INCONTRO CON IL SINDACO DI ATESSA DOTT. GIULIO BORRELLI
INCONTRO CON IL SINDACO DI ATESSA DOTT. GIULIO BORRELLI
di Alessandra Bruno (5A LS - A.S. 2021/22)
Il giorno 6 dicembre 2021, le classi quinte dell’Istituto Superiore Ciampoli Spaventa hanno avuto la possibilità di relazionarsi con il giornalista, nonché sindaco di Atessa, il Dott. Giulio Borrelli riguardo l'episodio delle torri gemelle dell'11 settembre 2001.
Il corrispondente, che quel giorno era stato inviato proprio a New York per un servizio giornalistico, ha assistito in prima persona all'accaduto ed è stato in grado di descrivere accuratamente sensazioni, immagini e particolari che hanno caratterizzato la città prima, durante e dopo l'attentato.
Come da lui descritto, il clima della mattinata era estremamente quieto, solo una piccola agitazione per il servizio da svolgere in mattinata caratterizzava i preparativi e l’organizzazione generale. Il televisore era acceso, come sempre, per restare aggiornati con i notiziari.
È stato tutto estremamente repentino e spiazzante. Il volume era assente, ma le immagini parlavano chiaro.
La sensazione di un boato assordante, del fumo, alcune immagini ancora poco nitide, una situazione difficile da mettere a fuoco.
Poi il silenzio.
Di corsa l’inviato si è precipitato sul posto per avere informazioni e, soprattutto, per realizzare se ciò che aveva visto fosse reale.
Era tutto vero.
L’allora presidente Bush e i maggiori esponenti politici riproposero più volte l’invito a mantenere la calma, per quanto potesse essere possibile.
La verità è che nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere.
Il clima era estremamente teso, imprevedibile, nervoso.
Come affermato più volte dal Dott. Borrelli stesso, nell’aria dei giorni successivi rimaneva un forte odore di morte che, forse per fortuna, non riuscì a trasmettere in alcun modo nella descrizione dell’accaduto. Un odore acre, inconfondibile, che segna a vita.
Gli attentati dell’11 settembre 2001, perché ricordiamo che non fu un atto singolo, provocarono la morte di 2.977 persone. Le vittime a New York furono 2.753, 184 quelle al Pentagono, 40 tra i passeggeri del volo 93.
“L’America la visse come una lacerazione, un attacco alla sua civiltà, al suo modo di essere. Al di là del fatto in sé, dei morti, dei cadaveri, del timore, del terrore, del fallimento dell’intelligence, in quel momento l’America fu messa chiaramente in ginocchio e non poteva dare un’immagine di debolezza o di sconfitta”.
La proposta di una risposta all’Afghanistan fu unanime. Non c’erano più dubbi: era la guerra.
“Un atto di guerra a cui si rispose con un atto di guerra”.
Ma è stata veramente la scelta giusta?
La questione resta ancora oggi fortemente dibattuta.
Nonostante ciò e nonostante la delicatezza dell’argomento trattato, il confronto con un testimone diretto, il quale ha provato determinate emozioni in prima persona durante la terribile tragedia, ci ha aiutati a percepire in modo più profondo la realtà. A divenire portavoce di qualcosa che non deve essere dimenticato in alcun modo. Ad elaborare immagini che devono rimanere vive, impresse nella memoria e nella storia del mondo.
Quel giorno, insieme a lui, siamo tornati indietro nel tempo: noi eravamo lì, eravamo a New York l’11 settembre 2001.