L’artista, con una formazione che intreccia arte, architettura e paesaggio, sviluppa una ricerca visiva che si nutre di sottrazione, memoria e rigenerazione. Attraverso l’utilizzo di diversi materiali dà forma a opere in bilico tra pittura, scultura e installazione. In un’estetica che abbraccia il “Less is more”, indaga l’essenza, l’invisibile, l’interiore.
L’integrazione della componente autobiografica e attitudinale nel lavoro spingono a spaziare tra diversi media, mettendo in relazione ricordi e vissuti personali con un immaginario legato all’estetica contemporanea, i suoi lavori sono racconti che si mantengono aperti e ambigui.
L'opera di Grandir-Grndr nasce dall’ intreccio tra radici personali e tensioni collettive. Il suo linguaggio visivo si nutre della strada, dell’incisione, della memoria e dell’attivismo. La sua pratica evolve come un atto di rigenerazione: segno dopo segno, dalle stampe ai muri, costruisce narrazioni che ridefiniscono il confine tra arte pubblica e intimità politica.
La sua ricerca si muove lungo il confine tra natura e immaginazione, dove l’opera diventa spazio sensibile per interrogare il rapporto tra ambiente e percezione. Attraverso installazioni immersive e linguaggi multimediali, l’artista costruisce paesaggi semi-naturali che coinvolgono il fruitore in un’esperienza empatica e corporea.
L’opera non racconta soltanto: invita a sentire, abitare, rispecchiarsi.
Dopo aver esplorato tecniche diverse, l’artista approda al mosaico contemporaneo, dove trova sintesi tra rigore tecnico e libertà creativa. Ogni tessera diventa parte di un linguaggio che unisce natura e geometria, in un’armonia costruita passo dopo passo.
L’artista indaga la figura umana come presenza sfuggente e stratificata, sospesa tra identità e dissolvenza. Attraverso sovrapposizioni di corpi, sagome e frammenti testuali, costruisce un linguaggio visivo intimo e riflessivo. Le opere evocano una ricerca sull’esistenza, tra memoria, percezione e mistero.
Nelle sue opere sviluppa una ricerca pittorica che esplora la materia come superficie sensoriale e profondità concettuale. Il suo linguaggio, intriso di tensione e drammaticità, attraversa il confine tra visibile e invisibile, trasformando la superficie in luogo di memoria e il corpo dell’opera in esperienza percettiva.