Le donne nella storia
DONNE O SOLDATI, CHI HA FATTO LA GRANDE GUERRA?
Attività di rielaborazione di fonti storiche, a partire dalle pagine del giornale di guerra “La Tradotta”.
Le donne, nel corso della storia, prima di raggiungere i loro obiettivi di parità, hanno subito molto: dalle percosse, alle derisioni, alle discriminazioni, fino alla morte. Anche durante la Prima Guerra Mondiale (‘14-’18) il loro ruolo è stato fondamentale per la continuazione del conflitto, soprattutto dal punto di vista morale. Durante la guerra, le donne sono riuscite a dimostrare la loro forza al popolo, aiutando sia l'esercito che la loro famiglia, facendo un passo avanti verso i loro diritti. Esse, oltre al supporto psicologico, hanno fornito un grande aiuto nelle fabbriche, mentre i soldati combattevano al fronte, aumentando la produzione di armi, rafforzando il loro equipaggiamento. Le donne, in questi anni, non sono state solo madri e mogli a casa, pronte ad occuparsi dei figli e a sperare nella fine della guerra e nel ritorno dei propri mariti, partiti per il fronte. Esse, infatti, sono state anche la speranza per molti soldati. La croce rossa, raffigurata sul camice indossato da alcune di loro, era segnata anche sul loro cuore, che, proprio come scriveva Giuseppe Ungaretti nella poesia “San Martino del Carso”, non potrà mai più essere cancellata. Le crocerossine erano donne, guerriere, che salvarono la vita di migliaia di soldati e alleggerivano le loro faticose giornate all’insegna della morte. Gli davano forza, coraggio e li facevano sognare, alleviando il profondo dolore delle ferite. Erano viste, da essi, come sorelle dei vivi e dei morti. Durante la guerra, una tra le più conosciute crocerossine era la Duchessa d’Aosta, la quale dedicò gran parte della sua vita a curare i soldati malati che la ricordarono come la più forte delle guerriere nobili, che rinunciò allo sfarzo di una vita lussuosa per salvare quella di migliaia di italiani al fronte.
Molte persone durante la Grande Guerra non poterono partecipare direttamente al conflitto; un documento che parla proprio di ciò è una pagina fumettistica tratta da un giornale dell’epoca, “la Tradotta”. Il soggetto principale di essa è un borghese che si chiama Apollo Mari, il quale viene ripetutamente infastidito da persone che gli chiedono oggetti a vari scopi: dalla sua coniuge, dalle sue due figlie, da una crocerossina che stava per dirigersi al fronte, dalla suocera e dal Dottor Tale. Ognuno di essi si porta via gli oggetti di Apollo per poter dare un contributo alla guerra. Una citazione riportata nella parte finale è “Altri esponenti della vita al fuoco: quel che ho dato è ancora poco!” che viene riferita al fatto che donare degli oggetti non può essere comparato a donare la vita durante la guerra. Tuttavia, la vignetta sottolinea anche il ruolo fondamentale ricoperto da ogni cittadino durante la Prima Guerra Mondiale, pur senza combattere in prima linea, come accaduto alle donne. Le donne, esseri molto fragili, ma invincibili. Le fondamenta della società e l’essenza del concetto di umanità completa. Sono considerate da sempre il tassello di un meraviglioso enigma, complesso in ogni sua sfumatura. Le madri di una vita costellata, purtroppo, nel corso della storia, da troppe preclusioni. Tuttavia l’essere umano ha una coscienza, una capacità di pensare, di riflettere su ciò che accade, che vive, che prova, unicamente incredibile: questo è ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi, questo è quello che ci fa capire che abbiamo la possibilità di cambiare, di mutare la nostra concezione del cambiamento e di abbracciare il futuro con quella mentalità originale che ci rende una specie eccezionalmente preziosa. Rivalutare il ruolo delle donne, ad esempio nel primo conflitto mondiale, può essere un primo passo per migliorare noi stessi e il nostro futuro!
Anita Maria, Lavinia, Sara, Anna, Alyssa, Giovanni, 3^C
Ecco il tanto atteso appuntamento del venerdì
CARA MAMMA TI SCRIVO...
Attività di rielaborazione di fonti storiche, a partire dalle pagine del giornale di guerra “La Tradotta”.
