La parità di genere pone l’attenzione su specifiche forme di violenza quali le molestie sessuali, il traffico e la prostituzione forzata, la mutilazione genitale femminile, lo stalking e la violenza in rete.
Nell'aprile 2024 il Parlamento ha adottato le prime norme dell'UE sulla lotta alla violenza contro le donne. L'obiettivo è prevenire la violenza di genere e proteggere le vittime, in particolare le donne e le vittime di violenza domestica. La direttiva chiede leggi più severe contro la cyber violenza, una migliore assistenza alle vittime, misure per prevenire gli stupri e una maggiore comprensione del consenso sessuale.
Le nuove norme vietano anche le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio forzato e delineano linee guida particolari per i reati commessi online. La legislazione includerà anche un elenco più lungo di circostanze aggravanti per i reati che dovrebbero comportare pene più severe, come i crimini contro personaggi pubblici, giornalisti o difensori dei diritti umani.
Le norme prevedono che la sicurezza e il benessere delle vittime siano prioritari, anche offrendo l'accesso ad alloggi protetti.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la violenza domestica è un fenomeno diffuso che comprende tutte le forme di abuso e i comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. La definizione di violenza domestica comprende tutte le azioni e i comportamenti volti ad affermare il potere e il controllo sull’altra persona, sulle sue azioni e sul suo pensiero. Pertanto, non si limita solo all’abuso fisico, ma può essere anche verbale, emotiva, psicologica, finanziaria e sessuale. Purtroppo, la violenza domestica avviene spesso all’interno delle mura di casa, un luogo che dovrebbe essere sinonimo di sicurezza, e colpisce principalmente le donne, perpetrata da uomini conviventi o coniugi.
In Italia, con l’acronimo ISTAT si intende l’Istituto Nazionale di Statistica, l’ente pubblico di ricerca italiano responsabile dei censimenti e delle indagini sociali ed economiche. Secondo i dati dell’indagine campionaria, condotta nel 2015 in Italia dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) e desunti da circa 25.000 interviste a donne tra i 16 e i 79 anni, la violenza colpisce 1 donna su 3 (31,5%: 6 milioni, 788 mila donne). Inoltre, poiché gli abusi sono spesso ripetuti, la stima reale degli episodi di violenza in Italia è di circa 14 milioni in un anno.
La violenza durante la gravidanza è stimata intorno all’11,8%. Nelle donne che hanno subito violenza durante la gravidanza in poco meno di un caso su quattro (23,9%) la violenza è diminuita rispetto al periodo precedente, mentre per l’11,3% delle donne è aumentata e per il 5,7% è iniziata proprio con la gravidanza.
La tabella mostra i tipi di violenza più frequenti di cui sono state vittime le donne in Italia nel 2019:
La violenza contro le donne genera costi sociali altissimi, stimati in circa 16 miliardi di euro l’anno. Questa cifra comprende spese sanitarie, interventi delle forze dell’ordine, costi legali e giudiziari, supporto ai servizi sociali e la perdita di produttività dovuta all’assenteismo lavorativo o alla ridotta capacità di lavorare delle vittime.
Come la violenza incide sull'economia:
Cure sanitarie: le vittime di violenza domestica spesso necessitano di trattamenti medici a lungo termine, dai ricoveri ospedalieri al supporto psicologico.
Sistema giudiziario: i procedimenti legali e le denunce comportano costi significativi per il sistema giudiziario, inclusi i servizi legali gratuiti per le vittime.
Servizi di supporto: i centri antiviolenza, le case rifugio e i programmi di reinserimento lavorativo sono fondamentali ma richiedono risorse pubbliche e private considerevoli.
Perdita di produttività: le vittime di violenza possono trovarsi costrette a ridurre o abbandonare l’attività lavorativa, causando una perdita economica non solo per loro stesse ma anche per il tessuto produttivo del Paese.
