Valore

Dune. Scritture su moda, progetto e cultura visuale

Vol. 002 n. 002, gennaio 2022

semestrale

editoriale

Maria Luisa Frisa

pp. 122

Ogni numero di Dune è un territorio aperto di ricerca, approfondimento e confronto. Il tema che, ogni sei mesi, il gruppo di lavoro decide di affrontare, scaturisce sempre da un’urgenza di verifica e trova, nella risposta sempre più ampia e imprevedibile della call for papers, nuovi spunti.

Valore si è rivelato un dispositivo capace di ampliare i suoi contorni provocando una serie di riflessioni in grado di rimettere in discussione convinzioni e definizioni, moltiplicando le traiettorie di esplorazione, i rapporti tra le diverse culture, i paradigmi progettuali in trasformazione, i concetti di autenticità e invenzione, solo per fare alcuni esempi. Riflessioni che si intrecciano con le conseguenze della crisi pandemica e che non necessitano di risposta ma di ascolto.

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I“Perché consideriamo l’originale più prezioso della copia?”. Con questo interrogativo si apre il saggio di Bianca Weeko Martin che indaga il paesaggio architettonico di Manila, nelle Filippine, e ricompone le influenze stilistiche delle diverse occupazioni coloniali.

Mentre Petre Mogo! e Laura Naum, fondatori della rivista Kajet – strumento con cui riconfigurare il pensiero e l’immaginazione dell’Europa dell’est – e della libreria-laboratorio editoriale Dispozitiv Books a Bucarest, riflettono criticamente sulla contraffazione, uno dei temi più discussi nella moda.

È la prospettiva dello stratagemma elaborata da Sianne Ngai nel libro Theory of the Gimmick (2020) a guidare Aude Fellay in una riflessione sull’economia mediatica contemporanea e sulle politiche interne dell’industria della moda, prendendo spunto dalla T-shirt con il logo DHL copia quasi perfetta dell’originale, mandata, con gran clamore, sulle passerelle di Parigi da Vetements.

Due marchi di moda come Natasha Zinko e Hood By Air sono centrali secondo Jessica Caroline Holburn per riflettere sullo streetwear contemporaneo.

Sono l’abiezione e l’erotismo, la mania e la provocazione esplicita a rendere evidente, nel primo una sensibilità post-sovietica, nell’altro invece a proiettare una mitologia cupa e distopica, un’atmosfera di rabbia e annientamento da era pandemica.

Attraverso Xeroxed: wearable pages, readable garments, Dune introduce invece la moda nella sua dimensione progettuale. Un paio di pantaloni, concepiti dalla designer Alia Mascia per questo numero, si trasformano in una pagina dove riattivare le rotte di un archivio di pubblicazioni effimere e underground.

Ed è l’importanza degli ephemera della moda, in quanto oggetti capaci di generare valore nel fashion system e guardati oggi con particolare attenzione da istituzioni, brand e designer, il centro della conversazione che Lisa Andreani conduce con Marco Pecorari, autore del volume Fashion Remains. Rethinking Ephemera in the Archive (2021) e Gregory, fondatore dell’account Instagram RareBooksParis.

Sempre interno agli studi di moda, è il testo aniconico di Maria Claudia Coppola e Margherita Tufarelli che affrontano la progettazione del sé e il ruolo culturale della moda in relazione alla digitalizzazione.

Sonia D’Alto tiene insieme le produzioni riflessive di Denise Ferreira Da Silva con il lavoro del collettivo Claire Fontaine e le pratiche di Valentina

Desideri e Adelita Husni-Bey in un’idea di materialismo magico e poetico che, unito alla confabulazione, diventa strategia curatoriale e artistica.

Il paesaggio, in particolare quello urbano costiero, colpito dall’innalzamento del livello dei mari provocato dal cambiamento climatico, è questione centrale nel contributo di Francesca Dal Cin, Beatriz Freitas Gordinho e Cristiana Valente Monteiro.

Questa vulnerabilità impone ad architetti e urbanisti di ripensare il valore degli elementi urbani e architettonici e il concetto di autenticità.

Il contributo di Muslin Brothers, studio di moda fondato a Tel Aviv da Tamar Levit e Yaën Levi è doppio, posizionato in punti diversi della

rivista e connesso a una residenza ad Arad, in Israele, nel deserto della Giudea. La residenza, in questa città decentralizzata, si svolge durante

il lockdown nella primavera 2020. I Muslin Brothers riflettono sulla dimensione temporale, sull’abito e il corpo, sulla centralità dell’autocritica e sull’occupazione di uno spazio. Se il primo intervento è una sequenza di immagini, in forma di saggio visivo, quello che chiude il numero è un testo performativo che viene definito “partitura interattiva meditativa”.

