Apprendimento

Studio e cultura

" La cultura è ciò che rimane dopo aver dimenticato tutto ciò che si è studiato" (attribuita a Burrhus Frederic Skinner, o Gaetano Salvamini o meno probabilmente ad A Einstein)


Quando si entra in una scuola di arti marziali si spera di imparare qualche tecnica ( o qualcuno direbbe "mossa") che renda invicibili o quasi... o per lo meno possa permetterci di difendere da situazioni spiacevoli.

In effetti lo studio delle arti marziali avviene attraverso lo studio delle tecniche, magari attraverso lo studio di tradizionali kata o di tecniche più o meno codificate ( difesa da pugno, difesa da presa al polso ecc).

Tuttavia le tecniche non sono il fine ma il mezzo.

Non studiamo le tecniche per apprendere le tecniche ma per apprendere la Tecnica.

Questo vale per molte cose che possiamo studiare anche nella formazione scolastica.

Non s'impara a tradurre dal greco e dal latino per tradurre ma per pensare in modo analitico e sintetico insieme.

Raramente si faranno equazioni di secondo grado al mercato ma l'esercizio ci avrà formato a pensare. Anche per chi è poco portato per la matematica e fatica a risolvere correttamente gli esercizi ma si sforza e può capire la spiegazione della loro soluzione, è possibile fare dei passi avanti nell'aprire la propria mente, magari senza accorgersene.

Come lo studio a scuola mi insegna il modo giusto di muovere la mente, lo studio delle arti marziali mi insegna il modo giusto di muovere il corpo.

Qualcuno domanderà: ma le tecniche così come sono quindi non servono? Non sarebbero efficaci? Eppure ogni tanto si sente di qualcuno che ha frequentato o iniziato a frequentare il tale corso di arti marziali e si è difeso con quella "mossa" che ha imparato alla seconda lezione...

Facciamo un altro parallelismo. Nel gioco degli scacchi qualsiasi principiante che oltre alle regole inizi a studiare un po' di tecnica impara presto lo "scasso matto del barbiere". Si tratta di una possibilità di fare scasso matto e vincere la partita con poche mosse dall'inizio del gioco. Per un principiante apprendere questa tecnica ( o "mossa") significa apprendere qualcosa di molto efficace che gli permetterà di vincere un po' di partite con altri principianti e fare la figura del campione. In realtà se chi ha di fronte capisce il giochino o anche solo per caso muove i propri pezzi creando una difesa sul fianco, la possibilità di mettere a frutto quella "mossa" si vanifica e il principiante rimane un principiante con la conoscenza di una tecnica inutile o magari anche controproducente se insisterà nel portarla avanti. La mera nozione non può aprirti la mente. Andando avanti nel discorso diciamo che le possibili posizioni dei pezzi su una scacchiera sono miliardi di miliardi e non è possibile studiare e conoscere tutte le possibilità a priori tuttavia l'agonista scacchista studia le tecniche non allo scopo di avere una tecnica per ogni situazione ma per avere LA tecnica, la visione d'insieme e la comprensione, per ogni situazione.

Le tecniche marziali sono quindi analogamente valide e possono anche essere talora applicabili così come sono ma se mettiamo tutta la nostra aspettativa su questo, sul risultato immediato, perdiamo il significato profondo dello studio, il sentire con il corpo, il portare la reazione a fatto istintivo e profondo, così come a scuola chiudiamo la nostra mente, invece di aprirla, se il nostro scopo è il nozionismo e non la cultura.