IT REVOLUTION IN ARCHITECTURE
ARIE ITALIANE. Motivi dell'architettura italiana recente
di Antonello Marotta e Paola Ruotolo
Collana diretta da Antonino Saggio
ARIE ITALIANE. Motivi dell'architettura italiana recente
di Antonello Marotta e Paola Ruotolo
Collana diretta da Antonino Saggio
"Arie italiane. Motivi dell'architettura italiana recente" di Antonello Marotta e Paola Ruotolo è un’opera che esplora l’architettura contemporanea italiana attraverso un’analisi dei suoi temi e delle sue tendenze principali.
Gli autori si propongono di delineare i tratti distintivi dell’architettura italiana degli ultimi anni, evidenziando come riesca a mantenere un dialogo costante con il passato, rispondendo alle esigenze del presente.
L’obiettivo principale del libro è quello di esaminare come l’architettura italiana contemporanea si integri in modo armonioso con il contesto storico e culturale in cui si colloca.
Il titolo, "Arie italiane", evoca la musicalità e la ripetitività di certi motivi, simbolo della ricchezza e della varietà dei linguaggi architettonici presenti nel nostro paese.
Il volume è suddiviso in cinque capitoli, ciascuno dedicato a un tema specifico, e presenta progetti studi emergenti, offrendo così una panoramica dettagliata e completa.
Il libro analizza il modo in cui queste architetture utilizzano lo spazio e il tipo di paesaggio in cui vivono.
Gli architetti italiani, come osservano gli autori, possiedono una particolare sensibilità per il genius loci, ovvero l’anima del luogo. Questo principio guida l’integrazione delle nuove costruzioni con il contesto urbano o naturale, rispettando la storia e la geografia del sito. Invece di puntare a edifici “iconici,” la tendenza è quella di progettare in modo da valorizzare e arricchire l’identità dei luoghi.
CAPITOLO 1 – STRATIGRAFIE
In stratigrafie ci si interroga sul lascito di alcuni maestri troppo presto dimenticati dall’architettura italiana, un lascito che appare invece importante da rivalutare oggi proprio in rapporto alle nuove tecniche parametriche consentite dalla rivoluzione informatica.
Parliamo di una generazione di architetti che dichiarava esplicitamente la sua derivazione culturale come Aldo Rossi, Giorgio Grassi, Gabetti - Isola: condividono una sensibilità comune verso il valore della memoria storica, il rapporto con il contesto e un approccio disciplinato sulla composizione.
La scomparsa di Aldo Rossi ha determinato nel clima italiano una sorta di “spaesamento”. Ciò che distingue la nuova generazione da quella precedente è la presenza del computer, la formazione negli studi internazionali, atteggiamenti culturali diversi, percorsi formativi profondamente individuali e la mancanza di un'unica direttrice culturale.
L'Italia vanta un patrimonio straordinario nella generazione di architetti che ha operato negli anni cinquanta: Luigi Moretti, gli architetti di scuola organica come Carlo Scarpa, i costruttori come Pierluigi Nervi e Riccardo Morandi.
Con il suo lavoro teorico Luigi Moretti aveva anticipato l'attenzione sull'architettura parametrica aprendo lo sguardo all'utilizzo di nuovi strumenti interpretativi elaborati con uno spirito incredibilmente innovativo quasi 30 anni prima che il digitale imponesse le nuove regole per la progettazione dello spazio, aveva aperto nuovi orientamenti culturali, offrendo interpretazioni innovative sui modelli in architettura, sugli studi di grandi architetti del passato, riportando l'attenzione sull'architettura parametrica ed aprendo lo sguardo all'utilizzo di nuovi strumenti interpretativi.
Negli anni sessanta e Settanta iniziano ad emergere modi di guardare la città rivolte alla complessità, all'interscambio, all'intreccio tra spazi, architetture e ambiente.
In questo cambio di prospettiva, la nuova generazione ha cominciato a guardare fuori dall'Italia per ritrovare una maniera contemporanea di affrontare la complessità. Gradualmente e solo più di recente ha compreso che esisteva anche nel nostro paese un'attenzione di ricerca seppellita e nascosta, attenta ad alcuni temi della complessità e della costruzione. Ha attinto dall'opera di alcuni maestri, riscoprendo parte di quelle linee di ricerca e rintracciando così dei percorsi non lineari di ritorno.
Si scoprono, da un lato, processi di rilettura dei territori (derivante dalla formazione geografica, che include le origini) e, dall'altro, l'appartenenza alle esperienze internazionali che hanno segnato, a partire dagli anni 90, la cultura del progetto.
Sono progetti in cui l'informatica non costituisce mai un fine, ma uno strumento. Tra le maglie di questi progetti si insinuano valori contemporanei di mutazione, dinamicità, frammentarietà e appunto stratificazione che assorbono alcuni evidenti tensioni del mondo di oggi e le restituiscono in architetture semplicemente “non possibili” in un altro momento e con altri mezzi.
