L'inizio della Cardiochirurgia in Italia

Data pubblicazione: 16-lug-2011 6.10.35

Video Primi Interventi CCH

Parallelamente alle altre nazioni europee e al nord America anche in Italia, Francia, Germania e Inghilterra a partire dal primo dopoguerra si sviluppo’ da parte di alcuni ricercatori e clinici l’interesse per la correzione dei vizi cardiaci particolarmente quelli congeniti.

L’impulso in tale senso in realtà era venuto dalla Cardiologia che grazie al perfezionamento delle indagini diagnostiche invasive aveva permesso di meglio definire alcuni difetti cardiaci e in particolare il cosiddetto morbus ceruleus o morbo blu. Alla metà degli anni ’40 grazie alla felice intuizione di una cardiologa, la Dottoressa Helen Taussig


Helen Taussig

la tetralogia di Fallot era divenuta trattabile in maniera relativamente semplice, eseguendo uno shunt mediante un’anastomosi vascolare. Un chirurgo di Baltimora il Dottor Alfred Blalock,


Alfred Blalock

dopo il rifiuto da parte di altri chirurghi alla richiesta della Taussig, aveva accettato la sfida propostagli di anastomizzare l’arteria succlavia sinistra al ramo dell’arteria polmonare, e questo aveva aperto la strada al trattamento dei vizi congeniti cianogeni.


Anastomosi succlavio polmonare sec Blalock-Taussig

Storicamente siamo nel primo dopoguerra in un momento politico ed economico molto delicato, con il desiderio da parte di molti di lasciare alle spalle il periodo buio e tragico appena trascorso e l'entusiasmo di ricostruire.


1945 - Ospedale da campo nella trincea durante la seconda Guerra Mondiale. Certamente la tragedia bellica con la traumatologia toracica e cardio-vascolare rappresentò per generazione di chirurghi che si dovettero cimentare in questa apocalisse, una esperienza molto importante per consentire di affrontare con maggiore disinvoltura e abilità interventi sul cuore, sul torace e sul sistema vascolare

Epidemiologicamente sia in Europa che in Nord America i vizi cardiaci più frequenti erano in quegli anni le malattie congenite e la malattia reumatica, o meglio i danni che questa determinava sulle valvole cardiache.

Queste malattie costituivano in quel periodo storico un vero e proprio flagello dal punto di vista sanitario determinando una elevata mortalita’ nei bambini e una morbilita’ con limitazione lavorativa nella popolazione adulta.

Il 3 settembre 1950 si tenne alla Sorbonne di Parigi il primo Congresso Mondiale di Cardiologia che riuniva per la prima volta nella storia 1200 cardiologi da tutto il mondo per discutere e affrontare le tematiche relative al cuore, alla diagnostica


3 Settenbre 1950 - Salone della Sorbonne di Parigi sede del 1° Congresso Mondiale di Cardiologia

E' proprio in quella sede che un giovane chirugo americano, Glower esegua la prima commissurotomia digitale sulla valvola mitralica in Europa suscitando grande interesse e curiosità.


Bailey, Glover e O'Neel mentre esaminano una radiografia di un paziente con stenosi mitralica

Questa tecnica era stata proposta negli anni ‘30 ma fu poi abbandonata per vari motivi tra cui la mancanza di opportune terapie per ridurre il rischio infettivo post operatorio. E’ solo nel dopoguerra quando la penicillina diventa un farmaco di uso comune, che i chirurghi possono intervenire in maniera più tranquilla e sicura anche sul cuore fino allora considerato l’organo “noli me tangere” tanto da portare il Billroth ad affermare “…il chirurgo che pensi di toccare il cuore, perderebbe la sua dignità!”

E' quindi per merito del gruppo di chirurghi di Philadelphia Bailey, Glower e O’Neel che inizia una nuova era nella chirurgia mondiale: il trattamento chirurgico della stenosi mitralica.


1950 - Commissurotomia mitralica a cielo coperto: in toracotomia sinistra, dopo isolamento della auricola sinistra il dito indice dell'operatore eseguiva una divulsione nella stenosi mitralica reumatica

Certamente l’impulso piu’ importante per consentire la nascita e lo sviluppo della cardiochirurgia venne dalle tecniche di diagnostica cardiologica. Infatti sino a lla fine degli anni '40 la diagnosi delle cardiopatie si basava sulla semeiotica, sulla radiografia semplice e sull’elettrocardiografia che pure muoveva i suoi primi passi.


Lo Stetoscopio: La diagnosi è affidata solo all’Auscoltazione Cardiaca, all’ Esame Radiologico Semplice e solo alla fine degli anni 40, all’E.C.G. con le prime tre derivazioni Standard.


1940 Elettrocardiografo a corda per i primi studi elettrofisiologici e clinici.

Con questi mezzi nei casi di cardiopatie più complesse non era talvolta possibile fare una diagnosi precisa. Ecco quindi che è soprattutto con l’avvento della diagnostica invasiva, in altre parole con il cateterismo cardiaco, che si può considerare la nascita della Cardiochirurgia: ”Qui bene diagnoscit bene curat!”.

