Nonostante i progressi significativi ottenuti nel corso del tempo, soprattutto grazie alle lotte per i diritti delle donne e alla crescente consapevolezza globale, molte società continuano a essere segnate da squilibri di genere profondamente radicati.
Secondo il Global Gender Gap Index del World Economic Forum (WEF) al ritmo attuale ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità di genere a livello globale.
Nel mondo, sono 129 milioni le bambine e le ragazze che non frequentano la scuola. Sono 650 milioni le bambine sposate prima dei 18 anni. Ben 200 milioni di ragazze sono sottoposte a mutilazioni genitali femminili. Milioni di donne sono state vittime di stupro nel corso della vita. Nell’Africa del Nord, le donne ricoprono meno di un quinto dei posti di lavoro nei settori non agricoli (dati Unicef). Le donne rappresentano solo il 28% dei manager e ricevono uno stipendio medio inferiore rispetto agli uomini del 16% circa (dati ISTAT). L’Italia, ricordiamo, secondo il Rapporto annuale del World economic forum, è al 63mo posto su 146 Stati per gender gap.
La disparità di genere è il prodotto di un intreccio complesso di fattori storici, culturali ed economici che hanno consolidato un sistema patriarcale, perpetuando le disuguaglianze tra uomini e donne. Alla base di tali disparità risiedono stereotipi di genere profondamente radicati, che attribuiscono ruoli distinti e considerati “naturali” ai due sessi. Queste costruzioni sociali generano aspettative e limitazioni, colpendo in modo sproporzionato le donne e riducendo le loro opportunità di partecipazione attiva nella sfera pubblica e professionale.
Le norme culturali e sociali, inoltre, continuano a relegare il ruolo delle donne principalmente a compiti legati alla sfera domestica e alla cura, limitandone l’accesso al mercato del lavoro, alla leadership e ad altri ambiti di realizzazione personale. Questo quadro è ulteriormente aggravato dall’insufficienza di politiche pubbliche efficaci e dall’assenza di misure strutturali volte a promuovere l’uguaglianza di genere. L’inadeguatezza di normative specifiche, come quelle relative alla parità salariale, al sostegno alla genitorialità condivisa o alla rappresentanza femminile nei ruoli decisionali, non fa che rafforzare le disparità preesistenti.
La disparità di genere non è una questione che riguarda esclusivamente i diritti delle donne: si tratta di un problema sistemico che influenza negativamente l’intera società, con conseguenze tangibili a livello economico, sociale e umano. L'assenza di uguaglianza di genere non è solo un’ingiustizia, ma un freno al progresso collettivo e allo sviluppo sostenibile.
Secondo le stime globali, l’esclusione delle donne dal mercato del lavoro e dai ruoli di leadership comporta una perdita economica significativa. La mancata valorizzazione del talento femminile riduce la produttività e il PIL delle nazioni:
Donne e mercato del lavoro: nei Paesi dove le donne hanno meno accesso a lavori retribuiti o di qualità, si registra un divario evidente nel contributo economico rispetto agli uomini. Questo riduce il potenziale produttivo di interi settori.
Leadership e innovazione: le donne sono sottorappresentate nei ruoli apicali delle aziende e delle istituzioni. La presenza femminile in posizioni di leadership è stata associata a una maggiore innovazione e resilienza aziendale, ma il mancato equilibrio di genere limita questi benefici.
Benefici di un maggiore coinvolgimento: uno studio della Banca Mondiale ha evidenziato che un aumento del 25% della partecipazione femminile al lavoro potrebbe aggiungere trilioni di dollari al PIL globale. Le economie che investono nella parità di genere generano maggiore prosperità per tutti.
La disparità di genere non si limita all’ambito lavorativo, ma ha effetti a catena sul tessuto sociale:
Cicli di povertà: le donne, soprattutto nei contesti più fragili, hanno meno opportunità di ottenere un reddito stabile. Questo le rende più vulnerabili alla povertà, perpetuando un ciclo di esclusione che colpisce anche le loro famiglie e comunità.
Accesso limitato ai servizi essenziali: molte donne non hanno accesso equo a istruzione, assistenza sanitaria o risorse economiche. Ad esempio, in alcune parti del mondo, le bambine sono costrette ad abbandonare la scuola per lavorare o sposarsi precocemente, compromettendo il loro futuro.
Esclusione sociale e discriminazione: le donne affrontano barriere culturali e strutturali che impediscono loro di partecipare pienamente alla vita pubblica. La mancanza di uguaglianza sociale limita la possibilità di promuovere cambiamenti positivi per le generazioni future.
Quando metà della popolazione mondiale non ha le stesse opportunità di contribuire allo sviluppo, l’intera società ne risente:
Sviluppo umano rallentato: la disparità di genere impedisce il pieno utilizzo delle capacità, delle competenze e del talento delle donne, limitando le innovazioni e il progresso in tutti i settori.
Obiettivi di sviluppo sostenibile: l’uguaglianza di genere è uno degli obiettivi centrali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Senza progressi significativi in questo ambito, sarà impossibile raggiungere gli altri obiettivi globali, come la riduzione della povertà e la crescita inclusiva.
Una società meno equa: le disuguaglianze di genere rafforzano le divisioni sociali e alimentano tensioni, creando una società meno coesa e più incline alle ingiustizie.
Promuovere la parità di genere non è solo una questione di giustizia, ma un’opportunità per costruire una società più prospera e inclusiva. Gli investimenti nell’istruzione, nella salute e nell’empowerment economico delle donne generano ritorni significativi:
Le donne che lavorano e partecipano pienamente alla società contribuiscono a creare un’economia più forte e resiliente.
L’accesso all’istruzione femminile è direttamente correlato a una riduzione della mortalità infantile, a famiglie più sane e a comunità più stabili.
Società con maggiore equità di genere hanno livelli più alti di felicità, benessere e sostenibilità ambientale.