CONVENTO E CHIESA DEI CARMELITANI

Dove attualmente sorge la Chiesa del Carmine sorgeva nel 1500 la chiesa di S. Sebastiano con la confraternita omonima. Detta chiesa viene donata nell’anno 1600 ai Pp. Carmelitani dal Vescovo di Mileto Mons. Marco Antonio Lo Tufo per particolare sua benevolenza verso l’ordine Carmelitano. “In essa chiesa antichissima -dice il Bisogni- c’era dipinta l’immagine di S. Sebastiano di Simone Comandia siciliano”.

Lo scopo del Vescovo era che quivi fosse edificato un convento, come a 9 aprile 1595 i Rettori dell’Università di Monteleone, dietro tenuto pubblico parlamento, divisarono. Nel 1604 - 28 - 10, il Cardinale Pinelli, Protettore dell’Ordine, accettò la concessione della chiesa che dedicò a Maria del Monte Carmelo, ed accanto fece sorgere il Convento.

La chiesa era in origine ad una navata molto vasta, di palmi quaranta di larghezza e di 145 di lunghezza, sormontata da soffitto a cassettone e da volta nel presbiterio. Aveva sei cappelle laterali e ad oriente l’altare maggiore col coro. La porta maggiore con colonne ed architrave di tufo guardava a ponente e su di essa leggevasi -1630-. A nord era una porta piccola, su cui era un bel quadro di marmo bianco in alto rilievo rappresentante la Vergine del Carmelo con il Bambino e l'iscrizione: Sum mater e decor Carmeli, A.D.1665.

Il campanile sorgeva dove è ora, sulla porta maggiore, con tre campane, come appare da un inventario del 1784, delle quali conservasi solo la mezzana con l’iscrizione: Opus Hiacinti Lo Gallo 1690. Nella parte superiore della chiesa vi erano dipinti affreschi di mirabile fattura, attribuiti al pittore Francesco Zoda, amico di Luca Giordano col quale fu condiscepolo di Pietro da Cortona. Emanuele Paparo (Vita di Francesco Saverio Mergolo), dice che F. S. Mergolo dipinse nella chiesa del Carmine la Trasfigurazione del Salvatore e il Profeta Elia che alla presenza di Acabbo fa scendere il fuoco dal cielo, di cui egli conservava i bozzetti. Esiste ancora del Mergolo nella stessa chiesa una tela rappresentante il Profeta Elia, A.D.1777. “In cima alla tela sta l’occhio di Dio nel mistico triangolo e a fianco lo Spirito Santo sotto la forma di candida colomba e giù genuflesso, con bianchi capelli e la barba prolissa, Elia, coperto dal manto bianco, il quale con la sinistra mostra una tetra nube che elevandosi dalla oscura palude, via via diventa più chiara e splendente e finisce in una vaga fanciulla dalle mani conserte sul petto, dagli occhi e dal paludamento modestissimo e sulla quale si riflettono i fulgidi raggi dello Spirito Santo. Ispirato il volto del gran vegliardo, scintillante l’occhio, conciato l’effetto. Colorito e tocchi meravigliosi. Per terra stanno le duplici chiavi, simbolo della chiesa nascente sul Carmelo. Più in là vedesi il corvo che sul rostro porta un pane alimento quotidiano del gran profeta presso il torrente Carillo, immagine del pane divino. Dietro il profeta sta genuflesso Eliseo che insieme col manto doveva ricevere il doppio spirito del suo maestro. In lontananza nelle più ardue regioni atmosferiche, si scorge il carro di fuoco tirato da ignei cavalli sul quale staseduto Elia, rapito, quasi attraverso un turbine, col caro discepolo Eliseo, mentre a lui parlava” (Ortona).

Esistevano altri quadri pregevoli tra cui la Vergine del Carmelo, del Conca. “Sta la Vergine, fregiato il petto della mistica stella, sul trono, stringendo col braccio sinistro il Bambino e con la destra in atto di porgere lo Scapolare a Simeone Stock. A piano della Vergine, presso il trono, mirasi un angelo che accenna, lontano, al Santo Patriarca, il mondo bisognoso e le vaste regioni dove imperversava l’errore e dove deve portare le glorie del Carmelo. A sinistra prega in ginocchio S. Teresa e nel mezzo ai due personaggi sta un vago angelo che tiene in mano un giglio e nell’altro un libro, indicanti il virgineo candore e la scienza peregrina della immortale Teresa”.

Il terremoto del 1783 ha reso inabitabili il convento e la chiesa. In data 21 aprile 1798 il Marchese di Fuscaldo comunicava al Vescovo di Mileto Mons. Minutolo che “non potendo la scarsa rendita dei Carmelitani di Monteleone far sussistere una condegna famiglia religiosa se non di appena due, senza spirituale vantaggio di quella popolazione, sopprimeva il convento assegnando la sua rendita ai PP. Filippini ed ai PP. Basiliani, benemeriti per dottrina e santità, trattenendo annui ducati sessanta per il mantenimento di un Economo Curato nella chiesa degli stessi Carmelitani, per comodo della popolazione ivi stanziata”. Il primo economo fu D. Fabrizio Giannotta, alle dipendenze del Parroco di S. Michele.

I Reverendi PP. Filippini e Basiliani, allora rettori ed insegnanti del Reale Collegio di Spirito Santo, in data 30 luglio 1801, determinarono -come abbiamo altrove detto- di devolvere le rendite   e l’ex convento perché fosse edificata “la Casa di Ospedale per gli ammalati poveri ed avere ricovero ed assistenza”.

Sotto Gioacchino Murat l’ex convento fu destinato a quartiere dell’artiglieria ed a carcere dei briganti.

La chiesa fu ricostruita e riaperta al culto il 15 luglio 1854, quasi in grembo al vecchio fabbricato. È di forma ovale. Si vedono ancora intorno le vaste e robuste mura dell’antico tempio.