Una chiusura che diventa litania, preghiera, meditazione. Un invito a esercitare lo sguardo oltre le cose.

indice

Petre Mogos e Laura Naum

La seduzione del falso

pp. 115-118

ESSAYS 002.032

Proponendo una esplorazione critica della contraffazione, questo articolo si chiede se il “falso” sia diventato un inutile parassita che trae profitto dallo scimmiottare la moda o uno strumento prezioso per sovvertire il capitalismo globale. L’assunto di partenza è la transizione dal socialismo di stato al capitalismo di mercato nell’Europa dell’est e la serie risultante di appropriazioni performative. Avvolti nelle reti del capitale, è possibile che la copia, il falso e l’originale non siano quello che sembrano.

Keywords

Falsità, Autenticità, Occidente immaginario, Performance, Europa dell’est

bio >>>

Petre Mogos e Laura Naum sono i fondatori e direttori di Kajet, una rivista che mira a riconfigurare il pensiero e l’immaginazione dell’Europa dell’est. La loro ricerca si muove all’intersezione tra politica neoliberista e cultura popolare, memoria culturale e cultura visiva, e mondi dell’arte (post) socialista nel contesto di ambienti marginali e precari. Hanno anche inaugurato una libreria nel centro di Bucarest, chiamata Dispozitiv Books, che funziona anche come laboratorio editoriale.

contact@kajetjournal.com

petrica.mogos@gmail.com

laura.naum@gmail.com

Bianca Weeko Martin

Imitazioni filippine:

un elogio della riproduzione

pp. 119-123

ESSAYS 002.033

Come possiamo trovare nuovi approcci al valore storico culturale nelle post-colonie? Siamo in grado di accettareuna molteplicità di origini nella cultura visiva? Il paesaggio architettonico di Manila, nelle Filippine, è posto come esempio in cui le influenze stilistiche introdotte nelle successive occupazioni coloniali sono alterate, tradotte, tradotte male e attualizzate, fino all’emergere di una nuova fonte di valore localmente riscritta. Una panoramica delle tipologie architettoniche, come le chiese e gli edifici brutalisti, si appoggia agli scritti di Benjamin Buchloh sulle riproduzioni in arte.

Keywords

Riproduzione, Postcolonialismo, Sudest asiatico, Architettura, Filippine

bio >>>

Bianca Weeko Martin è una designer, autrice e appassionata frequentatrice delle arti e di Internet. Nata a Giacarta, in Indonesia, ha conseguito un Bachelor and Master of Architecture all’Università di Waterloo in Canada, ha ottenuto la 2021 Art Gallery of Ontario Emerging Artist Researcher Fellowship, e ha vissuto in Europa, Messico e Australia. È autrice di Architectural City Guide: Manila, che sarà pubblicata da DOM Publishers alla fine del 2022.

bweeko@gmail.com

di Francesca Dal Cin, Beatriz Freitas Gordinho, Cristiana Valente Monteiro

Il valore dell’archetipo.

Monumenti al futuro incerto

delle città costiere

pp. 124-127

ESSAYS 002.034

L’occupazione urbana al confine tra terra e acqua è diventata vulnerabile a causa dell’innalzamento del livello dei mari, che ci impone di ripensare il valore degli elementi urbani e architettonici in questo spazio-soglia. Difatti, lungo il paesaggio urbano costiero si possono osservare diverse vestigia e rovine di elementi architettonici e infrastrutturali. La necessità di ricostruire una città comporta una risemantizzazione del concetto di autenticità, mettendo in discussione i processi di copia, modellizzazione e archetipazione dell’architettura.

Keywords

Archetipo, Monumenti, Collage utopici, Autentico, Distopico

bio >>>

Francesca Dal Cin (Conegliano, 1990) si è laureata in Scienze dell’architettura con la specializzazione in Urbanistica e pianificazione del territorio alla Facoltà di Architettura di Venezia. Nel 2017 ha cominciato il dottorato alla Lisbon School of Architecture della Universidade de Lisboa (Portugal), con la tesi “Streets by the sea. Type, limit and elements”.

francescadalcin@fa.ulisboa.pt

Cristiana Valente Monteiro (Lisbona, 1997), studentessa del master in Architettura e urbanistica alla Lisbon School of Architecture della Universidade de Lisboa.

cristianavmonteiro@gmail.com

Beatriz Freitas Gordinho (Lisbona, 1998), studentessa del master in Architettura e urbanistica alla Lisbon School of Architecture della Universidade de Lisboa.

beatriz.gordinho@campus.ul.pt

di Muslim Brothers

Feral Intervention.

