Meravigliosa notizia: le Fondazioni "Riz Ortolani" e "Franco Zeffirelli" danno il proprio Patrocinio al Laboratorio di Musica col Cinema
La Docenza come missione di vita e non come mero lavoro!
L'Insegnamento come consegna del testimone alle nuove generazioni!
La Musica come universale linguaggio di pace!
L'Arte come elevazione dello spirito!
La Ricerca e lo Studio come stile di cammino!
Lo Stupore, la Creatività e l'Ironia come sali vitali!
Alessandro Crosta
Docente di Teoria, ritmica e percezione musicale
presso il Conservatorio "D. Cimarosa" di Avellino
Poli-flautista, arrangiatore, autore ed ideatore di spettacoli musicali che personalmente dirige, studioso e ricercatore di manoscritti di musica da film, collezionista di strumenti musicali, è titolare della cattedra di Teoria, ritmica e percezione musicale, Dipartimento di Teoria e Analisi, Composizione e Direzione presso il Conservatorio Statale di Musica "D. Cimarosa" di Avellino.
Molto interessato alla didattica e al suo rinnovamento, ha ideato e conduce regolarmente laboratori musicali davvero innovativi e avvincenti, che negli anni hanno coinvolto sinora diversi centinaia di allievi. Alla base della sua azione didattica c'è la volontà di rompere gli schemi canonici e di promuovere un apprendimento musicale basato sulla socialità, l'inclusività, il mutuo soccorso tra gli stessi discenti, la semplicità, la magnanimità ed il divertimento. Recentemente ha ideato e lanciato i LABORES, acronimo di "Laboratori Orchestrali Estemporanei", laboratori orchestrali realizzati con partecipanti volontari che hanno il solo obbligo di portare con sé il proprio strumento musicale e di suonare con gli altri, in modo estemporaneo, all'impronta, senza doversi preoccupare del proprio livello esecutivo di partenza. La finalità dell'azione laboratoriale non è quella di arrivare ad un'esecuzione perfetta dei brani, piuttosto quella di godere della socialità derivata dal semplice suonare insieme, scevra da quello che il Maestro Crosta chiama "stress da errore". I laboratori orchestrali vengono generalmente tenuti in diversi luoghi, Comuni, Teatri, Piazze, Scuole, proprio col fine di diffondere la musica e il piacere di fare musica in ogni dove.
Dal 2021 ha istituito due laboratori permanenti presso il Conservatorio di Avellino (Laboratorio Produzione di spettacoli musicali per l'infanzia, Laboratorio sperimentale di Musica Attuale e Laboratorio di Musica col Cinema) che hanno come mission la formazione di un’Ensemble musicale, strumentale e/o corale, costituita da allievi, sia interni che esterni al Conservatorio, che aderiscono in modo volontario al progetto e che partecipano alle attività senza l’obbligo di una votazione finale, ma semplicemente condividendo le finalità del laboratorio. Obiettivo del Laboratorio dedicato all'infanzia è la diffusione della musica a partire dalla giovane età, l’incentivazione dello studio accademico di uno strumento musicale, con speciale riguardo agli strumenti musicali meno diffusi, come l’arpa, il corno, il trombone, la viola ecc., l'avvicinamento degli allievi accademici verso il mondo musicale attuale. La denominazione invece del Laboratorio Sperimentale di “Musica Attuale” è un'idea del Maestro Alessandro Crosta che ha coniato questa definizione inedita volta a rappresentare quel repertorio musicale composto negli ultimi cinquant’anni strettamente connesso con la musica di fruizione del momento, e per questo “attuale”.
Nel 2023 ha ideato ed avviato un nuovo laboratorio denominato "Laboratorio di Musica col Cinema" , nel quale vengono analizzate ed approfondite musiche da film scritte da grandi compositori, con l'intento di ri-eseguirle dal vivo in contemporanea alla proiezione delle immagini cinematografiche; il fine primario del laboratorio è quello di rendere consapevole il pubblico che le musiche, spesso tanto amate, sono "udibili" proprio grazie all’esistenza del musicista e del suo fare arte. La proposta è quindi quella di "ri-umanizzare" la musica da film che da "registrata" diventa di nuovo opera frutto dell'artigianato umano. Ogni laboratorio si completa con un'esecuzione pubblica neo-denominata dal maestro Crosta "Concerto-Filmico", ovvero concerto associato alle immagini che scorrono su uno schermo poste dietro ai musicisti, e di conseguenza volutamente poste in secondo piano rispetto alla musica eseguita dal vivo. Accanto all’esecuzione musicale, vengono realizzate conferenze/concerto alle quali partecipano personalità di rilievo internazionale.
