cinque domande a...

intervista ad Andrea Vicari

Manca il rapporto stretto e coinvolgente con i volontari

Andrea, di che cosa ti occupavi in C.A.S.A. San Simone prima dell'adozione delle misure di contrasto al coronavirus? E ora, a causa di tali misure, hai modificato la tua attività giornaliera ?

Si può dire che mi occupo sempre delle stesse cose, anche se in modo diverso. Essendo sospeso il servizio di mensa è cambiata la tipologia degli acquisti e rifornimenti. Inoltre, non ho più in carico la gestione dei volontari in cucina e sala, e questo comporta un notevole cambio dei miei tempi di lavoro: non ho più gli appuntamenti fissi delle 9.30 per l'apertura della cucina e delle 12 per la cura della sala mensa.

Per quanto riguarda l'altro aspetto delle mie mansioni, tipo la manutenzione e i lavori di sistemazione da fare in sede, o il trasporto di materiale in discarica, ora riesco a trovare il tempo per fare cose che prima non sempre potevo fare. Allo stesso tempo però si fa sentire la mancanza dei volontari, Sandro su tutti, per cui devo occuparmi in prima persona di alcune cose che prima facevamo insieme o delegavo. Si sono allungati i tempi necessari per fare la spesa al supermercato, anche se talvolta riesco a sfruttare una corsia preferenziale e caricare direttamente nei magazzini. Quindi più che le mansioni posso dire che sono cambiati i modi e i tempi.

Di fatto, quali provvedimenti anticontagio avete adottato?

Prima di tutto fra noi operatori cerchiamo di stare un po' più distanti del solito e osservare il limite di una persona per stanza/ufficio. Inoltre siamo dotati di tutti i dispositivi prescritti o raccomandati: indossiamo mascherina, guanti e, in caso di contatti con gli esterni, camice, visiera e talvolta cuffia. Io non faccio colloqui con gli ospiti, ma quei pochi che entrano su appuntamento devono avere mascherine e guanti, e vengono ricevuti uno alla volta o nei locali del centro di ascolto o nel cortile. E quando in cortile vengono distribuiti i sacchetti sostituivi del servizio mensa, curiamo che gli ospiti in fila osservino le dovute distanze fra loro e si allontanino subito dopo aver ritirato il proprio sacchetto, che trovano già appoggiato sul tavolo. In un paio di occasioni per evitare la pioggia abbiamo spostato la distribuzione al coperto, nella stanza del guardaroba, sempre rispettando il giusto distanziamento. Probabilmente sposteremo la distribuzione al coperto quando il giardino risulterà impraticabile a causa del sole e dell'aumento della temperatura.

Infine provvediamo a sanificare gli ambienti sia regolarmente, sia in tempo reale quando ce n'è bisogno, nel caso di utilizzo di bagni, docce o guardaroba.

In pratica da te dipende il reparto logistico-operativo di San Simone. Ora è più difficile svolgere questo lavoro oppure la diminuzione dei clienti compensa le complicazioni dovute alle misure di sicurezza?

Come ho già detto, più che altro è cambiato il modo di agire. E' da quasi vent'anni che lavoro qui e c'è voluto qualche giorno per abituarmi alla nuova scaletta dei lavori da fare. Il vantaggio è che ora i miei orari sono più flessibili e meno scanditi. Senza il servizio mensa tradizionale gestisco meglio il mio tempo e così, per esempio, riesco ad andare al supermercato durante l'ora di pranzo quando c'è meno afflusso. Per quanto riguarda l'assenza dei volontari, devo dire che mi manca molto il rapporto stretto e coinvolgente con loro, mi mancano le chiacchierate e gli scambi di opinioni su mille argomenti che spaziavano dal lavoro al campionato di calcio ai ristoranti. I volontari infatti non vengono solo per svolgere il loro servizio di cucinare, lavare i piatti o distribuire il vestiario, ma anche per instaurare dei rapporti appaganti fra loro e con gli operatori e gli ospiti. Mi viene quindi a mancare un importante aspetto affettivo.

Secondo la tua esperienza il tuo rapporto con gli utenti è cambiato, in peggio o in meglio?

Ho pochissime occasioni per relazionarmi con gli ospiti. Il mio rapporto con loro adesso è limitato alla distribuzione dei sacchetti col pranzo. Non ho mai fatto colloqui come al centro d'ascolto e ormai non vivo più l'esperienza impegnativa ma coinvolgente del servizio mensa, cosa che mi manca molto. Ora la consegna del pranzo si risolve in un meccanismo veloce: gli ospiti sono in fila, hanno fretta, non c'è tempo per parlare più di tanto, bisogna evitare gli assembramenti. Io poi di solito sono nelle retrovie, la distribuzione materiale è fatta dalle colleghe. Ripeto, senza la mensa è tutta un'altra cosa. 

Puoi raccontarci qualche episodio, divertente o curioso o preoccupante, che ti ha colpito in questi giorni ?

Più che un episodio direi che mi ha colpito il fatto che fra noi operatori adesso ci rapportiano un po' di più. Invece che con i volontari parlo di più con colleghe e colleghi. Trovo molto divertente guardare i colleghi più bravi di me nell'indossare le tenute anticontagio e cercare di riconoscere chi si nasconde sotto tute, mascherine e cuffie durante la distribuzione del pranzo: una volta ho addirittura confuso Paolo con Bianca. E poi alcuni personaggi, tipo Massimo, vengono sempre a trovarci nonostante l'emergenza e ci tengono allegri.