte di queste marche si appoggia per la loro amministrazione. Recentemente ha pubblicato un piano di lavoro più sostenibile, intento all'utilizzo di minor acqua e di materiali riciclati, oltre all'aumento dell’utilizzo di energie sostenibili e riciclabili. Un esempio notevole di questo impegno riguarda il famoso brand H&M, che negli scorsi mesi ha invogliato i propri clienti a portare in negozio vecchi abiti usati da riciclare, offrendo uno sconto di 5 euro.
L'iniziativa di Vogue e Yoox Italia durante la Milano Fashion Week, prova dell'impegno delle multinazionale per la salute del nostro pianeta
Circular fashion: La “circular fashion” o moda circolare si occupa del ciclo di vita di un prodotto che parte dalla creazione fino ad arrivare all'uso alla fase finale in cui il prodotto non deve essere smaltito ma riciclato. Questa moda studia i diversi modi per riciclare i prodotti, riutilizzando i materiali diminuendo l’impatto sull’ambiente.
Recycled e Upcycled fashion: Questi due tipi di moda green sono strettamente collegati alla moda circolare e si occupano del processo industriale di scomposizione dei capi in tutti i materiali che li compongono, che vengono poi riciclati e utilizzati per realizzare altri prodotti.
Eco-friendly fashion: In questo caso l’interesse principale sono i materiali di cui è composti i capi d'abbigliamento. I tessuti da preferire sono ad esempio il cotone organico, il lino, la canapa, e anche le tinture realizzate con le verdure.
Cruelty-free & Vegan Fashion: I marchi cruelty-free non effettuano test di ingredienti e prodotti sugli animali. Invece, i brand vegani riconoscono al 100% il vegetale certificato.
Organic & biodegradable fashion: La moda organica e biodegradabile utilizza esclusivamente materiali derivanti da coltivazioni che non fanno uso di pesticidi, fertilizzanti, OGM o altro.
leggere sempre le etichette
informarsi riguardo la produzione di un brand a cui si è interessati
acquistare abbigliamento di alta qualità che avrà una durata maggiore
scegliere capi fatti con fibre naturali o biodegradabili
riciclare tutti i vestiti che non vengono più usati
dare una nuova vita a accessori inutilizzati
comprare capi di seconda mano (Second hand September)
vedere o dare in beneficenza capi che non vengono più utilizzati (Charity shop)
Il "Second hand September" è un'iniziativa promossa dall'ente di beneficenza Oxfam il cui scopo è di sensibilizzare le persone circa i danni legati al settore dell'abbigliamento promuovendo la vendita di capi di abbigliamento di seconda mano e dar loro una "nuova vita".
Un Charity shop è un negozio di vendita aperto da enti di beneficenza e gestito da volontari. Il ricavato è destinato a opere di beneficenza e a coprire le spese di gestione del negozio. Le aziende e i privati possono donare qualunque cosa non sia più necessaria come abbigliamento, calzature, libri e decorazioni per la casa.
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