L’Europa ha adottato leggi, pubblicato raccomandazioni, favorito lo scambio di buone pratiche e offerto fondi per sostenere l’azione degli stati membri. Il Parlamento europeo adotta regolarmente relazioni di iniziativa sulle questioni di genere, chiedendo più sforzi per raggiungere l’uguaglianza.
Il Parlamento europeo è sempre stato molto attivo nel raggiungere l’uguaglianza fra donne e uomini e ha una commissione permanente sui diritti delle donne e l’uguaglianza di genere. Ogni anno il Parlamento europeo ricorda la giornata internazionale della donna organizzando eventi per mantenere alta la consapevolezza sui temi dell’uguaglianza.
A febbraio del 2021, il Parlamento ha adottato una risoluzione per valutare i progressi compiuti dopo oltre 25 anni dalla dichiarazione di Pechino e le sfide future che ancora attendono l'UE in relazione ai diritti delle donne. Gli eurodeputati hanno espresso preoccupazione per i passi indietro fatti in alcuni paesi dell'UE e il conseguente rischio che l'uguaglianza di genere possa essere ulteriormente rimandata nella tabella di marcia degli Stati membri. Il Parlamento europeo ha anche chiesto alla Commissione di garantire che i diritti delle donne siano presi in considerazione in tutte le sue proposte, di sviluppare piani concreti per arginare il tasso di povertà delle donne e, infine, di impegnarsi per diminuire il divario retributivo di genere.
Nel gennaio 2022, gli eurodeputati hanno rinnovato la loro richiesta per la creazione di una nuova formazione del Consiglio che favorisca gli incontri fra i ministri e i segretari di stato incaricati di occuparsi dell'uguaglianza di genere. L'obiettivo di tale nuova configurazione è quello di facilitare l'avanzamento di importanti iniziative per l'uguaglianza di genere, come la ratifica della convenzione di Istanbul sulla lotta alla violenza contro le donne.
Nel 2020 la Commissione europea ha adottato una serie di documenti programmatici in materia di parità di genere, che prevedono l'adozione di misure e azioni specifiche per i prossimi anni.
Il 5 marzo 2020 è stata presentata la Strategia per la parità di genere 2020-2025, recante una serie di azioni ritenute fondamentali per il raggiungimento dei tradizionali obiettivi in materia di equilibrio di genere: stop alla violenza e agli stereotipi di genere; parità di partecipazione e di opportunità nel mercato del lavoro; parità retributiva; equilibrio di genere a livello decisionale e politico. L'attuazione della strategia procederà attraverso l'adozione di misure mirate volte a conseguire la parità di genere, combinate a una maggiore integrazione della dimensione di genere.
Tra i primi risultati della strategia, il 4 marzo 2021 la Commissione ha proposto misure vincolanti per la trasparenza retributiva.
L'8 marzo 2022 la Commissione europea ha adottato una nuova proposta di direttiva a livello dell'UE per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. La proposta punta a introdurre norme minime mirate sui diritti di questo gruppo di vittime di reati e a configurare come reato le forme più gravi di violenza contro le donne e di violenza online.
Un traguardo fondamentale è la direttiva sull'equilibrio di genere nei consigli di amministrazione, che intende migliorare l'equilibrio di genere nelle posizioni decisionali delle imprese nelle principali società quotate dell'UE. Dopo 10 anni di negoziati, la direttiva è stata infine adottata il 22 novembre 2022.
L'8 marzo 2023 la Commissione europea ha avviato una campagna per combattere gli stereotipi di genere incentrata sugli stereotipi che interessano gli uomini e le donne in vari aspetti della vita, fra cui quando si tratta di fare scelte professionali, condividere le responsabilità di assistenza e prendere decisioni. Si tratta di un obiettivo concreto della strategia per la parità di genere 2020-2025.
Nonostante le disparità ancora esistenti, negli ultimi decenni l'UE ha compiuto notevoli progressi in materia di parità di genere, grazie a:
norme sulla parità di trattamento
l'inserimento della dimensione di genere in tutte le altre politiche (gender mainstreaming)
provvedimenti specifici per la promozione della condizione femminile.
Sono state constatate alcune tendenze incoraggianti, fra cui un maggior numero di donne nel mercato del lavoro e i progressi compiuti nell'acquisizione di una migliore istruzione e formazione.
