Prevenzione

Oltre al celebre motto " prevenire è meglio che curare" un altro detto meno famoso recita che " quando due tigri si scontrano una muore l'altra rimane ferita" ... e se la tigre è un essere con una coscienza le ferite non sono solo quelle del corpo ma si aggiungono anche quelle della mente perchè la violenza, anche se giustificabile in un contesto di autodifesa, lascia segni anche nell'animo di chi ha la sfortuna di trovarsi in mezzo ad essa.

Prevenire la necessità di una difesa fisica è pertanto la migliore autodifesa.

A tal fine si devono ricordare alcuni temi fondamentali:

  1. La consapevolezza. E' l'elemento chiave: permette di riconoscere il potenziale pericolo e nello stesso tempo di non farsi identificare come " facili bersagli" o "vittime" di turno (considerando che la solitamente maggior parte degli aggressori preferisce una vittima che un combattimento). Si può parlare in questo caso di di Zanshin ("mantenere lo spirito allerta") o del più moderno ed occidentale "codice colori" o " stato d'allerta" per cui è importante mantenere sempre uno stato di "attenzione rilassata" ( cosidetto "codice giallo") un po' come quando si è alla guida ( prestando attenzione agli altri mezzi e agli incroci, ai passaggi pedonali e tutte le possibili zone/situazioni pericolose) .
  2. L'intuito. L'altra faccia della consapevolezza, quella inconscia. L'intuito non è una sorta di potere paranormale ma l'espressione della percezione inconscia di segnali di pericolo o di comportamenti anomali ( e talora anch'essi inconsci) dell'altro che il pensiero conscio non riesce a cogliere con altrettanta rapidità in quanto fatica o di fatto rifiuta di riconoscere come pericolo perchè non corrisponde alla propria idea conscia di pericolo( si pensi alla conversazione apparentemente gentile di un truffatore).
  3. Evitare il pericolo. Deriva direttamente dai primi due temi e quindi dalla percezione del pericolo: la consapevolezza dell'ambiente circostante, la comprensione delle intenzioni degli altri e il controllo di noi stessi è quello che ci permette di allontanarci o non avvicinarci a situazioni pericolosi. In alcuni casi si tratta di situazioni ovvie ( evitare un quartiere malfamato di notte da soli), in altri di situazioni disarmanti ed ingannevoli ( alzare il livello d'attenzione di fronte ad uno sconosciuto che attacca discorso apparentemente gentilmente ma senza chiara ragione magari per distrarci e renderci più vulnerabili ad un eventuale aggressione da parte sua o di un complice)
  4. Allontanarsi dal pericolo. Quando si riconosce il potenziale pericolo è opportuno fare il possibile per allontanarsi da esso quando è possibile tornare in una situazione di sicurezza ( non è sempre detto che sia possibile): questo può significare anche fuggire talora letteralmente altre simbolicamente; in alcuni casi questo può turbare il nostro "ego" ma è proprio chi ha una profonda sicurezza di se che può scegliere la via di una risoluzione pacifica piuttosto di quella di una risoluzione violenta non indispensabile.
  5. La dissuasione verbale: da utilizzare mantenendo una distanza adeguata ( almeno un metro sarebbe ideale) e tenendo una protezione "difensiva" non aggressiva ma adatta ad una reazione e a costituire un ostacolo ad un eventuale attacco. Il messaggio di dissuasione verbale ( cui si deve aggiungere il linguaggio del corpo) da utilizzare dipende molto dalla situazione: talora è meglio "fare un passo indietro", altre essere fermi o addirittura minacciosi. In generale un atteggiamento assertivo, che esprima allo stesso tempo non aggressività ma fermezza è un giusto mezzo che favorisce la descalation ( dice: "non voglio combattere ma sono pronto a reagire se mi costringerai a farlo").