CHIESA DI S. IGNAZIO O DI GESU’

ORA DI S. GIUSEPPE 

I PP. Gesuiti avevano chiesto di officiare la monumentale vicina chiesa di S. Michele, ma non l’ottennero. Ne fabbricarono una nuova che aprirono al culto nel 1701 col titolo di S. Ignazio o di Gesù. Il disegno di essa fu fatto da P. Francesco Grimaldi,teatino, celebre architetto, nato ad Oppido (Il De Dominicis ed il Signorelli lo hanno creduto di Oppido Mamertino; il Grossi,nella Biografia Napoletana, vol. VIII, lo vuole di Oppido in Lucania. Il P. Manforte Luigi, teatino, nei documenti esistentinell’archivio dell’ordine, in S. Paolo in Napoli, ha accertato trattarsi di Oppido in Lucania e morto a Napoli nel 1630) (V. Capialbi--Opuscoli Vari - vol. I).

A lui è dovuto anche il disegno della chiesa dei SS. Apostoli detta dei Teatini, in Napoli, 1591, della Cappella del Tesoro di S.Gennaro e di S. Andrea della Valle a Roma.

Vi si venerava il cilicio di S. Ignazio (P. Daniele Bartoli - Historia Soc. Jesu). Il cappellone in cornu evangeli era dedicato a S. Francesco Saverio per legato di 3000 ducati lasciato dal giuriconsulto Carlo Majorana. Esiste il quadro di S. Francesco Saverio che battezza i pagani e mentre muove sulla tolda di una nave in atto di guardare da lungi la Cina dove desiderava spargere i frutti del Cristianesimo.

L’altro quadro rappresenta la visione di S. Ignazio del Cav. G. Mazzanti (sec. XVII).

In mezzo a una gloria di angeli recanti la Croce sta genuflesso S. Ignazio e riceve da cristo la missione di convertire le barbare nazioni. Egli stringe con la sinistra la Croce, con la destra indica le regioni lontane. In alto si vede l’Eterno Padre. Il colorito ed il disegno è perfetto, specie la mano destra e il Volto estatico. In questa cappella fu seppellito il P. Benedetto Tromby, autore delle celebre storia dei certosini. L’altra cappella in cornu epistolae era della famiglia Fabiani, consacrata a S. Anna.

IL COLLEGIO DI S. IGNAZIO E SUE VICENDE

Era il più ricco dei Collegi istituiti dai PP. Gesuiti in Calabria a Cosenza , Reggio, Catanzaro, Tropea, Amantea: la sua rendita annua era di once 2995,15 (Dall’Onciario - Tarallo op. cit. p. 291). Incominciò a funzionare dal 1621, prima, nel palazzo di Potenza - Lombardi - Satriani (ora educandato Maria Immacolata), poi, dal 1669 nel proprio grandioso edificio (Scuole S. Giuseppe) fino al 1767, anno in cui i PP. Gesuiti vennero espulsi dal Regno pel famoso editto del 3 novembre.

Si accrebbe di rendite: da numerosi testamenti esistenti nelle schede notarili cittadine, risulta la gara con cui moltissimi elargivano i loro beni al Collegio. Oltre al nome del citato Jazzolino ricordiamo i testatori Domenico Cesare Raffa, Paolo Palmieri, Giulio Jorio, Francesco de Giovanni, Gian Domenico Carrozza, Fabrizio Pucci, Cesare Majorana. Quest’ultimo, “rinomato giuriconsulto, morendo nel 1658, legò dei beni fondiari pel valore di ducati cinquemila, ed una croce del valore di ducati 500, col patto che si erigesse un altare in onore di S. Francesco Saverio per la sua memoria” (F. Jacopo Pignatari -Collegio Vibonese- pag. 7). Si trovano anche numerose disposizioni fidocommissarie che chiamano erede il Collegio, quando fossero mancati gli eredi diretti o i loro successori. Tra costoro ricordiamo Diego Spasaro, Salvatore Mazza, Martino Vaccaro.

