Fr. Giuliano F. Sberze OCD
(1928 - 2010)
(1928 - 2010)
SANTA MARIA
Santa Maria!
Chiesetta amata, sol della mia vita;
muta poesia che mi riversi in cor
pace infinita, pace infinita!
Se un dì beato
di fior campestri il fuoco e lo splendore
t'ho mai donato, ricordati di me,
Madre d'amore, Madre d'amore!
Vecchia campana!
Perdono e pace sulle tombe implora.
L'ansia allontana: al limite del dì
splende l'aurora, splende l'aurora!
Nato nel 1928 ad Arsiero, Fernando Sberze è il secondo di cinque fratelli, tra cui anche Franco, fondatore e direttore per molti anni del Coro Monte Caviojo. Fernando manifesta fin da giovane la sua sensibilità artistica, in particolare per la musica ma anche per il teatro, che condivide con Franco ed a cui lo lega in modo particolare. La famiglia è molto religiosa ed educa i propri figli alla devozione ed alla preghiera; quattro dei cinque fratelli frequenteranno il collegio.
14 maggio 1953: padre Giuliano ha appena celebrato la sua prima Santa Messa ad Arsiero; a sinistra, accanto a lui, il fratello Franco.
A dodici anni, Fernando decide che dedicherà la propria vita agli altri ed entra nel collegio dei Carmelitani Scalzi di Adro (BS); viene ordinato sacerdote nel gennaio del 1953 a Venezia, assumendo con i voti il nome di “padre Giuliano” (come poi lo conosceranno tutti). Nonostante avesse trascorso gran parte degli anni della sua giovinezza lontano da Arsiero, egli non perderà mai il forte legame con il suo paese natale. Ci tiene, anzi, a celebrare la sua prima S. Messa proprio nella nostra chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, il 14 maggio successivo alla sua ordinazione. Tutta la comunità di Arsiero lo accoglie e lo acclama.
Non passano che pochi mesi ed arriva la chiamata che deciderà la sua vita: dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Carmelitani Scalzi tentano di evangelizzare la Cina, ma, dopo soli quattro anni, sono costretti ad abbandonarla precipitosamente, con Mao-Tse-Tung che avanza inesorabile, mentre il comunismo prende rapidamente piede tra la gente e tutte le religioni finiscono in quattro e quattr'otto al bando. Decidono allora di trasferirsi in Giappone.
Il Giappone è appena uscito sconfitto dal conflitto, avendo subìto la terribile distruzione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. È una nazione occupata dagli americani, praticamente ancora zona di guerra circondata da conflitti (Corea, Cina, Formosa). Ma è soprattutto una nazione in cui c'è una sconcertante carenza di spiritualità, in cui anche l'opera pionieristica di San Francesco Saverio non è riuscita ad intaccare la tradizionale chiusura di una società legata ad una sterile ed arida esteriorità ed ad una antica ritualità formalistica ormai fuori dal tempo. Una sfida, insomma, aprire un Carmelo qui. Ma i missionari accettano senza dubbio alcuno, anzi, partono con lo stesso entusiasmo con cui erano partiti per la Cina e che, ad alcuni di loro in particolare, era costato non poche umiliazioni e sofferenze.
Anche padre Giuliano accetta questa sfida. Nel 1954 si trasferisce nel paese del Sol Levante, abbandonando per sempre la sua Arsiero. Dopo i primi anni trascorsi nella casa generale di Tokyo, entra a Wajima nel 1965, conducendo la missione e l'asilo instancabilmente fino alla sua morte, nel 2010. Tornerà varie volte in Italia; nel 1995, la parrocchiale di San Michele Arcangelo accoglie una giovane donna della sua missione che si fa battezzare da padre Giuliano nella chiesa in cui egli trascorse la sua infanzia e giovinezza: è un onore per tutta la comunità ed un momento di straordinaria condivisione.
Ma, soprattutto, ogni volta che torna, non manca una sua visita al coro che il fratello Franco ha costituito e che ancora dirige, il coro che egli considera anche “suo”, il coro le cui prime incisioni finiranno in Giappone ad allietare la giornata non solo di padre Giuliano, ma, come abbiamo appreso di recente, anche dei suoi parrocchiani.
La chiesetta della missione di Wajima
nel 2003 padre Giuliano è ad Arsiero in occasione dei 35 anni del coro
Scoprire, nel 2015, che padre Giuliano è amico comune di una corale polifonica della Baviera è un passaggio commovente. Egli è tornato a riposare da qualche anno nella sua Arsiero, che ha accolto le sue ceneri proprio a fianco della chiesetta di Santa Maria dell'Angiadura, suo primigenio rifugio meditativo, da egli celebrata in più di una composizione. Riceviamo una telefonata di Johannes, rappresentante dei Kaufbeurer Martinsfinker, che quasi si scusa per aver paura di importunarci... “abbiamo trovato il vostro coro grazie ad internet, il vostro fondatore si chiama Sberze e noi abbiamo conosciuto un prete, anni fa in Giappone, che...”. Sì, è lui. È l'inizio di una nuova amicizia nel segno del ricordo: con i Martinsfinker, i fringuelli di San Martino, e con la signora Ohnari, parrocchiana di padre Giuliano, che, visibilmente emozionata, ha sostato davanti all'ultima sua dimora, portandogli l'affetto di tutta la sua comunità di Wajima. Salutandoci prima del ritorno, con un misto di tristezza e gioia, ci assicura che “egli ora giace in pace, qui l'aria è buona e c'è una vibrazione positiva che la pervade”.
Di lui scrive un suo confratello, padre Costanzo Adamini, durante i primi anni a Tokyo:
"Padre Giuliano Sberze, classe 1928. È il musico della Missione. Conosce l'inglese alla perfezione, umorista contagioso. Attira moltissimi alla Chiesa."
LO SVEGLIARINO
Odio il mio vispo e inquieto svegliarino
che, mentre dormo e ronfo a mio bell'agio,
mi sparpaglia i bei sogni sul cuscino
come relitti d'un fatal naufragio!