Le disparità di genere, tuttavia, persistono, e nel mercato del lavoro le donne continuano a essere sovrarappresentate nei settori scarsamente retribuiti e sottorappresentate nelle posizioni con responsabilità decisionali.
L’indice di uguaglianza di genere monitora i divari tra uomini e donne in diversi ambiti, nei paesi membri. È stato elaborato da Eige e serve non soltanto a confrontare tra loro le performance dei vari stati membri, ma anche a monitorare i loro progressi nel tempo e a valutare l’effetto delle politiche vigenti. L’indice ha un punteggio che va da 1 a 100: più il valore si avvicina a 1 più i divari sono ampi, viceversa più si avvicina a 100 maggiore si può dire la parità.
Complessivamente l’ambito in cui si riportano i valori più elevati è quello della salute (88,5). Seguono denaro (82,6), lavoro (73,8) e uso del tempo (68,5). Ultimi invece i domini relativi alla conoscenza (63,6) e al potere (59,1). Quest’ultimo è anche l’ambito rispetto al quale i valori dei vari stati risultano maggiormente eterogenei. Si tratta però anche del dominio che, nel medio periodo, vanta il maggior aumento (+17,2 punti dal 2010).
Le disparità si concretizzano diversamente tra gli ambiti ma anche tra i diversi stati: si tratta infatti di un fenomeno complesso e stratificato, con degli elementi di intersezionalità. L’indice di uguaglianza di genere è da questo punto di vista uno strumento molto utile, che permette di quantificare i divari e monitorare il loro progressivo appianarsi o acuirsi.
L’indice di uguaglianza di genere nel 2023 e la differenza rispetto al 2013, nei paesi Ue
Sono i paesi del nord Europa a riportare i valori più elevati, primo tra tutti la Svezia, con 82,2. L’Italia è al tredicesimo posto, ben di al di sotto di Francia e Spagna ma sopra la Grecia. Il nostro è il paese che però ha registrato il miglioramento più evidente rispetto al 2013: +14,9 punti. Anche Portogallo e Lussemburgo riportano aumenti notevoli, di oltre 13 punti. Meno marcato invece l’incremento nel caso dei paesi dell’Europa orientale, che riportano valori bassi. Oltre ad alcuni stati come Finlandia, Svezia e Paesi Bassi, che però partivano da cifre elevate.
Secondo Eige si possono identificare quattro tendenze a livello di andamento:
paesi che stanno recuperando, ovvero che partendo da valori inferiori alla media la stanno raggiungendo (catching up);
paesi che partendo da valori molto elevati stanno progredendo con lentezza e quindi avvicinandosi a una stabilizzazione (flattening);
stati che invece, pur partendo da valori elevati stanno comunque progredendo rapidamente (outperforming);
paesi che sono ancora lontani dalla media europea (slower pace).
Rientrano nel primo gruppo l’Italia e alcuni altri paesi dell’Europa meridionale (Malta, Cipro, Grecia), ma anche Bulgaria, Croazia e Lituania. Il secondo gruppo comprende principalmente paesi dell’Europa nord-occidentale (Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi e Svezia), oltre alla Slovenia. Il gruppo degli outperformer comprende invece Spagna, Francia, Austria, Germania e Lussemburgo. Mentre nell’ultimo gruppo rientrano vari paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), orientale (Romania e Polonia) e baltica (Estonia e Lettonia).
L’Italia, come accennato, è il paese il cui indice di uguaglianza di genere è più aumentato nel corso dell’ultimo decennio: ormai a 2 punti di distanza dalla media europea. È interessante analizzare i dati relativi ai singoli domini, per osservare in quali ambiti il nostro paese ha fatto i maggiori progressi e dove resta più strada da fare.
L’Italia registra valori superiori alla media negli ambiti di tempo, potere e salute e inferiori in quelli di lavoro, denaro e conoscenze. L’ambito in cui è più avanti rispetto alla media Ue è quello del potere (3,6 punti), mentre al contrario nel lavoro è 8,8 punti indietro. In questo ambito l’Italia è ultima in Europa.
L’unico parametro peggiorato nel corso del decennio è quello della situazione economica (-2 punti), parte del dominio del denaro. Quest’ultimo complessivamente è aumentato, ma tra gli ambiti è quello con l’incremento di entità più bassa: +1,4 punti.