16 Dicembre

Sono in te le mie sorgenti” (Sal 87,7)

  Giardino di Eden Johann Wenzel Peter

Il Natale nel suo avvento storico fa memoria della vicinanza di Dio all’uomo. Dio in Gesù assume la natura umana non deturpata dal peccato divenendo uno di noi:

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4).

Quell’amore divino che aveva fatto balzare all’esistenza ogni cosa creando un giardino – Eden – a disposizione dell’uomo, la sua creatura più amata, non poteva perdersi nel nulla in quanto ciò che Dio opera rimane per sempre perché il perdono guarisce ciò che l’uomo distrugge.

Era inimmaginabile che quell’amicizia divina potesse venire meno per un atto di superbia. Ed invece questa prima famiglia lascia la porta aperta e così una fatua gelosia immotivata si insinua in modo suadente e prende possesso del loro cuore. E così “Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla

brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino” (Gen 3,8).

Da questo momento l’uomo è stato privato della possibilità di incontrare Dio faccia a faccia perché “Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita” (Gen 3,23-24).

Ormai senza Dio e in preda alla forza del male questa famiglia dà inizio ad una storia in cui prevale il possesso a scapito della relazione.

L’uomo si proclama padrone di tutto e gestisce questo potere nell’ottica dello sfruttamento personale o di gruppo più che del bene comune. È la miopia colpevole di chi fa tacere la responsabilità di essere “custode e di lavorare” questo giardino “perché chi semina gioisca insieme a chi miete” (Gv 4,36).

Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, … nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi …. L’origine umana – “antropica” – del cambiamento non può più essere messa in dubbio … Si tratta di «un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla» ... Il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata ... Dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti ... Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare …” (Laudate Deum)