Importanti riconoscimenti sono giunti per i laboratori del maestro Crosta dal "Giffoni Film Festival", e dal "Goleto Festival", che hanno ospitato repliche degli eventi frutto delle attività laboratoriali.
Ottiene il primo diploma, vecchio ordinamento, nel 1998 in flauto traverso con il massimo dei voti presso il Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino nella classe del M° Nicola Caiazza, con il quale frequenta anche il corso biennale di Tirocinio. Prosegue gli studi flautistici di perfezionamento in Italia con Jean Claude Masi, già primo flauto dell'Orchestra "Scarlatti" della Rai di Napoli, e in Svizzera con Conrad Klemm, padre dell'Alexander technique applicata alla musica, già primo flauto dell'Orchestra della Rai di Roma. Contemporaneamente approfondisce altri studi sempre al Conservatorio di Avellino dove consegue tre corsi sperimentali di primo livello in Manager dello Spettacolo, Musica Contemporanea e Strumenti a fiato e ottiene brillantemente il Diploma finale del Corso biennale di perfezionamento post-lauream in Musica specializzazione in "Le culture musicali, repertori d'ascolto" ed "Eduzazione Musicale" presso l'Università degli Studi di Roma 3 "Tor Vergata". Nel 2002 inizia la sua attività di docente presso le Scuole medie ad indirizzo musicale, prima a MIlano e poi nella provincia di Avellino e contestualmente frequenta corsi di flauto, ottavino e direzione d'orchestra presso la prestigiosa “Musikhochschule” di Winterthur-Zurigo in Svizzera dove consegue nel 2005 il “Konzertdiplom in querflöte”, allievo tra gli altri di M. Ziegler, flautista di caratura internazionale, di M. Stucki, allieva diretta del grande didatta del flauto Marcel Moyse, e di J. Rosset, primo ottavino dell'Orchestra della Tonhalle di Zurigo (CH). Ancora nell’ottobre del 2005 consegue la Laurea di II livello in “Discipline della Musica – Flauto” presso l’IMP “G. Braga” di Teramo, sotto la guida di V. Campitelli, con la votazione di 110/110 e lode con tesi “L’evoluzione storica e la famiglia del flauto”. Infine, nel 2005 ottiene tre Abilitazioni all'insegnamento in Flauto Traverso, Musica nelle Scuole secondarie primarie e Musica nelle Scuole secondarie superiori.
Importanti per la sua carriera di flautista sono stati i corsi di perfezionamento tenuti con Conrad Klemm, Ivaldi, Meunier, JeanClaude Masi, Matthias Ziegler, Johann Christiensen, Wolfgang Rihm, Roland Moser, M. Steinauer e Janek Rosset.
Premiato in svariate competizioni musicali (4 primi premi assoluti con assegnazione borsa di studio, 7 secondi premi e 3 terzi premi), effettua registrazioni per la RAI Nazionale e per Mediaset. Presente in importanti Festival e Rassegne internazionali, tiene più di ottocento concerti in duo, trio o quartetto in ambito internazionale: Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Polonia, Croazia, Kosovo, Grecia, Macedonia, Portogallo, Scozia, Inghilterra, Irlanda, Israele, Sud Africa, Brasile, Cuba, Ucraina, USA, Argentina, Uruguay, Cipro turca e greca. Ottiene numerose idoneità alle audizioni orchestrali tra le quali l’Orchestra Giovanile Italiana, la Giovanile Orchestra di Fiati, l’Arcanciel di Zurigo. Come Solista con Orchestra si è esibito con: Orchestra di Minsk – Bielorussia, Orchestra del Teatro di Craiova – Romania; Orchestra Sinfonica di Plovdiv – Bulgaria; del Conservatorio di Avellino, Orchestra ritmico-sinfonica del Conservatorio di Benevento e Orchestra da camera di Caserta. Si dedica con particolare attenzione alla sperimentazione delle nuove tecniche musicali ed elettroacustiche applicate al Flauto in Sol ed al Flauto Basso e Flauto Contrabbasso, collaborando in esecuzioni di compositori quali R. Moser, W. Rhim, A. Antunas, G. Crumb. Dal 2001 avvia la collaborazione con la De Angelis Editore e l’Associazione Stravinsky Editore, per i quali ha curato la pubblicazione di diversi Volumi monografici della Collana “Gli Anniversari della Musica” e del primo volume dei “Quaderni musicali del Flauto Traverso” (“Joueurs de flute di A. Roussel”) Collana di analisi musicale sulla letteratura flautistica. Ha inciso i cd “Vox Balaenae”, “Il Canto di Mefite” e “Il volo: Musiche intorno al mondo”. La sua passione per il flauto lo ha portato a collezionare strumenti d’epoca e moderni con i quali solitamente si esibisce in concerto. Attualmente la sua collezione consistente in circa 45 esemplari