Il concetto di stratigrafia è particolarmente affascinante, gli autori lo usano per indicare la complessità e la profondità del legame tra passato, presente e futuro nei progetti architettonici italiani. Proprio come in archeologia, dove la stratigrafia consente di rivelare i vari strati storici di un sito, in architettura questo termine si riferisce all'integrazione tra antico e moderno. La stratigrafia in architettura è spesso vista come un simbolo di continuità, in cui gli strati storici vengono preservati e valorizzati, mentre nuove strutture vengono inserite in modo rispettoso del contesto.
Dopo queste premesse si procede con un’analisi che raccoglie esempi distintivi dell'architettura contemporanea italiana, esplorando come ciascun progetto affronta il tema dello spazio, della funzione e del contesto:
Sul tema paesaggio-architettura uno dei progetti più convincenti degli ultimi anni.
Spazi espositivi integrati nel contesto naturale: Nel Museo Archeologico di Castel San Vincenzo, Isernia (2003), progettato da N!Studio , lo spazio è progettato per valorizzare i reperti archeologici e permettere ai visitatori di immergersi nella storia. L'organizzazione degli spazi segue un percorso fluido, che accompagna il visitatore tra le varie sale espositive, dando un senso di continuità e coerenza con il paesaggio circostante. L'edificio è pensato per fondersi con il contesto naturale e storico.
Spazialità monumentale: La proposta di MM26 per il concorso per il Great Egyptian Museum, Cairo, 2002/2003 riflette l’idea di monumentalità tipica della cultura egizia. Lo spazio è pensato per evocare grandezza e imponenza, con aree espositive ampie che permettono una fruizione maestosa degli oggetti esposti. Il sito è prossimo all'area delle grandi piramidi. Il museo è stato pensato per custodire l' enorme tesoro di Tutankhamon.
Organizzazione per percorsi simbolici: Il progetto prevede percorsi simbolici che guidano il visitatore attraverso diverse sezioni tematiche, in modo che ogni spazio sia percepito come parte di un viaggio narrativo a cielo aperto nella storia dell’antico Egitto. Questa divisione crea un’esperienza immersiva e solenne, che riflette la tradizione museale italiana nell'interpretazione di spazi culturali in contesti internazionali.
Spazio come esperienza interattiva: Lorenzo Brusci e Stefano Passerotti hanno realizzato Il Giardino Sonoro a Firenze, un'opera che esplora l’interazione tra architettura, natura e suono. Questo progetto è un esempio di "soundscape architecture", una forma di architettura paesaggistica che incorpora elementi sonori per creare un’esperienza sensoriale unica.
Il Giardino Sonoro è concepito come uno spazio immersivo, in cui i visitatori possono interagire con suoni progettati per armonizzarsi con l'ambiente naturale. Questo progetto rappresenta una delle tendenze più innovative nell'architettura contemporanea italiana, dove l'arte, il paesaggio e l’architettura si fondono per creare nuove forme di espressione. I visitatori si muovono liberamente in un giardino dove gli elementi architettonici, i suoni e la natura interagiscono in modo armonico. La disposizione dello spazio è tale da incoraggiare un'esplorazione lenta e contemplativa, creando un’esperienza coinvolgente e immersiva.
Spazio come manifesto didattico e narrativo: "Script Terragni Spot on Schools", un progetto educativo realizzato nel 2005 dal gruppo Saggio Class, è uno spazio che celebra l'architettura razionalista di Giuseppe Terragni attraverso un'esposizione didattica. L’obiettivo del progetto è di stimolare un dialogo tra le scuole di architettura e la figura di Terragni, usando lo spazio per raccontare e reinterpretare i principi dell’architettura razionalista. Lo spazio è organizzato come un "manifesto tridimensionale" che permette ai visitatori, in particolare agli studenti di architettura, di esplorare i concetti e le innovazioni di Terragni. La disposizione degli spazi e dei materiali espositivi è pensata per essere altamente interattiva e per stimolare la riflessione critica, offrendo al pubblico un’esperienza che combina educazione e immersione storica.
CAPITOLO 2 – OLTRE L’ITALIA
Questo capitolo tende principalmente ad analizzare l'architettura dei giovani architetti italiani grazie alle esperienze formative che svolgono presso i centri dell'architettura mondiale.
Vorrei soffermarmi principalmente sul progetto per la Concert Hall di Sarajevo degli studenti del Graduate Design Course del 1995 che fondono il gruppo UFO che opera attraverso un network in diverse città del mondo.
Il progetto per la Concert Hall di Sarajevo va inquadrato in una dimensione paesaggistica: le due sale per concerti sprofondano sotto terra per liberare in superficie un parco urbano pensato come nucleo propulsore di vita sociale. L'edificio è concepito come un nodo strategico di fusione tra urbanistica e paesaggio. Non esistono più distinzioni tra interno ed esterno, tra cielo, acqua e terra. L'idea generatrice è quella di dissolvere, fluidificare il perimetro dell'edificio e ribaltarne il rapporto interno esterno in un continuum topologico ricavato da un attento studio delle sezioni trasversali. Mentre la planimetria imprime allo spazio uno scatto centrifugo, le sezioni ricercano l'articolazione di un paesaggio artificiale.
