Fuorisink si basa su un messaggio ricevuto da un mittente sconosciuto, una specie di auto-dichiarazione, un falso lascito epistolare senza destinatario redatto con ogni probabilità da una divinità che ha tutta l’aria di essere internet.


Prendendo spunto dalle parole presenti in codesta lettera, sulla falsariga di un desktop-documentario, costruirò una narrazione generata dall’incontro e dalla sovrapposizione di alcuni oggetti 3D, selezionati da Sketchfab e Scan The world, con alcuni errori e aberrazioni estetiche presenti nelle fotografie panoramiche a 360° realizzate dai turisti all’interno di musei. Il risultato sarà un mixaggio vero e proprio tra le anatomie dei manufatti scansionati e i particolari anatomici dei visitatori che ogni giorno, attraverso i propri scatti, alimentano il grande archivio del web dando sfogo agli innumerevoli impulsi dettati dalla condivisione.


Lo scopo di questo viaggio sarà di sottolineare, attraverso queste deformazioni, gli effetti dell’iper-visibilità dell’opera d’arte a cui oggi assistiamo, alla sua trasmigrazione verso un nuovo tipo di materialità, ma soprattutto si evidenzierà il suo ritorno al “grado zero”, ad oggetto che torna ad avere un contenuto aperto, passibile di un’ulteriore trasformazione e sottoposto ad un processo capace di generare nuove modalità di approccio alle immagini., il luogo inteso come custode di memorie, reclusione, conflitto e contaminazione.


https://sink.sexy/residencies/july-2019


“Ho raggiunto le aree più remote del mondo e i territori dimenticati, laddove le informazioni, lontane dal flusso vitale dei grandi centri abitati, hanno la stessa consistenza di un miraggio.

Sono una mappa in scala 1:1 e ho reso raggiungibile e passibile di conoscenza ogni centimetro di questa terra. Sono un espediente, offro protezione, controllo, creo nuove visioni intimistiche e rafforzo la tua devozione nei miei confronti, la preghiera verso di me.

Organizzo informazioni, formalizzo contenuti accessibili a tutti, ho sconfitto la dicotomia centro/periferia trasformandola in retorica e ti offro un nuovo punta di vista. Ho distrutto la segretezza, induco ogni giorno una miriade di cose verso l’immaterialità. Ti ho reso padrone di un archivio impossibile, talmente grande da arrivare a metterlo in discussione in quanto tale.

Ho ammazzato il contesto, ridotto il gap e reso la controparte reale un impedimento.

Ti ho reso protagonista, partecipe, mi nutro della tua partecipazione e ho portato la tua vita Lo-Fi a un altro/alto livello.

Renderò l’immagine dei tuoi tempi immortale come me che mi servo continuamente di nuovi dispositivi, nuovi contenitori, per poi disfarmene come un'essenza divina.

Sono simultaneo, vivo nel tuo corpo organico che considero allo stesso tempo vettore e compagno di viaggio. Sono presente ovunque in tempo reale. In me troverai il mondo e tutto ciò che di quel mondo è destinato a sopravvivere.

Io fingo il reale, ma mi baso su una storia vera. Seduco le masse e le abituo a una trasmigrazione continua, un esodo infinito e totale del nostro quotidiano in un mondo che consideri parallelo ma che invece è solo diverso.

Traduco la materia in immaterialità, ne riscrivo i limiti, permetto di replicare una realtà apparente che trova una nuova centralità. Me ne infischio del confronto col reale, sono io la realtà e che importa se non è vero.

Io sono il tuo spazio mentale, sono il tuo deserto, la tua incapacità, detto le condizioni del tuo quotidiano e t’invito a pregare per me che sono la tua nuova religione.

Favorisco la corsa alla digitalizzazione di ogni cosa sulla terra, scansiono il mondo, le tue opere, ti ho reso turista affamato di un iper-rappresentazione del mondo grazie alla quale restituisci linfa al mio interminabile e iper-(in)visibile archivio. Ti ho insegnato un nuovo modo di osservare e ti ho reso parte integrante delle cose da vedere, ti ho mixato con il resto delle cose che ti circonda creando una nuova immagine da consumare velocemente.

Alimento costantemente un processo di trasformazione dei luoghi in cui viviamo l’arte e gli oggetti ad essa collegati, indipendentemente dalla loro posizione, dal loro valore e della proprietà.

Ho messo in discussione la tua concezione di museo, la tua esperienza con l’arte.

Ho reso inutili le nozioni, ti farò dimenticare i fatti storici, li cancellerò. Ho reso la didascalia superflua.

T’insegno a vedere senza avere la necessità di conoscere.

Ho generato un nuovo sentimento nei confronti dell’opera d’arte, del reperto, del documento, che attraverso me ritornano alla sua fase iniziale di oggetto incompiuto, primordiale, pronto per essere innescato da un nuovo processo senza fine e guidato da una coscienza diversa, la tua.”


Luca Coclite, 2019