tra cui un modello originale Ziegler – Wien, un modello originale Schwedler, un modello originale Pratten simple system, una Besson, un Cabarat, un Rudell & carte, un Meyer e un autentico flagioletto di fine ‘700. Recentemente, un giornale tedesco, in riferimento al recital “Un flauto all’opera” ha scritto: “…i compositori [dei brani in programma] sono riusciti a dotare queste musiche di un turbo che fa brillare gli strumenti solisti come dei veri e propri “acceleratori di suoni”. I precipizi drammatici sono degnamente rappresentati da salti mozzafiato, sospiri profondi e tremolii acuti. Che siano animati, angosciati o scherzosi, una cosa è certa: Crosta [Alessandro] commuove. A tratti il suo flauto suona nitido e chiaro, a tratti appare ruvido e fumoso. Con il suo strumento il virtuoso [flautista] attiva tutti i registri delle emozioni umane. Una musica che agita le acque e grida alla liberazione estetica, la voce del flauto che incarna il canto sia femminile che maschile, ma anche la forza primordiale del vento…”.
Attualmente è docente di Teoria, ritmica e percezione musicale presso il Conservatorio di Avellino, dopo aver insegnato nei Conservatori di Reggio Calabria, Adria (RO) e Benevento.
Dal 2021 cura per il Conservatorio di Avellino il Progetto PNRR "Orientamento 2026" Misura 1.6 , è esperto PCTO ed esperto orientatore presso i Licei e gli Istituti superiori di Secondo grado, e dal 2024 è membro del Nucleo di Valutazione del Cimarosa.
Intervista inedita rilasciata il 24 Giugno 2021 ad un allievo, e mai pubblicata:
1) La prima domanda potrebbe sembrare banale, ma mi dica come è nata la sua passione per la musica? A che età?
È nata intorno ai 7 anni e l’origine va ricercata sicuramente nell’alveo familiare. L’ispirazione proviene in via prioritaria dal ramo materno della mia famiglia; mia madre da giovane aveva studiato pianoforte privatamente, suo padre era mandolinista e chitarrista per passione, si esibiva spesso per i turisti o per cerimonie nel classico repertorio napoletano, e in casa avevo mio fratello Costantino, più grande di me di 4 anni, che studiava violino già da qualche anno. Dal ramo paterno, invece, l’influenza è stata più marginale, ma comunque in qualche modo riconducibile al mondo artistico, e per questo è interessante da citare: mio nonno era la Maschera del Cinema Umberto di Avellino (pare che fosse conosciuto per la sua generosità nel far entrare in sala gli “squattrinati”), e questo giustificherebbe il mio forte interesse verso la musica da film; mentre mio padre, prima che divenisse ferroviere, assieme ai suoi due fratelli maggiori, era conosciuto in città per un’officina elettrica ubicata nel centro del Corso Vittorio Emanuele, in un’Avellino ante terremoto. E qual è il nesso con la musica? Semplice, i fratelli Crosta “amplificavano” con le loro trombe posizionate lungo tutto il corso, tutti i comizi politici del tempo e tutte le Feste dell’Assunta. In famiglia conserviamo ancora diverse foto che ritraggono importanti politici del tempo che con i microfoni della ditta paterna alla mano parlavano alla folla cittadina; sullo sfondo si vedono in bella mostra i megafoni di colore grigio con la scritta “Crosta”.
Quindi direi che le contaminazioni artistiche sono state tante e varie!
2) Cosa l’ha spinta a scegliere come strumento il flauto?
Le idee furono da subito chiare e nitide, ed il racconto del momento esatto della mia scelta è un aneddoto che ho più volte citato in diverse occasioni. Ricorrevano le celebrazioni della Festa di San Sabino, patrono della mia città natale Atripalda, e la banda musicale accompagnava per tutta la cittadina il Santo Patrono. Al loro passaggio, sotto al palazzo dove vivevo, chiesi perentoriamente a mia madre di prendermi in braccio per poter osservare meglio oltre il parapetto del mio appartamento posto al quinto piano i musicisti che sfilavano suonando. Alla richiesta di mia madre su quale fosse lo strumento che più mi piaceva risposi: “voglio suonare quel tubo che si tiene storto!”. Un’intuizione folgorante! Perché a pensarci bene, il flauto è effettivamente uno strumento anomalo, che si “tiene storto”. E tra le altre cose, è l’unico strumento che non permette al suonatore di vedere le proprie mani in azione durante l’esecuzione musicale. Dunque la risposta alla domanda è che scelsi il flauto per la sua univocità e atipicità.
