La nostra recensione

Il sale della terra è un documentario che racconta la vita e la carriera di un fotografo brasiliano, Sebastião Salgado nato nel 1944 ad Aimorés. Questo documentario è stato girato da Wim Wenders e da Riberio Salgado, figlio di Sebastião. Il sale della terra è stato girato nel 2014 è stato presentato al festival di San Sebastian 2014 e al festival internazionale del film di Roma del 2014.

I luoghi

Nel Il sale della terra il compito di Salgado è quello di mostrare a tutto il mondo cosa sta succedendo nei paesi che non vengono raccontati molto.

Possiamo vedere nel film i vari luoghi dove lui ha trascorso la sua vita e come si è adattato alle culture straniere e come ha incontrato animali e popoli vicini all’estinzione, nel suo viaggio possiamo vedere le foreste tropicali dell’Amazzonia dove viene accolto da un gruppo di indigeni sopravissuti fino ad ora con le deforestazioni, oppure nel Congo dove trova un popolo in difficoltà dove per colpa della povertà morivano in gran numero ogni giorno. Possiamo vedere anche una foto di un bambino nudo col suo cane che guarda l’orizzonte di un deserto Africano arido, nel suo viaggio arriva fino ai ghiacciai dell’Antartide dove si diverte a fotografare un orso polare e un gruppo di trichechi.

Nella fine del film possiamo vedere Salgado che torna nella sua vecchia casa dove tutto ormai e morto per la siccità quindi decide insieme alla moglie e di un gruppo di volontari di ripiantare la foresta che c’èra quando era piccolo facendo crescere milioni di alberi.

Questo dimostra che l’uomo può distruggere ma può anche ricreare.

I progetti fotografici

Il film “Il Sale Della Terra” racconta dei progetti fotografici che Salgado ha compiuto dagli anni ‘70 ad oggi. Le sue fotografie ritraggono dei fatti reali: come la morte, le guerre, la povertà e la natura. Il suo primo viaggio è stato nel 1977 in America del Sud dove, dopo circa sei anni, porta a termine il progetto Otras Américas un grande lavoro che racchiude i modi di vita e le condizioni di lavoro dei contadini. Negli anni ‘80 compie un viaggio in Brasile, nella sua casa natale, dove si sofferma sul tema della denuncia sociale: le sue foto riescono ad arrestare l’anima di quel popolo: racconta dei bambini che non raggiungono il paradiso ma rimangono nel limbo, il movimento dei contadini senza terra, che devono combattere per poter produrre dei viveri. Nel 1984 si reca in Africa, un’esperienza che gli sconvolge tutto il suo modo di pensare e percepire le cose: parte dalla siccità del Sahel e successivamente raggiunge l’Etiopia: descrive i campi dei rifugiati di un popolo di religione copta, che secondo lui, la loro fuga, è una conseguenza politica più che naturale. La sua fotografia racconta di volti giovani che muoiono in gran parte durante la notte per il freddo. Si conclude così un altro progetto the end of the road, dove racconta della fame. Un altro grande progetto fotografico è Workers: La mano dell’uomo, durato all’incirca sei anni, è una vera e propria opera d’arte. Il suo viaggio inizia in Brasile, nella miniera di Serra Pelada dove una massa di 50.000 persone comuni sono prese dal desiderio di arricchirsi. La fortuna dipende dal sacco in cui può non esserci niente oppure un chilo d’oro. La sua seconda tappa è il Kuwait dove nel 1991 Saddam ordina di incendiare i pozzi di petrolio. Di giorno sembra piena notte e, nonostante la sospensione delle fiamme, si sentono ancora violenti rumori. Inizia poi un altro progetto chiamato Exodus, ambientato nuovamente in Africa: Rwanda, Uganda, Tanzania, Congo, e Burundi. Il progetto si sofferma sull’emigrazione di molteplici popoli dall’Iraq, Sudamerica e Palestina per la fame e il predominio mondiale. Questa esperienza lo ha spaventato molto, tanto che ormai non crede più a niente ed è convinto che non ci sia salvezza per la specie umana. La sua terra, e il dedicarsi a migliorare l’ambiente guarisce la disperazione di Salgado e gli offre un’idea per un nuovo progetto fotografico sulla natura Genesis, noto come un ringraziamento al pianeta. Tutto ciò riconduce il fotografo in giro per il mondo per circa dieci anni, consentendogli di raggiungere una visione più bella del pianeta Terra.

Le inquadrature

Le inquadrature, i campi e i piani hanno un ruolo fondamentale in un film e per l’appunto Sebastião Salgado ci “gioca”molto bene. Le inquadrature di questo film-documentario sono abbastanza diverse fra di loro.Compaiono molti primi piani su Salgado,gli Indios o altre persone, infatti nei primi piani di Sebastião e Leyla si vuole far vedere l’espressione facciale e quindi la felicità che loro provano stando insieme.Non ci sono solo inquadrature su persone o cose, ma principalmente le riprese sono fatte a paesaggi e luoghi(campi).Essendo un fotografo Sebastião infatti fa molto uso di campi lunghi e lunghissimi.Oltre alle inquadrature in questo film risalgono molte foto e immagini di qualsiasi tipo e la maggior parte o quasi la totalità sono in bianco e nero.La tecnica più interessante e coinvolgente è la dissolvenza, cioè,il volto di Sebastião Salgado appare e scompare dissolvendosi facendo da sfondo alla foto o alla scena sullo schermo.

Le musiche

La colonna sonora del film Il sale della Terra è di Laurent Petitgand, cantante ed attore francese. Nel 2015 la colonna sonora fu invece inserita nella shortlist delle 114 colonne sonore candidate agli Oscar per la migliore colonna sonora. Tuttavia, in quest’ultima categoria, il film non arrivò alle fasi finali.E’ composta da brani strumentali che accompagnano le immagini del fotografo brasiliano. La musica è delicata, e commovente, ed appoggia spesso la voce del narratore anche durante scene molto forti come famiglie che muoiono di fame in mezzo al deserto. Salgado, il protagonista del film, riesce a raccontare direttamente allo spettatore, coinvolgendolo nel racconto.

Alcuni brani della colonna sonora sono:
-The Salt of the Earth
-Instituto Terra
-Papu's Song
-Nenets
-Serra Pelada
-Human Spirit
-Wrangel Island
-Sick Soul
-The Photographer
-The End of The Road
-The Last Trip
-Zoé's
-Back To Brazil