Il primo cuore artificiale italiano. Una collaborazione profiqua tra Chirurghi ed Ingegneri

Data pubblicazione: 16-lug-2011 6.36.50

DALL'IDEAZIONE E SPERIMENTAZIONE DEL PRIMO CUORE ARTIFICIALE (1963-1966) AI PRIMI IMPIANTI DI VENTRICULAR ASSIST DEVICE IN ITALIA (1987-1988)

Celebriamo quest'anno due eventi che hanno una particolare importanza nella storia della Cardiochirurgia italiana: il cinquantenario della ideazione e sperimentazione del primo cuore artificiale completamente italiano (1963) e i 25 anni dai primi impianti di VAD eseguiti in Italia (1987-88) al San Matteo di Pavia, al Maggiore di Bergamo e al Niguarda di Milano.

Ripercorriamo le tappe che hanno segnato questi eventi significativi.

Era il 1963 quando durante una cena sociale in un ristorante della collina torinese si ritrovarono nello stesso tavolo il Prof. Angelo Actis Dato, che aveva iniziato nel 1948 a Torino una attivita’ di Diagnosi e Cura delle malattie cardiache proseguita poi nella Clinica Chirurgica con il Prof. Achille Mario Dogliotti, e il Cav. Bosio, titolare di una importante fabbrica che produceva per la FIAT pompe per i motori diesel.

Erano trascorsi da poco i festeggiamenti per il centenario della unita’ d’Italia che avevano visto Torino tra le città maggiormente coinvolte nelle celebrazioni anche grazie al fatto che era Presidente delle Celebrazioni Achille Mario Dogliotti che aveva fatto realizzare opere architettoniche e tecnologiche di avanguardia lasciando un tangibile segno nella sua città che ancora oggi a distanza di 50 anni rimane vivo.

La cardiochirurgia nata poco più di 10 anni prima, rappresentava anche in Italia come nel resto del mondo la frontiera piu’ avanzata a cui l’essere umano poteva avvicinarsi: fermare il cuore, aprirlo e curarlo era considerato allora ancora piu’ che oggi un miracolo! Potere quindi sostituire il cuore con un dispositivo meccanico appariva nell’immaginario collettivo un traguardo che competeva quanto ad ardimento con l’uomo sulla Luna.

In quegli anni pionieristici naturalmente le menti scientifiche di tutto il mondo erano concentrate non solo a trovare le tecniche per riparare ma eventualmente anche per sostituire l’organo danneggiato.

Quindi parallelamente alle ricerche sul trapianto che pochi anni piu’ tardi verrà eseguito per la prima volta sull’uomo da Christian Barnard in Sud Africa, il tentativo di sostituire il cuore con una pompa meccanica venne affrontato anche in Italia.

Il Cavalier Bosio aveva due figli entrambi Ingegneri che collaboravano nella industria di famiglia: Felice e Roberto. Quest'ultimo all'epoca 30enne rimase immediatamente affascinato dall'argomento e dalla sfida proposte dal cardiochirurgo, divenendo per l'epoca uno dei primi esperti di biomeccanica e bioingegneria cardiovascolare. Questa passione lo accompagnerà per tutta la vita portandolo anche all'insegnamento di questa nascente disciplina al Politecnico di Torino.

Quindi, quasi per scherzo, l'incontro tra un cardiochirurgo che aveva ben chiari i concetti di fisiopatologia circolatoria e un ingegnere che per contro aveva esperienza e competenze in fluidica e idraulica meccanica consentì di iniziare un affascinante percorso di progettazione e sperimentazione, anche con l'impiego di soluzioni tecniche assolutamente innovative e originali come le valvole fluidiche per ridurre le turbolenze e l'emolisi durante il funzionamento dei ventricoli pneumatici.

Dopo quella fatidica cena di 50 anni fa iniziarono delle ricerche e studi oltre all'allestimento a Castiglione Torinese, a fianco alle fabbriche, di una sala operatoria con annesso stabulario dove iniziò una intensa attività di sperimentazione con la collaborazione di numerosi medici, chirurghi e tecnici tra i quali Giuseppe Venere, Antonio Grande, Gian Battista Panero, Luigi Borio Alluto, Pierino Fasano e Gino Lavista.

Nel 1967 venne presentata la registrazione del primo brevetto italiano per pompa a comando fluidico per circolazione sanguigna artificiale – cuore artificiale.

Questo cuore artificiale per motivi di autorizzazione da parte del Ministero della Sanità non poté mai essere impiantato in Italia, ma pochi anni dopo nel 1976 a Zurigo Marko Turina sotto la guida di Ake Senning, impiegherà il cuore di Actis Dato-Bosio come “bridge to recovery” in 6 pazienti non svezzabili dalla CEC.

L’attività di ricerca e collaborazione tra l’Ingegner Bosio e il Prof Actis Dato continuò ancora per molti anni portando alla registrazione di numerosi altri brevetti internazionali anche nel campo della ossigenazione del sangue.

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Dovettero trascorrere oltre 20 anni per avere le autorizzazioni all'impianto anche in Italia del cuore artificiale. Questo avvenne quasi contemporaneamente a Pavia, a Bergamo e a Milano alla fine del 1987 e nei primi mesi del 1988.

A Pavia nella notte di Natale del 1987 il Prof Mario Viganò impiantò un VAD in un paziente a cui una settimana dopo venne trapiantato il cuore di un donatore francese di Lione.

Quasi contemporaneamente, il 4 gennaio 1988 a Bergamo il Prof Lucio Parenzan e la sua equipe (Paolo Ferrazzi e Fiocchi) metteva in assistenza ventricolare un giovane di 17 anni sofferente per una cardiomiopatia dilatativa. In questo caso il ventricolo artificiale era stato fornito dal centro svizzero di Sion diretto da Charles Hahn.

Dopo quasi un mese e mezzo avveniva il trapianto di cuore da un donatore di Torino

Al Niguarda di Milano il giorno 13 marzo 1988, l'equipe diretta Prof. Alessandro Pellegrini impiantava con successo un device di assistenza biventricolare paracorporeo Pierce-Donachy come bridge al trapianto cardiaco in un paziente di 41 anni affetto da miocardiopatia dilatativa idiopatiaca in condizione di grave instabilità emodinamica. Il decorso postoperatorio fu soddisfacente ed il paziente venne trapiantato con successo dopo 31 giorni di assistenza.

Infine bisogna ricordare la sperimentazione iniziata nel 1980 con a capo il Prof. Luigi Donato del CNR di Pisa che con il "Progetto ICAROS" in collaborazione con la FIAT e Tecnobiomedica portò dopo una lunga sperimentazione all'impianto in Germania nel marzo 2007 del BestBeat, un cuore artificiale di produzione italiana su un paziente tedesco.

(Guglielmo Actis Dato, Roberto Lorusso e Claudio Russo)

Video Cuore Artificiale e Trapianto