3) Quali sono le esperienze più significative che hanno caratterizzato il suo percorso formativo, in quale periodo della sua vita e perché?
È difficile dire quali siano state le più significative! Ogni esperienza ha contribuito in qualche modo alla mia crescita. In venti anni e più di formazione musicale, considerando il tempo intercorso dalla prima lezione di musica sino all’ultimo titolo di studio raggiunto, sono state moltissime le tappe e i traguardi via via raggiunti. La mia radice culturale è sicuramente legata al Conservatorio di Musica di Avellino, (Istituto dove il Maestro Crosta attualmente insegna ndr) dove ho conseguito col massimo dei voti il mio primo diploma in flauto traverso, vecchio ordinamento. Ricordo nitidamente quei tempi, i tanti e cari compagni di classe, attualmente tutti docenti di flauto, i primi emozionanti saggi nell’Auditorium del conservatorio, la fondazione, su mia iniziativa, del comitato studentesco sotto l’egida dell’allora Direttore del Conservatorio Monsignore Vincenzo De Gregorio, persona di eccezionale levatura morale e musicale. Ricordo ancora le primissime lezioni con l’irpino Alberto Barletta, eccelso flautista della Rai di Torino, gli insegnamenti validi e rigidi del maestro Nicola Caiazza, le meravigliose lezioni di canto corale con il mitico maestro Marcello Candela, e le istruttive lezioni di esercitazioni orchestrali del Maestro Raffaele Napoli, ecc. Da lì, dopo i primi concorsi musicali vinti, cominciai a guardarmi intorno in cerca di un didatta che potesse aiutarmi a tirar fuori dal tubo del flauto tutte le emozioni che avevo in animo e che ancora non sapevo esprimere tecnicamente. E in quell’istante che inizia la mia esperienza didattica internazionale. In un corso di perfezionamento a Castelfranco Veneto (TV) incontro il maestro Conrad Klemm, uno dei più grandi didatti viventi del flautismo mondiale. Con lui nasce un rapporto quasi simbiotico, basato su un’affinità elettiva che raramente capita! Ormai in pensione, il Maestro Klemm, padre dell’Alexander Technique applicata alla musica, dopo ogni mio lungo viaggio con i treni Avellino-Milano-Lugano, mi accoglie nella sua casa di Breganzona (Canton Ticino, Svizzera ndr), e mi dedica tantissimo tempo in lezioni sempre illuminanti. Uomo di una eleganza non comune e di un’incredibile forza d’animo (aveva più volte vinto la lotta contro un più volte recidivo cancro alla mandibola, cancro che ahimè gli aveva interrotto la carriera come flautista), Conrad Klemm lascerà un marchio indelebile nella mia formazione musicale. Grazie alle prime supplenze come docente di flauto nelle scuole medie a Milano, dove mi ero trasferito, e con i primi guadagni, associo alle lezioni del m° Klemm quelle con un altro personaggio pazzesco della mia vita giovanile: Jean Claude Masi. Primo flauto della celebre Orchestra Scarlatti di Napoli, con la pensione si era ritirato a vita “eremitica” a San Martino Valle Caudina (AV), assieme alla sua amata moglie e ai suoi tantissimi cani. Di lui ricordo i tanti duetti fatti insieme infarciti di racconti fantastici sui grandi compositori e direttori d’orchestra da lui incontrati negli anni di carriera alla Rai di Napoli. A quel punto, grazie a questi due docenti che mi preparano, decido di tentare l’ammissione alla Musikhochschule di Winterthur/Zuerich, scuola di alto perfezionamento musicale in Svizzera. Vinco il Concorso e inizia così il mio percorso di studi per l’ottenimento dell’agognato “Konzertdiplom” (Diploma da concertista, laurea svizzera ndr), titolo che conseguirò nel 2005. In una classe “multietnica” ed in un paese dove si parla lo Schweizerdeutsch, sarò l’unico italiano del corso e condividerò gli studi con un ragazzo brasiliano, una bulgara, due russi, una coreana, una tedesca, una svizzera, ecc. Anni difficilissimi! Pieni di sacrifici, di traguardi insperati e di conoscenze uniche. Due grandi maestri del flauto mi accompagnano tra gli altri in quegli anni: Matthias Ziegler, uno dei flautisti più influenti nel panorama musicale mondiale, che mi insegnerà a suonare con il “torace a tartaruga” e mi svelerà