Oltre ai costi tangibili, ci sono conseguenze indirette difficilmente quantificabili: l’impatto sulle famiglie, il trauma che si ripercuote sui figli, e il perpetuarsi di una cultura che ostacola l'uguaglianza di genere. Ogni episodio di violenza rappresenta un passo indietro nella costruzione di una società equa e sostenibile.
Investire nella prevenzione della violenza di genere e nel sostegno alle vittime non è solo una questione etica, ma anche una strategia economica per ridurre un peso che grava su tutta la collettività. Promuovere pari opportunità e relazioni basate sul rispetto reciproco è la chiave per un futuro più prospero, non solo per le donne, ma per l’intera società italiana.
Per comprendere i cambiamenti nel tempo del fenomeno della violenza contro le donne, si sono confrontate le violenze verificatesi negli ultimi 5 anni con i dati relativi allo stesso intervallo di tempo, raccolti nella precedente indagine del 2006.
Il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subìto violenza fisica sono 1 milione 517 mila (il 7%), le vittime della violenza sessuale sono 1 milione 369 mila (il 6,4%); le donne che hanno subìto stupri o tentati stupri sono 246 mila, (1,2%), di cui 136 mila stupri (0,6%) e circa 163 mila tentati stupri (0,8%).
La violenza nelle relazioni di coppia, ha riguardato il 4,9% delle donne (1 milione 19 mila), in particolare il 3% (496 mila) delle donne attualmente con un partner e il 5% (538 mila) delle donne con un ex partner. Considerando solo le donne che hanno interrotto una relazione di coppia negli ultimi 5 anni, la violenza subìta sale al 12,5%.
Nel confronto con i cinque anni precedenti al 2006 si colgono importanti segnali di miglioramento: diminuiscono la violenza fisica e sessuale da parte dei partner attuali e da parte degli ex partner, e cala pure la violenza sessuale (in particolare le molestie sessuali, dal 6,5% al 4,3%), perpetrata da uomini diversi dai partner. Non si intacca però lo zoccolo duro della violenza nelle sue forme più gravi (stupri e tentati stupri) come pure le violenze fisiche da parte dei non partner mentre aumenta la gravità delle violenze subite.
Oltre alla violenza fisica o sessuale le donne con un partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia.
Nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subito volenza psicologica od economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner.
La violenza psicologica è in forte calo rispetto al 2006, quella commessa dal partner attuale diminuisce dal 42,3% al 26,4%. Diminuisce l’incidenza soprattutto di quella meno grave, ovvero non accompagnata a violenza fisica e sessuale (dal 35,9% al 22,4%).
Nel 2014, le violenze psicologiche più gravi (le minacce e l’essere chiuse in casa o l’essere seguite) riguardano l’1,2% delle donne in coppia, per un totale di 200 mila donne, mentre i figli sono stati oggetto di minaccia e ritorsione per circa 50 mila donne (0,3%). Per le donne che si sono separate dall’ex la strumentalizzazione e la minaccia dei figli raggiunge il 3,4%, le violenze psicologiche più gravi il 13,5%.
L’uomo, visto tradizionalmente come figura dominante, viene ora rivalutato nel contesto della coppia come fonte preziosa di supporto. Questo spostamento di prospettiva potrebbe portare a una migliore comprensione delle dinamiche relazionali e alla costruzione di rapporti più equi e armoniosi.
Il poeta e filosofo Khalil Gibran ha scritto: “Le donne sono come le onde, l’uomo è come la barca che le guida. La forza delle onde non annega la barca, ma è ciò che la tiene in movimento.”
Una metafora affascinante che sostiene l’idea di una partnership armoniosa e complementare tra uomini e donne, dove entrambi contribuiscono al progresso e al benessere dell’altro.
Di seguito è disponibile un video da noi realizzato, che racconta la testimonianza di una donna vittima di violenza da parte del marito, una drammatica esperienza d'abuso legata al suo essere donna. Questa storia toccante è narrata nel libro di Serena Dandini "Ferite a morte - Dieci anni dopo", un'opera che continua a dare voce alle vittime e a sensibilizzare sul tema della violenza di genere.