Romeo Rubino Salmonì, figlio di Elia Salmonì e Sara Sonnino, è nato in Italia a Roma il 22 gennaio 1920. Arrestato a Roma. Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. È sopravvissuto alla Shoah.
Data di nascita: 22/01/1920
Luogo di nascita: Roma
Data di morte: 09/07/2011
Luogo di morte: Roma
Figlio di: Sara Sonnino e Elia Salmonì
Fratello di: David Salmonì e Angelo Salmonì
Luogo d'arresto: Roma
Data di arresto: 30/04/1944
Luogo di detenzione: Roma carcere
Luogo di raccolta: Fossoli campo
Numero di convoglio: Convoglio n.13
Data di partenza del convoglio: 26/06/1944
Data di arrivo del convoglio: 30/06/1944
Campo di destinazione: Auschwitz
Numero di matricola:A-15810
Data di liberazione: 01/06/1945
Data di rimpatrio: 09/09/1945
Romeo Rubino Salmonì è nato a Roma il 22 gennaio 1920. Quando aveva 24 anni fu mandato nel ghetto di Roma, e lì viveva molto male perché c'era molta povertà, anche sé si poteva permettere di mangiare grazie a suo padre che lavorava. Tutti gli volevano molto bene, sua madre con i pochi spiccioli che potevano permettersi comprava un po' di verdura e faceva un'insalatona che condivideva con tutto il quartiere. Il 30 aprile del 1944 la sua vita, però, cambiò: fu arrestato e portato al carcere di Roma, dove vide madri con bambini e uomini che non avevano fatto nulla di sbagliato nella propria vita essere incarcerati senza motivo. Dopo due mesi di carcere lo misero sul convoglio n. 13 per il campo di Fossoli, un campo di transito. Arrivarono al campo di Auschwitz quattro giorni dopo, si è dovuto dividere dalla sua famiglia e qui gli hanno tatuato il suo numero di matricola A-15810. I mesi passarono e vedeva sempre trasporti pieni di bambini spensierati con i loro giochi in mano andare verso i crematori. La fiamma rimaneva accesa per due giorni di fila, lunga circa due metri, e spargeva nel campo il loro odore. Nel campo c'erano spesso molte persone che erano tristi e lui quando le vedeva provava sempre a farli sorridere, certe volte ci riusciva e certe volte no. Ma diceva sempre agli altri: <<Non dovete rattristarvi dovete gioire perché voi non dovete pensare che domani morirete ma che tra un giorno all'altro ci riporteranno a casa dalle nostre famiglie>>. Ad Auschwitz conobbe una persona polacca che all'appello era prima di lui, di cognome faceva Lalicharski quasi simile al suo e grazie a lui iniziò a riuscire a capire come si leggeva il suo numero. Peccato che un giorno Salmonì non vide più il suo amico polacco e ce la mise tutta fino alla fine di quel periodo infernale. Scrisse anche una lettera a sua madre che, purtroppo, non le arrivò mai. Il 1 giugno del 1945 fu liberato e provò subito a cercare i suoi fratelli e i suoi genitori, ma non li trovò perché erano stati uccisi tutti. Dopo il 9 settembre del 1945 fu riportato nella sua Roma, dove morì il 9 luglio 2011.
pagina curata da Samuele Luciani