Anche questa settimana vi porteremo notizie dal fronte per sentire vicini i vostri figli, i nostri soldati-eroi. Il fante è per noi, che non siamo al fronte, un uomo mitico, un eroe. Carletto, così chiameremo ogni soldato italiano, è colui che risponde ad ogni ordine senza mai rifiutarsi di servire la patria, un vero e proprio soldato modello. Il suo zaino è pieno di utensili come gavetta, tazza, cucchiaio… E’ dotato anche di oggetti più improbabili, come stringhe, pettinini e sigari che servono quasi per dimenticarsi della guerra. Non manca ovviamente l’artiglieria, con le munizioni e le bombe a mano, armi essenziali per un soldato in guerra. Con tutti questi oggetti sulle spalle, sembra addirittura una chiocciola che porta la sua casa sul dorso. Pur sopportando tali fatiche, il morale è comunque sempre alto e, senza domandare mai nulla, il fante prosegue con ogni condizione metereologica. Carletto combatte valorosamente per vincere la battaglia di Vittorio Veneto, superando diverse difficoltà, senza mai sostare e resistendo al gelo e alle ferite interne ed esterne. All’interno ogni famiglia italiana è giusto provare molto orgoglio nei confronti dei soldati che hanno protetto le nostre case.
Nonostante i numerosi elogi ricevuti, Carletto rimane sempre umile e composto. Forte è anche la nostalgia provata dal fante verso chi lo aspetta a casa, a cui, tramite le lettere, vorrebbe infondere, da lontano, il coraggio nell’attesa del difficile ritorno dal fronte. La lontananza dagli affetti e la paura della guerra, tuttavia, non fermano i nostri giovani soldati perché sanno di combattere, con valore, per tutti noi, per la nazione e la libertà. Tutti i vostri figli, come voi, si stanno domandando quando mai arriverà la pace e come sarà la tregua, vorrebbero solo riabbracciare le loro madri e amanti. Ricordate che i vostri figli sono degli eroi! Ogni settimana cerchiamo di portarvi in luoghi diversi del campo di battaglia per parlarvi dei nostri cari ragazzi e adorati uomini che combattono e proteggono le nostre vite con tutte le loro forze. Sappiamo quanto sia dura la lontananza ed è proprio per questo che vi “inviamo” nuove informazioni per rimanere tutti vicini ed uniti in questo periodo. Ci piace immaginare che, leggendo le nostre parole, possiate essere, ancor più, madri orgogliose e fiduciose nella riuscita dell’impresa intrapresa dai nostri soldati.
Francesco, Matilde, Angelo, Queensca, Davide e Alen, 3^C
Favola
I DUE FRATELLI SCOIATTOLI
Questa favola insegna che il tempo non va sprecato, ma utilizzato sapientemente.
In un bosco d’alta montagna scorrazzavano da un albero all’ altro due giovani scoiattoli. L’inverno si stava avvicinando ed a breve sarebbero entrati in letargo. Il fratello più piccolo, che tra i due era il più prudente e riflessivo, passava le sue giornate a far scorta di ghiande mentre il fratello maggiore trascorreva il tempo oziando su un’amaca di giunchi fuori dalla sua tana. Con fare sprezzante prendeva in giro il fratello:
"Guarda che sciocco sei! Non ti godi l’estate e pensi già all’arrivo dell’inverno. Goditi la vita invece di affannarti in cerca di ghiande!" L’inverno arrivò prima del previsto e il bosco si coprì di neve. Il fratello minore aveva fatto in tempo a raccogliere il cibo necessario per superare la stagione fredda, mentre il fratello maggiore si trovò costretto a chiedere in prestito le ghiande per non morire di fame. “Oh stolto! Spero tu abbia imparato la lezione! Quante volte la nostra mamma ci diceva chi ha tempo non aspetti tempo!” disse il fratello minore.
Alessandro Papi, 1^D
INCREDIBILE IMITAZIONE DELL'INFERNO DANTESCO
8 febbraio 2022
E’ successo l’8 febbraio alla scuola Cima. La professoressa ha assegnato un lavoro di gruppo a 5 ragazzi che avrebbero dovuto imitare Dante Alighieri scrivendo, in poesia, un nuovo episodio, attualizzato, nell’Inferno dantesco. I ragazzi ce l’hanno messa tutta, anche se non è stato semplicissimo e ora vi riportiamo le loro parole: “E’ stata un’esperienza fantastica, ci siamo divertiti ed abbiamo imparato tanto. Inoltre ci siamo confrontati tutti e siamo tutti d’accordo che Dante ha scritto un’opera impensabile. Oltre alle parole usate, la struttura è incredibile.” così ha risposto uno dei ragazzi. “Ma come vi siete organizzati?” ha chiesto il nostro inviato. “Prima di tutto ci siamo divisi i ruoli in classe e abbiamo cominciato il lavoro.