Una serie di immagini che esplorano

gli stati d’essere addomesticati,

selvaggi e ferini

pp. 128-131


STUDIES 002.035

Il contributo proposto è una serie di immagini, un’esplorazione visiva della zona cuscinetto tra la città e il deserto, che sorge vicino alla cittadina di Arad, nel deserto della Giudea, in Israele. La serie si occupa di corpi ed esseri tornati allo stato selvatico dopo l’addomesticamento. Queste entità, che avevano un tempo la forma di case, thumbnail e cerniere, vivono ora liberamente, forse non nel loro habitat “naturale”, ma sono tornate a essere selvatiche.

Keywords

Ferino, Attività di moda ampliata, Corpo e incorporare, Indossare, Fotografia

bio >>>

Fondato nel 2011 a Tel Aviv, con sede a Bruxelles, Muslin Brothers (Tamar Levit e Yaën Levi) prende il nome dal tessuto di mussola, largamente utilizzato per realizzare veli, camicie da uomo e prototipi di abiti prima della produzione. Lo studio agisce sia come brand di moda che come studio di ricerca per indagare sul modo in cui i sistemi personali e sociali sono definiti attraverso i vestiti. Il lavoro del duo si colloca nel fertile terreno al crocevia tra design, arte e ricerca, un’indagine poetica sulla biografia esperienziale dell’abbigliamento non firmato, raccogliendo affermazioni da produttori, chi indossa i vestiti e protocolli.

www.muslinbrothers-shop.com

di Maria Claudia Coppola e Margherita Tufarelli

Identità mediate:

valori della moda nella cultura digitale

pp. 132-135


ESSAYS 002.036

Il saggio intende indagare la contemporanea progettazione del sé e il ruolo della moda nella produzione di valori culturali. In particolare, la cultura digitale ha prodotto una moda mediata, che incide sull’identità, sull’autenticità, così come sulle memorie culturali. Ciò invita a soffermarsi sull’interdipendenza tra i valori che la moda produce e quelli di cui si nutre, che si offrono quali bussole di orientamento nella fluidità del mondo digitale, dove copie e simulazioni sono il frutto di una (ri)mediazione simbolica espressa in forma concreta.

Keywords

Cultura digitale, Memorie culturali, Identità, Autenticità, Mediazione

bio >>>

Ricarda Bigolin è una designer, formatrice e ricercatrice ed è Associate Dean per Fashion and Textiles Design alla RMIT University, Melbourne. La sua ricerca esplora il contesto sociale, culturale, etico e politico della produzione e del consumo della moda. Le sue attività comprendono D&K, una pratica critica della moda che produce abiti, performance, mostre, testi e film in important musei d’arte e design, gallerie, università e pubblicazioni di tutto il mondo. I linguaggi della moda in diversi media sono interrogati al fine di esplorare la più ampia influenza e l’impatto quotidiano della moda.

RMIT University, Melbourne

ricarda.bigolin@rmit.edu.au

di Alia Mascia

Xeroxed:

wearable pages, readable garments

pp. 136-137


PROJECTS 002.037

Il progetto XEROXED: wearable pages, readable garments propone una possibile modalità di rimessa in circolo e rivalorizzazione di materiale cartaceo underground, utilizzando come strumento principale il progetto di moda

grafica.

Il materiale utilizzato proviene da un archivio privato appartenente alla mia famiglia, che ha cominciato a formarsi nel 1974, ed è cresciuto fino alla fine del 2001, venendo poi messo in pausa. Nel 2016 ho ripreso in mano l’archivio e provato a ricostruirlo, aggiungendo tasselli mancanti e nuove acquisizioni. La collezione, che va dalla seconda metà degli anni sessanta fino ai primi duemila, ospita flyers, fanzines, booklets, posters e pubblicazioni legate alla cultura underground italiana ed estera.