i trucchi per “mettere in voce” il suono del flauto, e Janek Rosset, ottavinista dell’Orchestra della Tonhalle di Zurigo, che diventerà per me il faro da seguire durante tutta la mia successiva carriera didattica. Oltre ad insegnarmi a "cantare col flauto” e a suonare l’ottavino con estrema naturalezza, Janek Rosset mi trasmetterà quello che c’è di più prezioso al mondo, ovvero la passione per l’insegnamento e la cura dell’allievo. Nel mentre, in Italia “impazza” la riforma dei conservatorio, e con il rischio di non vedermi riconosciuto il diploma di vecchio ordinamento ai fini dell’insegnamento, frequento ben tre Corsi di Laurea Triennali di Primo livello in Strumenti a Fiato, Musica contemporanea e Manager dello Spettacolo. Terminati i trienni, decido di continuare ancora la mia formazione all’Istituto di Studi Superiori Musicali di Teramo dove ottengo la Laurea di Secondo livello in flauto traverso con 110/110 e lode. Essendo questo un corso di studi da poco autorizzato dal Ministero, risulterò, il primo laureato in assoluto in Italia nel neonato livello superiore. Non è ancora finita! Contestualmente concludo ottimamente un biennio superiore di perfezionamento post lauream all’Università degli Studi di “Tor Vergata” a Roma in discipline musicali, e per finire, conseguo ben tre diverse abilitazioni, utili per l’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Insomma, un percorso lungo e molto articolato!
4) Chi l'ha ispirata nella sua carriera?
I grandi interpreti musicali delle innumerevoli registrazioni ascoltate a casa nello stereo di famiglia! Sono cresciuto nell’era del boom del cd, e i miei numi tutelari vanno ricercati sicuramente nei tanti dischi che ho ascoltato da giovane. Penso a Severino Gazzelloni, flautista eccellente che ha tanto fatto per il flautismo italiano e soprattuto per la composizione musicale dedicata al flauto, a James Galway, faro nel virtuosismo flautistico, ma anche per citarne solo alcuni a Jean Pierre Rampal, Aurel Nicolet, William Bennett, Jacques Zoon, Dan Laurin, Susan Milan, ecc. Oggi il mondo di internet abbonda di registrazioni di tutti i generi e in più tutti a diffusione gratuita, ma all’epoca poter acquistare un cd, generalmente venduto a costi elevati, e poterlo ascoltare in casa era un lusso, almeno per me! Un semplice stereo casalingo trasformava la mia camera in un meraviglioso teatro privato e mi permetteva di sognare ad occhi aperti e di immaginare di cavalcare un giorno quelle platee tanto famose. Perché è stato importante per me questo aspetto dell’ascolto dei dischi? Semplice, perché ad Atripalda, come ad Avellino, e come per tantissime altre realtà di provincia, soprattutto del sud Italia, le occasione per ascoltare dal vivo un concerto di flauto, erano pressoché pari a zero. Quindi, l’unica possibilità di scoperta era quella della musica registrata.
Ulteriori ispirazioni sono venute da tutti i docenti che ho incontrato nel mio lungo percorso musicale (in venti anni di percorso formativo ho seguito corsi e lezioni tenute da più di un centinaio di docenti!). Ma si badi bene, non mi riferisco solo ai “buoni” maestri, ai quali ho fatto prima cenno, e che rimarranno per sempre impressi nel mio cuore. Penso anche ai tanti “cattivi” maestri che ho incontrato, ahimè in numero non marginale, che si sono comportati con egoismo, pressappochismo, qualunquismo, ignoranza, sterilità d’animo, presuntuosità, spocchiosità ai limiti del ridicolo, arroganza, mancanza di empatia, superficialità, materialismo, menefreghismo, ecc. ecc. Tutti questi personaggi, dai quali ho sempre preso le distanze, e che ho dovuto “sopportare” pur di giungere al completamento degli gli studi, mi hanno ispirato nel dire a me stesso che qualora fossi un giorno diventato docente, mi sarei comportato esattamente in maniera opposta a loro. È da loro infatti che oggigiorno, in qualità di insegnante, cerco di allontanarmi, seguendo quella che per me è una massima di vita: sii ogni giorno la versione migliore di te stesso.
5) Lei è flautista, compositore, docente... Quale professione influenza maggiormente le altre?
