Attività sportiva giovanile: il nostro pensiero.

Gli allievi non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere (Plutarco)

Introduzione : L’importanza dell’attività fisica nel bambino e nel giovane

Oggigiorno vi è sempre una maggiore consapevolezza tra gli adulti dell’importanza di una regolare attività fisica, con particolare riferimento ai vantaggi derivanti sulla salute ( in particolare per il benefico impatto su patologie cardiovascolari e metaboliche) ed eventualmente sull’aspetto esteriore (riduzione del sovrappeso, maggiore tonicità).

Tuttavia l’importanza dell’attività fisica nel bambino è ancora maggiore.

Una regolare attività fisica ( ed è fondamentale che questa non comprenda solo la settimanale attività in una qualche palestra, gestita comunque da un adulto, ma la possibilità quotidiana per il bambino/ragazzo di muoversi liberamente con i coetanei in un cortile, un giardinetto o un parco giochi) non solo previene il sedentarismo e il sovrappeso infantile ( che determina un aumentato rischio di essere sovrappeso anche nell’età adulta) ma aiuta nel suo periodo più sensibile lo sviluppo delle capacità coordinative e delle capacità di relazione.

E’ quindi diritto di ogni bambino avere la possibilità di muoversi; è quindi dovere di ogni adulto dargli questa possibilità.

Quando lo si indirizza verso una specifica attività sportiva ( ma ribadiamo: senza privarlo della possibilità di giocare anche al di fuori di un campo di allenamento o palestra) gli si deve dare la possibilità di partecipare alla scelta e di provare e cambiare ( se lo desidera) quanti sport vuole.

Lo scopo dell’allenamento sportivo nel giovane deve essere il suo divertimento e la sua crescita psicomotoria. Ne’ i genitori ne’ gli allenatori hanno il diritto di stressarlo proiettandolo verso obiettivi agonistici. Le gare devono essere un momento di confronto divertente e di soddisfazione per il lavoro svolto a prescindere dai risultati ( le indicazioni federali peraltro sono quelle di premiare tutti i partecipanti di questa fascia di età a prescindere dal piazzamento).

Mediamente, nel nostro ambito, si svolgono comunque due-tre gare locali l'anno cui possono partecipare i giovani atleti che praticano da circa un anno.

Per quanto riguarda la scelta di inviare un giovane alla pratica del ju jitsu ( o di un arte marziale in genere):

Si tratta di uno sport individuale che tuttavia si pratica in stretta relazione (ancora prima che in confronto) con gli altri. Ha pertanto il vantaggio di unire i pregi di uno sport individuale ai vantaggi relazionali di uno sport collettivo. Inoltre indirizza allo sviluppo del coraggio, della lealtà, della disciplina e del rispetto del compagno ( si fa l’inchino reciprocamente all’inizio e alla fine di ogni tecnica o combattimento) sviluppando al contempo il controllo degli istinti. Indirizza quindi il bambino tendenzialmente aggressivo ad educare la propria voglia di primeggiare nell’ambito delle regole e del rispetto e aiuta il bambino timido ad acquisire conoscenza del proprio corpo e della relazione fisica e mentale con quello dell’altro in maniera graduale e controllata.

E’ uno sport che sviluppa particolarmente le capacità coordinative in modo armonico e simmetrico (il maestro Bianchi che lo divulgò per primo in Italia lo definiva una ginnastica della mente prima che del corpo) e allena alcuni movimenti fondamentali (capriole, lanci, cadute) che stanno scomparendo dalla pratica motoria dell’infanzia.

Lo scopo fondamentale della pratica infantile non è quindi formare piccoli campioni, ma rimane l'educazione; sia motoria, che morale.