Non si era ancora finita di completare la costruzione del Collegio quando i PP. Della Compagnia di Gesù hanno dovuto lasciare Monteleone, coll’editto citato il 3 novembre 1767, di Re Ferdinando IV, espulsi per sempre dal Regno delle Due Sicilie, dopo tanta opera di bene spiegata a pro della gioventù nel campo culturale e morale, opera tanto più apprezzabile e meritoria per quanto rara in tempi di generale oscuratismo.

Quali tenebrosi raggiri avevano preparato questo colpo e quanto crudele dovette essere il modo dell’esecuzione! Sappiamo da Mons. De Lorenzo (Terzo Manipolo) quello che avvenne a Reggio: “Il Governatore di Reggio con una flotta di ufficiali e signori, fece convocare dal Rettore tutti i Religiosi non esclusi i fratelli coadiutori e come si assicurò che nessuno mancava, trasse dal petto e lesse l’ordine fulminante dell’esilio immediato che neppure permetteva ad alcun di portare seco i propri manoscritti.

Sbalordirono i circostanti: i Religiosi rimasero di sasso. Il funzionario domandò se avessero cosa da dire. Il P. Rettore pronunziò allora lentamente queste testuali parole: “Se S. Maestà ha potuto far tanto, è segno che Dio l’ha permesso. Se Dio non permetteva il Re non l’avrebbe potuto fare”. Si tacque. Avanti che venisse l’alba i Religiosi erano già cacciati in un bastimento che stava per ciò ancorato nella rada. Questo avvenne il 28 novembre 1767.

Il Collegio continuò in seguito, anche senza i PP. Gesuiti, attraverso tante dolorose difficoltà, il suo piano di studi, sotto diversi nomi, di Regie Scuole, Collegio Santo Spirito, Real Collegio Vibonese, Convitto e Scuola R. Liceo - Ginnasio “Filangeri”.

I PADRI GESUITI O DELLA COMPAGNIA DI GESU’

Dopo il Concilio di Trento l’indirizzo degli studi e l’educazione delle gioventù furono le curie più sollecite della Chiesa Cattolica per porre un forte argine al dilagare delle dottrine protestanti ed al liberalismo filosofico e teologico del Rinascimento. Tale compito fu affidato ad alcuni ordini religiosi e tra questi si distinse maggiormente l’Ordine della Compagnia di Gesù fondato da S. Ignazio di Lojola.

Fin dai primi anni del suo nascere non era mancata in Calabria qualche esplorazione da parte dei Padri di questa Compagnia.

Troviamo ricordato che P. Niccolò Bobadiglia, di origine castigliana, tra i primi seguaci di S. Ignazio e zelantissimo propagatore dell’Ordine, fu mandato in Calabria nel 1540 con ampiezza di autorità apostolica, per combattere gli eretici valdesi che avevano fatto molto proseliti specie nella Diocesi di Bisignano. Nel 1552, dopo la fondazione del primo Collegio di Napoli, venne di nuovo in Calabria a visitare i territori del Duca di Monteleone; lo troviamo ancora, subito dopo, inviato come inquisitore a Reggio ed a S. Agata dove “vigebat haeresis lutherana”, poi nel 1562 a Mileto con l’incarico da parte del card. Sforza di riordinare la Badia della SS.ma Trinità, di cui quel prelato era commendatore. Fin d’allora il Bobadiglia esprime il desiderio di fondare collegi a Catanzaro ed a Cosenza ed in altre città: "“ndò vedendo la disposizione dei Collegi et spero in Cristo che si farà tutto a Cosenza come a Catanzaro et altre città” (Monumenta Historica Soc. Iesu, Autob. pp.384 - 97).

Nell’anno 1612 Ettore IV Pignatelli, aderendo al desiderio espresso dai Monteleonesi in uno dei consigli civili, invitò i PP. Gesuiti a fondare in Monteleone un loro collegio. Vennero per primo due sacerdoti ed un laico e furono ospiti del gentiluomo Ferdinando Mazza. Poi per molti anni abitarono la casa dei Potenza - Lombardi - Satriani. Nel 1618 comprato il palazzo di Ferd. Mazza e parecchie case attigue eressero il Collegio che venne abitato nel 1619. Alle numerose donazioni dei cittadini sovvenne il pingue legato testamentario di ventuno mila e ottocneto ducati fatto da Vespasiano Jazzolino, uomo peritissimo in filosofia e diritto, residente a Napoli.