Beh, tutte afferiscono all’unica dicitura che è quella di Musicista! Chi come me sceglie di vivere di musica, tenta ogni giorno di esprimere massimamente la propria essenza artistica. Visto il periodo della pandemia, la mia attività concertistica, che prima era prelevante, si è ovviamente rallentata a vantaggio però delle altre. Sicuramente l’attività didattica assorbe molte delle mie energie; devo dire che è quella che mi da sempre più soddisfazioni! Amo stare con i giovani e amo curarne la formazione musicale. Di quelle citate nella domanda, forse l’attività meno evidente è quella compositiva, che coltivo in privato e tendo a mettere meno in mostra. Ad ogni modo, per un curioso e studioso per natura come me, accanto alle “professioni” che esercito, ciò che influenza ancora la mia crescita artistica è ogni incontro con persone nuove, ogni lettura di un nuovo libro, ogni partecipazione ad una mostra, ogni studio di un nuovo spartito, ogni visione di docufilm, ogni viaggio che intraprendo, ecc. ecc.
6) Che ruolo svolge il silenzio nel suo lavoro?
È una Chimera! Ricerco il silenzio con bramosia quando studio, trascrivo, compongo, medito, ma soprattutto quando dormo! Ma ahimè è una chimera, come dicevo! Vivo in una bella casa (ad Avellino ndr) che però sporge su di una strada di passaggio che è spesso trafficata. Dunque è una sofferenza per me non poter giovare del silenzio assoluto. Viceversa, quando sono impegnato in altre attività come scrivere, lavorare al pc, cucinare, ecc., cerco di evitare il silenzio il più possibile, mettendo in diffusione qualche disco o cd che voglio approfondire o ascoltare per la prima volta. Amo anche ascoltare audiolibri o interviste di repertorio dei grandi della cultura del passato e del presente, oltre che sintonizzarmi su Raiplay e RaiTeche.
7) Come vede la situazione musicale italiana attuale?
Frastornata, come è frastornato un pugile che ha ricevuto un gancio sinistro in pieno volto ed è in cerca di mantenere l'equilibrio al centro del ring! Provo a spiegarmi, e per farlo, devo allargare il focus di indagine. Viviamo in un momento storico di profondi cambiamenti che stanno stravolgendo i canoni estetici ed esistenziali finora esistenti. La società, sull’onda della tecnologia imperante, dell’intelligenza artificiale sempre più invadente, dei cambiamenti climatici ormai evidenti, del nazionalismo in forte ricomparsa, ecc., sta cambiando mutevolmente fin nelle sue fondamenta più profonde, con una velocità mai vista finora nella storia evolutiva dell’uomo. Accanto a questo, il Neoliberismo sta imponendo i propri canoni in modo subliminale, eclissando, e ormai sostituendo, i principi basilari della cultura sociale, politica e religiosa finora esistenti. La “cultura” del consumismo compulsivo e l’inondazione di disinformazioni e distrazioni di massa, inoltre, stanno trasformando (o hanno trasformato?!) gli uomini da protagonisti della propria vita a marionette nelle mani delle multinazionali, le quali dettano le regole del gioco attraverso marketing pervasivi e totalizzanti. Finanche la figura di un Dio salvifico e ristoratore sembra essere divenuta superflua e a tratti “antiquata”. In questo contesto così alluvionale, il musicista classico appare come un moderno Robinson Crusoe, solo su di un’isola deserta e sconosciuta. Come un personaggio dell’antichità che viene spedito all’improvviso in un futuro immaginifico, il musicista, soprattutto classico, si ritrova in un mondo irreale costituito da una società completamente robotizzata, sublimata ed inumana, completamente distratta rispetto l’arte. Ormai privo di un “mercato” di fruitori attenti e bisognosi di musica “analogica”, il musicista prova con tutto se stesso e a mani nude a difendere la propria maestria e la propria arte, forse invano. Una ulteriore “mazzata” alla vita del flinstoniano musicista deriva dall’uso massiccio ed improprio - da parte del mondo della fruizione di massa - della musica sintetica e artificiale che tanto danno crea alla salute psichica dell’uomo. Ormai suoni innaturali prodotti da macchine stanno impoverendo i già provati sensi del fruitore e relegano il musicista dal vivo a mero difensore di un mondo passato, forse perduto. Accanto a questo, va detto che l’avvento della tv, e di tutti i dispositivi moderni da essa derivati, ha costruito un mondo basato sull’immagine, più che sul suono. Oggi un ascoltatore medio ha serie difficoltà a rimanere concentrato nell’ascolto di un’esecuzione concertistica per pochi secondi. E ripeto: pochi secondi! Bombardato da innumerevoli stimoli diversi, derivanti per esempio dai cellulari, l’ascoltatore switcha da un impulso, spesso subliminale, all’altro, senza sedimentare nessuna informazione in particolare, inebriandosi di inutili canti di sirena. Dunque, la situazione è drammaticamente cruciale. A mio avviso, per ribaltare questa condizione, e quindi, di riflesso, favorire le arti e gli artisti, la società e le istituzioni dovrebbero favorire l’approccio spirituale alla vita. Cosa voglio dire: la vita materiale ormai ha raggiunto livelli di aridità altissimi; di contro la vita spirituale è passata in secondo piano (e questo spiegherebbe il perché della diffusione del male del secolo, la depressione e tutto ciò che essa comporta). Va istituita nel percorso di studi di ogni singolo allievo e di ogni cittadino quella che io chiamo “l’ora della spiritualità”, intesa come ora da dedicare alla meditazione, alla pace, alla ricerca e alla cura interiore, come diceva il grande Battiato, da poco scomparso, ecc. E, come ausilio in questa direzione, la musica, come tutte le arti, e i musicisti, così come tutti gli artisti, possono giocare un ruolo di rilevanza. Solo così possiamo riavvicinare le persone all’arte e all’ascolto della musica dal vivo. Diversamente saremo condannati ad una vita umana sublimata da quella inumana robotizzata.