XEROXED punta a mettere in moto una riattivazione ontologica dei contenuti in questione tramite il tessuto, il quale diviene tela e si trasforma nella nuova pagina su cui risvegliare universi di significato addormentati nell’archivio.

bio >>>

Alia Mascia è neolaureata in Design della moda all’Università Iuav di Venezia e

attualmente studentessa al corso MA Critical Fashion Practices all’ArtEZ

University of the Arts ad Arnhem, Olanda. La sua ricerca si basa principalmente

sui fenomeni e gli ephemera della cultura underground, che intreccia alla

progettazione di moda attraverso grafiche, stampe e manipolazioni del tessuto.

martinaaliamascia@gmail.com

Lisa Andreani

Histories are complicated.

Tentativo di tracciare le vite sfaccettate

degli ephemera della moda

pp. 138-141


CONVERSATIONS 002.038

A partire dalla ricerca realizzata da Marco Pecorari dedicata agli ephemera della moda e pubblicata nel volume Fashion Remains. Rethinking Ephemera in the Archive, la conversazione a tre voci coinvolge, oltre all’autore, anche Gregory, fondatore di RareBooksParis, un account Instagram che offre pubblicazioni rare e fuori stampa. Il dialogo esplora l’incontro con alcuni “resti della moda” e analizza l’evolvere dell’interesse in essi da parte di istituzioni, brand e giovani designer.

Keywords

Ephemera, Archivio, Collezione, Becoming, Martin Margiela

bio >>>

Lisa Andreani è curatrice e critica d’arte con base a Roma. Attualmente è coordinatrice editoriale e curatoriale al MACRO ; Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Nel 2019 ha completato il programma di ricerca Global Modernism Studies presso la Bauhaus Dessau Foundation in collaborazione con il V&A Museum di Londra. Dal 2018 lavora come archivista e ricercatrice per l’Archivio Salvo, del quale è entrata a far parte del comitato scientifico.

hellolisaandreani@gmail.com


Gregory è proprietario e fondatore di RareBooksParis, una libreria online che raccoglie pubblicazioni rare e fuori stampa, tomi difficili da trovare e alcune delle iconografie da collezione della moda. Dopo una carriera nel fashion design lavorando per Maison Martin Margiela, Louis Vuitton ed Hermès, ha iniziato RareBooksParis nel 2013 come progetto personale via Instagram. Da allora è stato incluso in diverse pubblicazioni e ha curato mostre tra cui Retail Apocalipse all’ETH di Zurigo, A Book Affair a Radio Athens e Daybed al MACRO Museo Roma.


Marco Pecorari è direttore del programma e assistente professore al MA in Fashion Studies alla New School Parsons Paris. È autore di Fashion Remains. Rethinking Fashion Ephemera in the Archive (Bloomsbury, 2020) ed è co-editore del prossimo volume Fashion, Performance and Performativity (I.B. Tauris, 2021). È anche co-fondatore del festival e della rivista Printing Fashion con sede a Parigi.

(www.printingfashion.fr).

di Jessica Caroline Holburn

L’estetica dell’eccesso

pp. 142-146

ESSAYS 002.039

Non è un segreto che lo streetwear di lusso non sia tanto una sottocultura sovversiva quanto una facciata scaltramente giocosa, che appare indifferente al capitale pur essendone sostenuto. Se il mondo è saturo di abbigliamento funzionale, brand di moda sperimentale come Natasha Zinko e Hood By Air conservano la loro allure attraverso l’eclettismo e la trasgressione, assegnando un valore a popolazioni che il capitalismo solitamente ignora o tratta con disprezzo.

Keywords

Capitale, Valore, Lavoro morto, Plusvalore, Plusgodere

bio >>>

Jessica Caroline Holburn ha pubblicato su Art Agenda, BOMB, Brooklyn Rail, Caesura, Fence, Filthy Dreams, Full Stop, Overland, Stillpoint Magazine e Topical Cream, tra le altre testate. Ha una laurea in Teoria dell’arte e letteratura inglese della Sydney University.

softassemblies@gmail.com

di Aude Fellay

Cos’è questa storia dello stratagemma?

pp. 147-150

ESSAYS 002.040

Basato su Theory of the Gimmick: Aesthetic Judgment and Capitalist Form di Sianne Ngai (2020), questo saggio esamina la ricezione del collettivo di moda Vetements attraverso la prospettiva del gimmick, o stratagemma, come forma “compromessa” che ha una “prestazione superiore” e al tempo stesso una “prestazione inferiore” alle attese. Lo stratagemma suscita una valutazione di eccesso e al tempo stesso di mancanza di sforzo, indice, nelle parole di Ngai, di una “incertezza riguardo al tempo e al valore”. Questo saggio tratta la famigerata T-shirt DHL come esempio principe dello stratagemma e delinea le affinità dello stratagemma con le forme mediatiche contemporanee e la sua importanza per i designer emergenti. Infine, collega l’uso oggi diffuso dello stratagemma ai cambiamenti strutturali che, a quanto pare, abbiamo appena cominciato a cogliere.