La cosa che ha fatto riuscire bene il nostro lavoro è che ci siamo divertiti, come ha già detto il mio compagno. Abbiamo anche preparato alcune rivisitazioni della struttura dell’Inferno dantesco e una scenetta con la quale rappresenteremo un peccatore che in vita fu un nullafacente. Abbiamo proposto tutti un’idea su come sarebbe dovuto essere il personaggio, prendendo spunto da persone reali. Ovviamente abbiamo anche cercato di far ridere". I piccoli Dante Alighieri sono tornati a scuola e hanno lasciato un messaggio: “Noi ci siamo riusciti anche se inizialmente non sapevamo da dove partire. Tutti possono fare tutto, basta avere determinazione!".
Nicolo’ Sossai, 2^C
L'ALTRUISMO
Tanto tempo fa, nella savana africana, viveva un branco di elefanti composto da sei femmine adulte e dieci cuccioli. Avevano eletto capo branco la più anziana e saggia tra loro. Con molta delicatezza, ma allo stesso tempo con fermezza, guidava il branco negli spostamenti da una zona all'altra della savana. Le stagioni di pioggia e di siccità si alternavano in modo irregolare, quindi gli elefanti dovevano essere pronti a spostarsi a cercare acqua e cibo altrove, quando il fiume presso cui si trovavano si esauriva. Quella volta la situazione si presentava piuttosto critica: il fiume, pur avendo un letto molto largo, si era del tutto prosciugato. Gli elefanti utilizzavano il loro olfatto molto sviluppato per cercare l'acqua, ma, nonostante i continui spostamenti, sembrava proprio che di essa non ci fosse nessuna traccia. Ogni volta che ne annusavano la presenza, si fermavano, e con le loro lunghe proboscidi provavano a scavare alla ricerca di qualche pozza sotterranea, ma niente: si rivelavano sempre false piste. L'elefantessa capobranco sapeva di dover tenere alto il morale del gruppo, ma al contempo si rendeva conto che dalla disponibilità di una pozza d'acqua dipendeva ormai la sopravvivenza dell'intero branco. Se entro sera non avessero bevuto, non ce l'avrebbero fatta. Instancabile, continuava a spostare il branco e a cercare, e a scavare. Finalmente, la sua esperta proboscide le rivelò una buona traccia e, pur sfinita e disidratata, continuò a scavare di buona lena estraendo prima terra bagnata, poi fango sempre più liquido, poi acqua sporca e poi, finalmente, raggiunse la tanto desiderata acqua fresca e pulita.
Stremata, la tentazione di approfittarne si fece fortissima, ma la nostra capobranco era una elefantessa molto generosa. Si ritrasse, facendo abbeverare prima i cuccioli, poi le altre femmine adulte, affinché si rifocillassero. Qualcuna insisteva debolmente per cederle il suo turno, ma lei era irremovibile. In cuor suo sperava che l'acqua non si esaurisse… ma d'Altronde era disposta a rischiare la sua vita, per la sopravvivenza del branco. Quando tutti ebbero bevuto, era talmente debole e disidratata che non riusciva a trovare le forze per raggiungere l' acqua con la sua lunga proboscide. Solo allora il branco si rese conto del grandissimo sacrificio: si guardarono tutti negli occhi e nello stesso momento decisero di aiutarla a mettersi in piedi, spingendola con i loro musi e incitandola a trovare le forze per bere. Capirono, tutto d'un tratto, il grande sacrificio che era stata capace di compiere per loro. Tutto quell'entusiasmo e quell'affetto le diedero l'energia per affrontare l'ultimo sforzo e finalmente, abbeverandosi, recuperò le forze. Tutto il branco era salvo. Ne era valsa la pena!
Non c'è regalo
più bello che volere
il bene gli uni degli altri.
Giulia, 1^D
LA ROSA
Elizabeth Tongne Forba, 1^A