L'ECONOMIA CIRCOLARE
Fabio Menato, Leda Bedolo, Lucrezia Testa e Cristina Pandini
Fabio Menato, Leda Bedolo, Lucrezia Testa e Cristina Pandini
L’economia circolare è un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo e quindi essere ecosostenibile basandosi su riutilizzo, riciclo, rinnovo, riparazione, prestito e condivisione dei prodotti.
Questo modello ecosostenibile si oppone a quello lineare, che, al contrario, è fondato sullo schema “produzione – consumo – smaltimento”, e ha l’obiettivo di estendere il più a lungo possibile il ciclo di vita dei prodotti evitando sprechi e limitando i rifiuti. Spesso infatti, i materiali che compongono un prodotto possono essere riciclati e reinseriti nel ciclo economico, acquistando un nuovo valore e una nuova vita.
La realizzazione dei seguenti obiettivi dell'Agenda 2030 sarebbe agevolata dal passaggio ad un modello circolare.
Il bisogno di passare all’economia circolare nasce dall'aumento della domanda di risorse, dovuto alla crescita esponenziale della popolazione. Per poter soddisfare la richiesta sempre crescente, molti stati sono costretti a dipendere da altri, i quali sono sottoposti ad uno sfruttamento eccessivo che con il tempo, potrebbe rendere incerta la disponibilità di risorse, che infatti, non sono illimitate ma al contrario, scarseggiano. L'economia lineare dunque, fondata sullo sfruttamento delle materie prime, non è più un'opzione praticabile. Inoltre, un passaggio ad un modello circolare aumenterebbe la sicurezza nella disponibilità delle risorse, la competitività fra le aziende e la produttività delle risorse.
L’economia circolare vuole imitare gli ecosistemi naturali nei quali ogni specie dipende dalle risorse del suo ambiente; è quindi necessario attuare un ciclo di vita ottimale che preservi le risorse e limita al minimo gli sprechi.
La storia delle renne dell'isola di St. Matthew dimostra l'impossibilità di mantenere un modello economico lineare per lungo tempo. Nel 1944 sull'isola vennero liberate 29 renne che, in un ambiente favorevole e privo di predatori, nel 1960 divennero 6000. Tuttavia, con l'esaurirsi delle risorse, cominciarono a morire di fame e nel 1966 ne restarono solo 42; pochi anni dopo, le renne si estinsero definitivamente.
La moda è uno dei settori più sviluppati e inoltre, la seconda industria più inquinante del pianeta; proprio per questo motivo, è fondamentale adottare un approccio sostenibile, passando ad un modello circolare anche in questo campo.
La gestione dei rifiuti di produzione e degli invenduti è diventato un grosso problema per l’industria della moda. I brand non possono più permettersi sprechi, non solo per ragioni economiche: produrre troppo o produrre male crea danni ambientali e sprechi di risorse.
Le aziende sono al timone dello sviluppo di un progetto circolare; è necessario infatti rimodulare i loro modelli di business per riuscire ad attuare il cambiamento da un tipo di economia ad un altro. I prodotti a vita breve sono un’impostazione chiave per le industrie, che promuovono aggiornamenti frequenti e tecnologie all’avanguardia che risultano “imperdibili” per i consumatori, nonostante risultino dannosi per l'ambiente.
Di seguito, alcuni scelte che le imprese dovrebbero seguire per passare ad una moda circolare:
Scegliere materiali non inquinanti, in particolar modo non derivanti dalla plastica, per impedire che le particelle dannose all'ambiente non finiscano nei mari o negli oceani;
sviluppare metodi e processi di produzione che mirino a utilizzare risorse ed energie rinnovabili;
migliorare la qualità dei prodotti: i costi bassi delle merci portano inequivocabilmente ad una bassa qualità e quindi ad un utilizzo ridotto dei capi; al contrario, un capo di migliore qualità dura più a lungo e non incentiva il proprietario a buttarlo o a sostituirlo;
promuovere l'utilizzo di siti per la rivendita di vestiti di seconda mano o indurre i clienti a restituirli, al fine di riciclarli e riutilizzarli. I clienti d'altro canto, dovrebbero fare in modo che i capi acquistati durino il più possibile: una strategia attuabile è utilizzare gli abiti vecchi per lavori casalinghi o manuali.
Anche se siamo ancora molto lontani da un sistema totalmente circolare, alcuni famosi brand hanno già sviluppato iniziative per ridurre il più possibile l'impatto ambientale e sposare la causa green.
Non solo famosi brand si stanno impegnando ad attuare un modello circolare, ma sono sempre di più i negozi che si occupano della compravendita di vestiti usati; nella sottostante mappa e nel seguente link (clicca qui), è possibile vedere la collocazione tali punti vendita in Italia.
Oltre alle case di moda e ai negozi, su Internet sono stati creati siti specializzati nella rivendita di abiti di seconda mano; fra quelli che stanno riscuotendo il maggior successo, possiamo citare Clothest, Micolet, Vestiaire Collective, Depop e Thrifted.