Keywords

Vetements, Sforzo, Truffa, Stratagemma, Informazione

bio >>>

Aude Fellay è una ricercatrice ed educatrice che vive e lavora a Londra. Coordina i corsi teorici del Master in Fashion and Accessory Design alla Università di Arte e Design di Ginevra (HEAD–Genève), e co-supervisiona il programma di studi del primo anno della laurea specialistica insieme alla designer Emilie Meldem. La sua ricerca ruota attorno al rapporto e alla dinamica tra immagine, moda e lavoro. Come educatrice, è impegnata in pratiche collaborative e nell’integrazione tra teoria e pratica. Ha una laurea magistrale in storia dell’arte con una specializzazione negli studi sulla moda, conseguita al Courtauld Institute of Art (Londra), e una laurea in storia e storia dell’arte alla Università di Ginevra.

aude.fellay@hesge.ch

di Sonia d'Alto

Esercizi di confabulazione: verso una riappropriazione del valore della vita

pp. 151-154



ESSAYS 002.041

Rifletto sulla possibilità di riappropriarsi dei valori della vita attraverso la poetica e il materialismo magico. Seguendo una prospettiva curatoriale, considero la proposta di Denise Ferreira Da Silva di una modalità poetica di intervento volta a modificare il valore economico e l’ingiustizia insiti nello stesso, intrecciandoli con le teorie del collettivo femminista Claire Fontaine sulla desoggettivazione e ampliandoli alle pratiche artistiche di Valentina Desideri e Adelita Husni-Bey.

Keywords

Soggettività, Valore, Discorso curatoriale, Pensiero speculativo, Materialismo magico e poetico

bio >>>

Sonia D’Alto è ricercatrice, scrittrice e curatrice. È attualmente tra i candidati al dottorato alla HFBK di Amburgo, e componente del team curatoriale della Fondazione Adolfo Pini a Milano. Fa parte di un gruppo di ricerca femminista che ha sede a Palermo. Sta lavorando per l’ufficio curatoriale del Madre di Napoli e a un progetto editoriale sulla poesia con Archive Books (Berlino/Milano).

sonia.m.dalto@gmail.com

di Muslim Brothers

Good Measures. Una partitura e una ricerca sulla riflessione meditativa, esercitando l’attività della moda in un’epoca di tempo elastico

pp. 155-159



PERFORMATIVE WRITINGS 002.042

Il testo proposto è stato inizialmente creato come brano audio che esplorava il coinvolgimento con un tempo elastico attraverso i vestiti e inviato a diverse persone in ogni parte del mondo dall’aprile 2020. Raccogliendo e assemblando i dati rilevati in una mostra futura presso l’Arad Contemporary Art Center, Good Measures è una partitura interattiva meditativa da leggere da soli davanti allo specchio, che guida il lettore a riflettere sull’autocritica e a documentarsi nello spazio e nel tempo circondandolo di vestiti. Desideriamo pensare attraverso il tempo interrotto del Covid-19 al potenziale della moda in un limbo – una normale attività di moda liberata dal calendario del settore – riflettendo sulla possibilità di rivalutare le unità temporali utilizzando vestiti, ricordi, aspettative, protocolli e superstizioni.

Keywords

Tempo e temporalità, Normale attività di moda, Consapevolezza, Autocritica, Moda ampliata

bio >>>

Fondato nel 2011 a Tel Aviv, con sede a Bruxelles, Muslin Brothers (Tamar Levit e Yaën Levi) prende il nome dal tessuto di mussola, largamente utilizzato per realizzare veli, camicie da uomo e prototipi di abiti prima della produzione. Lo studio agisce sia come brand di moda che come studio di ricerca per indagare sul modo in cui i sistemi personali e sociali sono definiti attraverso i vestiti. Il lavoro del duo si colloca nel fertile terreno al crocevia tra design, arte e ricerca, un’indagine poetica sulla biografia esperienziale dell’abbigliamento non firmato, raccogliendo affermazioni da produttori, chi indossa i vestiti e protocolli.

www.muslinbrothers-shop.com