I primi strumenti utilizzati per eseguire questi esami erano estremamente rudimentali e spesso venivano letteralmente presi a prestito dagli istituti di Fisiologia dove fino al giorno prima erano stati utilizzati per gli esperimenti.

Veniva usato l'apparecchio di Benedict per la determinazione del consumo di ossigeno, l'apparecchio di Van Slyke per la determinazione del contenuto in ossigeno ed anidride carbonica nel sangue secondo il metodo manometrico. Mentre le prime registrazioni pressorie intra-cardiache, prima dell’avvento degli elettromanometri a ponte Wheatstone, venivano eseguite con manometro membrana di Hamilton su carta fotografica.


1949 - Registrazione delle pressioni intracavitarie con apparecchio di Hamilton in tetrade di Fallot.

1950 - Seriografo manuale circolare per angiografia per esecuzione di 8 radiogrammi seriati in 6-8 secondi, progettato e messo in funzione all’Ospedale Koelliker, diretto dal Prof. Baudolino MUSSA

1947-1948 Primi Cateteri Cardiaci fabbricati artigianalmente con i cateteri Einard usati in Urologia per la Pielografia ascendente: lo strumento molto semplice ma estremamente importante ha consentito l’avvio degli Studi di Emodinamica, Base della moderna Cardiologia, e premessa indispensabile per la nascita della Cardiochirurgia

Dal punto di vista organizzativo nel dopoguerra l’assistenza sanitaria era fornita alla popolazione da parte delle strutture Universitarie e dalle strutture Ospedaliere. Fondamentalmente all’interno dell’Ospedale a seconda del tipo di patologia che presentava il paziente veniva indirizzato in una delle due branche principali: la Medicina o la Chirurgia. Ciascuna delle due aveva una Patologia e una Clinica che rappresentavano nella organizzazione Universitaria dell’epoca il percorso che doveva seguire il malato ma anche il Medico che intraprendeva la carriera universitaria e professionale.

1940 - Sala operatoria della Clinica Pinna Pintor di Torino dove venivano eseguiti alcuni interventi cardiochirurgici durante gli anni '50

Ovviamente la Clinica era la piu’ prestigiosa e rappresentava il coronamento della propria carriera universitaria e che si faceva carico anche della ricerca scientifica. Vi erano poi delle strutture ospedaliere dove venivano erogate prestazione di tipo medico e chirurgico e solitamente amministrate e rette da Organizzazioni Religiose o come nel caso del Mauriziano di Torino o del Galliera di Genova da un Ordine cavalleresco.

1884 - Ospedale Mauriziano di Torino costruito all'indomani della unificazione dell'Italia in soli 3 anni. La posa della prima pietra avvenne nel 1881 e l'inizio della attività nel 1884

Nel 1945 all’indomani della II Guerra Mondiale in Italia vi erano quindi nelle principali citta’ delle strutture di tipo universitario o ospedaliero che attraverso percorsi diversi consentirono la nascita della Cardiochirurgia.

Possiamo riconoscere in Roma, Torino, Milano e Padova i primi poli nei quali inizio’ una attivita’ di chirurgia cardiaca, toracica e vascolare negli anni ‘50.

1954 - Sala operatoria nei primi anni 50 della Clinica Chirurgica di Torino (Dogliotti-Actis Dato) dove venivano eseguiti alcuni dei primi interventi cardiochirurgici (Commissurotomie mitraliche, Dotti di Botallo, Coartazioni, Difetti interatriali, Fallot)

Seguirono a breve negli anni ’60 Bergamo, Ancona, Bari, Napoli, Bologna e le altre citta’ italiane, nelle quali si insediarono gli allievi dei primi pionieri.

Con il finire degli anni ’60 parallelamente alla contestazione studentesca del 1968 e con i cambiamenti sociali ed economici che seguirono l’organizzazione, come veniva definita allora “Baronale” dell’Universita’ scricchiolo’ e anche la Cardiochirurgia arrivo’ a separarsi dalla Alma Mater della Chirurgia, acquisendo una sua autonomia.

La richiesta sempre maggiore di interventi cardiochirurgici e la ridotta offerta da parte delle strutture sanitarie dell'epoca porterà in quegli anni ad una fuga di molti pazienti italiani verso mete estere nei tristemente famosi "viaggi della speranza" per essere operati negli Stati Uniti o nel nord Europa. Questi fatti unitamente ai primi scandali dell'Università porterà con il finire degli anni ’70 alla istituzione di una Commissione Ministeriale da parte del Centro Studi della Sanita’, presieduta dal prof. Stefanini e dal prof. Puddu dalla quale verranno stabilite le priorita’ nella programmazione sanitaria sulla Cardiochirurgia italiana e gettate le fondamenta della organizzazione Dipartimentale dei moderni Centri cardiochirurgici italiani.

Mappa della geografia dei centri di Cardiochirurgia alla fine degli anni '70