Deep Site, video installazione multicanale, CRT monitor. video loop, 2', color, 2021. Linea Project Lecce (foto: Alice Caracciolo)

“Loop temporali con didascalia, abitazioni telescopiche che scalano il cielo, piramidi, case-tombe, pietre-piedistallo per falchi e civette, simboli e segnali da decifrare di luoghi in trasformazione con soggetti mobili e difficili da mettere a fuoco. Imageboard in grado di generare utopie radicali, che scardinano i vincoli spaziali, ai fini di un rinnovato approccio al sapere.

Deep Site comprende una serie di miei lavori video, fotografici e scultorei, che ha come soggetto architetture, simboli, messaggi dal mondo rurale e ruderi pseudo reali potenziati digitalmente. Questi lavori sono perlopiù ritratti modificati di strutture architettoniche in declino, prossime alla dissoluzione e inserite in luoghi paesaggistici che, nonostante abbiano smarrito le fattezze originarie, continuano a esercitare il loro potenziale simbolico e rappresentativo nella rete.

Le immagini presenti in mostra sono interessate da una lunga dissolvenza e sono accomunate da concetti vicini al significato di metamorfosi e di temporalità riscritte. Qui, la realtà, come direbbe Silvano Tagliagambe, si adatta progressivamente al cyberspazio. Vivendo per metà nel mondo reale e per metà nel mondo virtuale, questi edifici, simboli e segnali rurali ibridi, privi di coordinate geografiche, sono schiacciate tra temporalità multiple. I soggetti rappresentati sono inoltre transgeografici e a portata di mano, sono passibili di manipolazione e di effetti speciali, non cedono il passo a nessun futuro e per questo sono eternamente presenti. Infine, sono luoghi di scarso interesse che normalmente passerebbero inosservati ma che in questo caso, invece, grazie all’improvvisa irriverenza del potenziamento digitale, sono riscattati sulla rete web adescando pubblico incuriosito e impaziente di sapere dove queste architetture si situano. “

Luca Coclite, 15 Marzo 2021

Deep Site, video installazione multicanale, CRT monitor. video loop, 2', color, 2021. Linea Project Lecce (foto: Alice Caracciolo)

Deep Site - Casa Tomba, video loop, 2', color, 2020.

CASA TOMBA

Le piramidi sono l’archetipo della capanna primitiva: persistenza di primitività dalle quattro facciate aggettanti. Le false cupole disseminate nelle campagne salentine ricordano i tholos micenei, la tomba del re con l’occhio rivolto verso il cielo. Il palo centrale, che nella capanna unisce il vertice con il centro del cerchio della base, fissa l’immagine dell’asse del mondo che coniuga cielo e terra. Relazione analogica tra microcosmo e macrocosmo. Molte cappelle private dei cimiteri ricordano le case dei defunti, sono la reminiscenza delle abitazioni nelle quali si è vissuto. Proiezione eterna della propria casa. Forme e luoghi in profonda metamorfosi che hanno smarrito la loro funzione originaria, che ritornano ad essere immagini al grado zero, passibili di manipolazione. Imageboard in grado di generare utopie radicali che scardinano i vincoli spaziali ai fni di un rinnovato approccio al sapere.


Deep Site - Casa Utopica, video loop, 2', color, 2016/2020.

CASA UTOPICA

Ho smarrito i riferimenti geografci del luogo in cui ho efettuato questa ripresa, pertanto ne darò dei nuovi: 0° 0′ 0′′ N, 0° 0′ 0′′ E. Questa casa è una Null Island, una convenzione, un punto di riferimento di tutte quelle architetture verticali, tentativo fallimentare del costruttore per raggiungere il cielo. Architettura aumentata inserita in un luogo di confne permeabile tra spazio fsico e spazio virtuale. Cesura che segna il passaggio esatto dal tempo in cui l’uomo era alla perenne ricerca del legame tra mondo spirituale e mondo naturale (tra cielo e terra) a quello in cui invece è alla continua ricerca del legame tra vita reale e vita virtuale. Infnito perpetuo che si espande oltre le proprie possibilità immaginative. Il riscatto diventa utopia, l’utopia diventa monumento.


Deep Site - Casa Lavoro, video loop, 2', color, 2015/2020.

CASA LAVORO

La fabbrica è aspaziale: rompe i vincoli architettonici, conquista una dimensione ubiquitaria, interagisce con le abitazioni lontane da essa e ridisegna il tessuto manifatturiero del territorio. Tra la fne degli anni 80 e l’inizio del nuovo millennio, poco prima della crisi dei grandi mercati, il flo di scozia, il cotone e il cuoio conquistano gli spazi casalinghi e aprono ad una poetica eterotopica. I garage, le rimesse, le stanze inutilizzate del proprio appartamento diventano luogo di produzione, ci si porta il lavoro a casa propria. Per la prima volta fabbrica e spazio privato sono parte della stessa comunità in un territorio che accetta il resto in caramelle e che sembra non cedere il passo a nessun futuro. Un loop omogeneizzante come nastri circolari che, dietro uno schermo, trasportano contenuti in un eterno presente.