CAPITOLO 3 – CORPO E LUOGHI INTERATTIVI
I temi sollevati in questo capitolo sono relazionati a considerazioni più ampie riguardanti gli effetti prodotti dalla rivoluzione informatica.
La diffusione del digitale, la presenza della tecnologia in ogni gesto della vita quotidiana costringe a porsi domande che sfiorano i temi profondi della nostra stessa esistenza.
Dal design all'allestimento fino all'installazione artistica, in una condizione di vicinanza, di presenza percepibile di realtà materiale e immateriale, è affrontata direttamente la duplice necessità di un nuovo punto di vista concettuale e mentale, sull'esistente, come di una nuova connotazione per il nostro corpo nello spazio.
Sperimentando la ricettività di contesti interattivi, parti assopite della sensibilità corporea vengono attivate.
La sensitività ritrovata spinge ad agire e scegliere, per modificare il proprio intorno seguendo i desideri più che i bisogni, e affermare le diverse soggettività.
Si percepisce il desiderio di rendere visibile il proprio mondo emozionale, di trasporto nel mondo reale, di dargli consistenza fisica, materiale. Si concretizza la necessità di trovare un luogo disposto ad accogliere la sensibilità vagante ed inquieta del nostro intimo, lasciando che sposi nello spazio circostante, facendo vibrare gli oggetti attraverso la luce.
Recuperare una corporeità, una tattilità, mentre si sperimenta la presenza senza consistenza dell'informazione, è un aspetto determinante del lavoro di Studio Azzurro.
Ricordiamo il Soffio sull'angelo a Pisa nel 1997 di Studio Azzurro in cui una pelle tecnologica è sensibile investe l'intero spazio dell'allestimento. Il visitatore interagendo con questo Spazio Reale virtuale attraverso gesti e voci, diventa artefice dell'opera stessa azionando e muovendo corpi evanescenti, proiezioni di mondi interiori.
Fin nei suoi primi lavori, il corpo umano è utilizzato per estremizzare la problematizzazione sui media ed il digitale, secondo modalità tipiche dell'arte. Il corpo, un corpo differente, cerca luoghi nuovi, adatti.
CAPITOLO 4 E CAPITOLO 5
In questi capitoli si affrontano i temi delle metropoli e dei sistemi territoriali: le tracce urbane devono interconnettersi a segni naturali. Si da particolare attenzione all’integrazione delle nuove costruzioni con il contesto urbano o naturale.
Ricordiamo che questi progetti sono possibili grazie a tecnologie di visualizzazione e interconnessione dinamica dei dati (database, datascape, modellatori 3d, sistemi particellari) che permettono di analizzare, interrogare, mettere in relazione e informazioni, entità o eventi e tradurle in modelli interattivi e flessibili di forze progettuali.
Vorrei soffermarmi su due progetti in particolare: il progetto vincitore del concorso per il complesso didattico universitario progettato da Labics per l'istituto Clinico Humanitas di Rozzano e il progetto vincitore del concorso per il nuovo stadio di Siena di Iotti + Pavarani e Marazzi.
Il complesso didattico universitario progettato da Labics a Rozzano interpreta l'intenso confronto fra la comunità scientifica dell'ospedale e quella dell'Ateneo universitario.
Il progetto si inserisce in un brano di città marginale dove una maglia progettuale flessibile unisce le tracce urbane ed i segni della natura: lo spazio sistematico e lo spazio organico. L'atrio è un elemento di mediazione tra le due funzioni principali: l'ospedale e l'università.
Ampi cortili e percorsi pedonali collegano gli edifici e creano luoghi di incontro per studenti e docenti, contribuendo a un senso di comunità all'interno del campus.
L'architettura si distingue per un'estetica enfatizzata dall'uso di materiali contemporanei come vetro, acciaio e cemento. La facciata trasparente e modulare permette una grande quantità di luce naturale negli spazi interni.
Il progetto vincitore del concorso per il nuovo stadio di Siena, di Iotti + Pavarani e Marazzi, assume l'eccezionale geografia del luogo, un'area periferica a sud della città, e le particolari modalità di relazionarsi e costruirsi della campagna Senese, per inserirsi nel territorio con un'operazione di modellazione topografica, assecondando nei segni e variazioni, sfruttando la pendenza delle curve di livello. Al posto delle classiche curve sovrastrutturate, faglie morfologiche e funzionali si dispiegano in uno scavo di un declivio, allungandosi in un impianto spaziale aperto e trasversale, disteso nell'intorno ad includere il paesaggio e Siena sullo sfondo.
Il progetto si propone come catalizzatore di sviluppo per il territorio, offrendo un nuovo spazio pubblico per la città e i suoi abitanti.