8) Le decisioni importanti da prendere, lungo il cammino, sono sempre molte e talvolta si legano a filo doppio con le occasioni che si presentano. Cosa l’ha aiutata a non perdere l’orientamento?
La bussola da seguire è quella del proprio cuore. Chi intraprende la carriera di musicista sospinto appunto dal proprio cuore, dalla propria passione, dal proprio ardore artistico, avrà un sentiero maestro da percorrere ben delineato e saprà sempre rinascere da eventuali fallimenti e rialzarsi dalle proprie cadute. Diverso è il caso di chi intraprende il percorso artistico senza troppi convincimenti: vivrà perennemente nella precarietà motivazionale che lo porterà con molta probabilità al fallimento, ovvero l’abbandono degli studi o della professione, ovvero ad una esistenza grigia e apatica. Pertanto, come dico spesso ai miei allievi, se non si hanno forti e chiare motivazioni, se non ci si “vede” in un futuro prossimo in un contesto artistico compiuto, se non si possiede nel profondo del proprio animo la fiamma ardente, beh, allora è meglio lasciare perdere e volgere il proprio sguardo e le proprie risorse altrove. Va da sé che chi sente profondamente di possedere la vena artistica deve imparare a difenderla ed assecondarla il più possibile, deve in sostanza difendere la propria “fiamma” contro tutto e tutti, così come il tedoforo difende la propria fiaccola olimpica.
9) Cosa consiglia ai ragazzi che si stanno perfezionando, oltre allo studio con grande passione e costanza?
I consigli sarebbero tantissimi; volendo citarne alcuni direi innanzitutto di scegliere il proprio Maestro col quale ci si sente più a proprio agio e col quale si prova maggiore affinità. Uso volutamente il verbo scegliere, perché, a mio parere, arrivati ad un certo livello, è prioritario scegliere il proprio docente, ed evitare che questi gli venga calato dall’alto. Per far ciò, è necessario osservare il panorama concertistico e didattico intorno o lontano da sé, e fare lezioni di prova con due, tre o quattro maestri selezionati, in modo da capire, quale docente appunto possa fare al caso proprio, e da lì decidere di seguirne le “orme”. Se per esempio questo maestro si trova in una città lontana dalla propria residenza, sarà bene preparare le valigie e salutare la casa familiare.
Fare quanta più musica possibile, in ogni dove ed in ogni quando. Ogni occasione è buona! Fare musica, si badi bene, ed ove possibile, senza dare priorità alla parte pecuniaria, ma agendo con la consapevolezza che più si sa e più si vale e che un domani poi tutto arriverà, anche il “guadagnare”. Viceversa, una volta raggiunta la compiutezza degli studi, è obbligatorio chiedere un giusto compenso per il proprio operato. È importante far capire a chiunque il valore, anche economico, della propria maestria.
