Con l'obiettivo 16 dell'Agenda 2030, "Pace, giustizia e istituzioni forti", l'Organizzazione delle Nazioni Unite (di cui l'Unione Europea è membro attivo) si propone di promuovere società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile e di costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli (https://unric.org/it/obiettivo-16-pace-giustizia-e-istituzioni-forti/).
Anche se non si parla mai direttamente di completa cessazione di tutti i conflitti al fine di promuovere una pace globale duratura, l'ONU riconosce la centralità della pace come elemento di sviluppo delle nazioni e come elemento che favorisce la felicità dei cittadini.
L'Unione Europea deve fare la sua parte, deve essere fautrice della pace. Quali sono concretamente le azioni che può e deve compiere per farlo? Abbiamo provato a rifletterci. Puoi trovare le nostre conclusioni cliccando sulle immagini.
L’Unione Europea è la seconda economia mondiale
Nel 2020 ha speso in investimenti e spese militari circa 331.123.600.000 di euro, pari al 2% circa del proprio PIL.
Se la spesa militare diminuisse del 25% l’intera Unione Europea risparmierebbe circa 82.780.900.000 di euro, che potrebbero essere utilizzati per misure di sostegno all'economia e alle fasce più deboli della popolazione, per l'istruzione e la sanità, per il pieno raggiungimento dell'obiettivo 16 dell'Agenda 2030.
Un modo per farlo potrebbe essere quello di prevedere a livello comunitario un tetto alle spese militari.
L'Unione Europea si basa sul principio di collaborazione tra Stati e popoli, che solo unendo le forze possono rendersi protagonisti positivi del complesso e diversificato scacchiere geopolitico mondiale.
L’Unione Europea ha raccolto l’eredità del pensiero illuminista e rappresenta un faro per la democrazia per tutto il mondo. Se vuole continuare ad avere questo ruolo nei prossimi decenni, una delle politiche che potrebbe intraprendere è quella di favorire l’ingresso di nuovi popoli nell'Unione. La sua storia dimostra che l'allargamento dai sei Paesi fondatori della CECA agli attuali 27 ha accresciuto l'importanza geopolitica dell'UE e, quindi, la sua possibilità di incidere politicamente.
La pace si costruisce unendo i popoli.
Quest'idea potrà apparire di difficile attuazione in ragione della globalizzazione economica, ma l'economia può essere utilizzata come leva per raggiungere la pace.
I singoli cittadini potrebbero orientare i propri acquisti evitando di comprare prodotti provenienti da Paesi che minano gli equilibri internazionali, ma l'azione sarebbe più efficace se fosse coordinata a livello comunitario.
Qualcosa di simile è stato attuato, nei mesi scorsi, in campo energetico: l'Unione Europea ha cercato di ridurre drasticamente la propria dipendenza dal gas russo.
Ovviamente, un cambiamento di questa portata non può avvenire in tempi brevi, ma sul lungo periodo. Il 2030 è dietro l'angolo, il raggiungimento dell'Obiettivo 16 è lontano...
Per contribuire alla pace internazionale, l’Unione Europea deve mantenere la propria credibilità. Per farlo, deve spendersi per il pieno rispetto dei suoi valori fondanti e per il raggiungimento degli obiettivi e delle missioni, interne ed esterne, che si è data.
Un altro modo è quello di non derogare ai "Criteri di Copenaghen" (stabiliti nel 1993 e rafforzati nel 1995) nell'accettazione di candidature a Stato membro da parte di nuovi Paesi.
Tali criteri sono:
la presenza di istituzioni stabili a garanzia della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, del rispetto e della tutela delle minoranze;
un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione;
la capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui la capacità di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche che costituiscono il corpo del diritto dell’Unione (l’acquis), nonché l’adesione agli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria.
(https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM:accession_criteria_copenhague)
La pace è innanzitutto pace sociale. L’Unione Europea dovrebbe attuare con maggiore incisività politiche volte alla conoscenza, all'accettazione e al rispetto di tutte le diverse culture del mondo da parte dei cittadini dei propri Stati membri.
Il Parlamento Europeo sta già operando in tal senso: nel suo sito ufficiale è possibile consultare la lista di obiettivi da attuare per contrastare la povertà, l’esclusione sociale e la discriminazione.
Secondo quanto previsto dal Trattato di Roma del 2004, l’Unione Europa si prefigge di "combattere l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociale, la parità tra donne e uomini, uguali diritti per le diverse etnie, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore”. Questo Trattato, però, non è mai entrato in vigore, poiché non è stato ratificato da tutti gli Stati membri
Il problema è proprio questo: l'UE nel tempo ha proposto molte idee interessanti e potenzialmente efficaci, però non le ha ancora mai messe in atto.
Non bastano le parole, servono azioni.