Frequentare quante più persone possibili, in tutti i contesti possibili, e di tutte le sensibilità possibili. L’acculturazione giova tantissimo all’affinamento del gusto musicale e allo sviluppo personale. Spesso il musicista, per via del percorso difficile che deve compiere nell’apprendere ed affinare la propria arte, passa molto, forse troppo tempo, chiuso in casa ad esercitarsi, perdendo di vista poi la socialità ed il crescere assieme agli altri. Ecco, questo è da evitare! Bisogna darsi un limite orario entro il quale ottimizzare i propri esercizi giornalieri, e poi uscire letteralmente di casa e vivere tra la gente, e ricercare la bellezza della vita in comunione con i propri simili. Conosco tantissimi musicisti, soprattutto compositori, che sfiorano quasi la misoginia proprio per eccesso di “permanenza” in casa. Ed è un vero peccato! Non dobbiamo dimenticare che, non solo noi esseri umani siamo animali sociali, ma che il mondo è pieno di stimoli e di esperienze interessanti da vivere.
Affrontare il percorso formativo come se si stesse svolgendo un vero e proprio lavoro, fatto di orari disciplinati, di impegni da portare a termine e di obiettivi da raggiungere, a corto, medio e lungo raggio. L'approccio quindi deve, e ripeto deve, essere come quello del lavoratore che svolge il proprio compito con morigeratezza. Spesso chi studia, passa il tempo come un eterno Peter Pan, quasi crogiolandosi nel ruolo di eterno studente. Questo non va bene. I cicli di studi vanno terminati, ove possibile, in tempo. Prima ci si butta da professionista nella mischia della vita reale, e meglio è!
Porsi in modo umile di fronte agli altri musicisti che si incontrano lungo il proprio percorso. I più grandi concertisti e didatti incontrati nella mia carriera erano e sono sempre state persone miti ed umili, sempre pronte ad imparare qualcosa dagli altri. Chi non si pone allo stesso modo, non è un vero artista!
Infine, ultimo consiglio, forse il più utile di tutti, è quello di viaggiare, viaggiare, viaggiare!
10) Quali sono i suoi progetti futuri?
Uno dei progetti a breve termine è “Earth - dedicato alla Terra”, al quale sto lavorando assieme alla mia compagna pianista e docente di pianoforte. Si tratta di una proposta concertistica di tipo cameristico davvero originale ed unica nel panorama musicale odierno, molto corrispondente al nostro, mio e di Mary, stile di vita, ormai sempre più attento alla Natura e all’ambiente; da anni siamo convinti vegetariani, e sempre più viviamo spiritualmente in sinergia con la natura e con ciò che è biologico, praticando la naturopatia e l’aromaterapia.
“Earth”, dicevo, è un “concerto-meditazione", che prevede un programma musicale comprendente tutte composizioni per flauto e pianoforte scritte negli ultimi cinquant’anni anni, alcune composte appositamente per il nostro duo, legate tra loro da un sottile filo rosso, quello riguardante il rapporto tra l’uomo e ed il benessere del Pianeta. Il termine “meditazione”, inoltre, svela la finalità “educativa” del concerto; all’inizio della nostra esibizione, difatti, chiediamo al pubblico di ascoltare l'intero programma musicale senza mai applaudire, come se si stesse assistendo ad una "pièce" teatrale ad un solo Atto, e di meditare sul futuro del pianeta grazie alle musiche da noi proposte. Attraverso una ricca presentazione iniziale dei brani, e attraverso quindi l’ascolto dal vivo delle musiche proposte, invogliamo il pubblico a meditare su come l’uomo debba ritrovare il senso della bellezza verso un ritorno ad una natura incontaminata. Il motto del concerto è: “La Musica come potente mezzo di elevazione dello spirito”.
Accanto a questo, sto lavorando in prima persona, ad un saggio riguardante un nuovo approccio didattico volto all’apprendimento rapido ed efficace di tutta la grammatica musicale, metodo utile per un musicista in erba e non. Frutto di ormai un’esperienza ventennale nel campo della didattica, (nel giugno 2021 sono venti anni precisi di insegnamento), questa mia proposta pedagogica darà un ottimo contributo alla formazione iniziale dei musicisti. Sul fronte sempre didattico aumentano le richieste di enti di formazione interessate alla mia visione pedagogica e pertanto sono impegnato in attività di tutoraggio per istituti di livello superiore e di perfezionamento. Accanto a questo, continuo ad alimentare quella che è la mia passione per la storia del flauto, raccogliendo flauti antichi che possano aumentare la mia già corposa collezione. Questa estate porterò in giro per musei la “Collezione di flauti storici” con “Concerti-esposizione”, e farò conoscere la storia millenaria del mio strumento musicale. Ci sono altri progetti, alcuni dei quali molto innovativi, altri che mi porteranno a vivere la Musica anche sotto altri aspetti, non solo quelli flautistici, ma per ragioni di scaramanzia, preferisco non dire di più!