POLITICA

Scritto il 21/06/2023

Impressioni di giugno

La freschezza della menta negli aperitivi estivi 



La controffensiva ucraina procede al rallentatore come pure l'addestramento dei piloti di Kiev sugli F-16. Il problema attuale è la superiorità aerea russa. Il ronzio metallico degli F-16 in volo, sintesi di tecnologia e rabbia limbica, garantirà all'esercito ucraino la possibilità di difendere efficacemente la propria terra-nazione-madre dall'aggressione dell'invasore-padre russo? 

Nel prossimo summit della NATO a Vilnius si esclude la possibilità per Kiev di un invito formale di adesione. Mantenere un atteggiamento benevolo (che si traduce quasi esclusivamente nella fornitura di armamenti) forse non è abbastanza; il popolo ucraino rifiuta l'idea di un'esistenza menomata e cerca l'originaria integrità territoriale. Mi vengono in mente i macachi rhesus di Harlow, le scimmiette preferivano la "madre morbida" (una sagoma di metallo ricoperta di tessuto soffice) alla "madre dura" (una sagoma di metallo senza rivestimento che però forniva latte).

L'Italia non utilizzerà i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il rafforzamento della produzione di munizioni e missili. È una buona cosa: contaminare il nutrimento necessario alla ripresa economica con la violenza è espressione di una distruttività internalizzata a livello istituzionale. 

L'estate divampa e nessuno mi ha ancora invitato a un cocktail di compleanno.

POLITICA

Scritto il 28/02/2023

Percorsi di violenza

Dai missili al corpo a corpo 



L'enorme dissipazione di denaro è parte del paradigma distruttivo tipico della guerra. Serve a umiliare, indebolire psicologicamente. La Russia non è intimorita dall'ostentato sperpero di ricchezza operato dalle nazioni che fabbricano e forniscono armamenti all'Ucraina. È una strada che non sta portando alla pace: la pace la fanno le persone disarmate, i campi di battaglia rigurgitano bombe e cannoni; chi è armato cerca la dominazione, nessuno vuole subire pubblicamente l'onta della castrazione. Siamo all'autolesionismo economico. La fotogenia delle buone intenzioni non si amalgama più con la polvere delle macerie. 

In un mondo tragicamente scisso tra bene e male sono nobili e giuste solo le idee per cui vale la pena dare la vita. Lo spirito bellicoso del nostro tempo esaspera l’oscillazione tipicamente adolescenziale tra ascetismo ed eccesso istintuale, rende i giovani più inclini all'intolleranza e alla rivalità; l'accettazione di una violenza collettiva necessaria favorisce l'aggressività individuale. Il pestaggio del 18 febbraio al Michelangiolo di Firenze testimonia la presenza di un atteggiamento paranoide, di un sentimento antidemocratico. Chi obbedisce a verità assolute accetta senza esitazione di esporsi a rischi inutili. Fortunatamente gli ottenebrati seguaci del mors tua vita mea continuano a generare indignazione.

Bramiamo la pace. La immagino come un meritato riposo. Scriveva Anna Freud: “Nei periodi di tranquillità, per quanto riguarda la vita istintuale, quando non vi sono pericoli da affrontare, l’individuo si può permettere una certa ottusità mentale”.

POLITICA

Scritto il 15/07/2022

Briciole di politica

Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno



La tendenza all'atomismo politico ha sempre caratterizzato la democrazia italiana, lo slancio verso grandi finalità sembra essere deleterio per la solidità dei nostri partiti: troppi dubbi e incertezze mettono in crisi il sentimento di unità necessario alla realizzazione degli obiettivi programmatici più ambiziosi. 

La crisi ucraina ha favorito la scissione del M5s, che è per Giuseppe Conte l'unico partito "che non ha paura di calibrare la propria azione politica in funzione della concreta realtà che il Paese sta vivendo". Prima della scissione il M5s era il partito meglio rappresentato in Parlamento. Ieri il M5s non ha votato la fiducia al Dl Aiuti.

Lega e Fdi vorrebbero le elezioni subito. Quando la speranza di riuscire nei grandi propositi si indebolisce i politici si abbandonano alla ricerca spasmodica di consenso, cedono al populismo, cullati e nutriti dal desiderio di galleggiare spingendo la pancia verso il cielo. "Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno" è un famoso proverbio che con l'approssimarsi di nuove elezioni può mettere addosso una certa inquietudine.

POLITICA

Scritto il 05/05/2022

Parliamone

Il Copasir e la propaganda del Cremlino



La costruzione della realtà necessita di informazioni, la nostra mente ha bisogno di raggruppare 'cose' (nel senso più ampio del termine). Sulla guerra in Ucraina non possiamo fare riferimento a esperienze dirette e quindi dobbiamo affidarci totalmente ai media, che ci informano e ci guidano nell’interpretazione dei fatti: esperti giornalisti hanno trovato anche il tempo di scrivere e pubblicare libri sull’argomento.

I giornalisti russi invitati alle trasmissioni televisive italiane contribuiscono a tenerci informati o fanno propaganda al Cremlino? 

Non credo sia possibile descrivere la realtà senza manipolarla, usando le parole di Paul Watzlawick: “Non è possibile non influenzare”. La vita stessa è manipolazione: il prete che ci dice quello che dobbiamo fare per apparire buoni agli occhi di Dio in fondo, a fin di bene, tenta di manipolarci, ci spinge a comportarci cristianamente. Milton Erickson scriveva: “Molti si preoccupavano perché a quattro anni ancora non parlavo, mentre la mia sorellina di due anni meno di me parlava, e parla ancora, ma non ha mai detto niente”. L’unico modo per difenderci dalle chiacchiere degli altri è cominciare a parlare, a esprimere le nostre opinioni.

POLITICA

Scritto il 02/05/2022

Il voto ci salverà

Almeno spero



Le sanzioni economiche ancora non frenano la guerra in Ucraina e l’invio di armamenti pesanti per sostenere lo sforzo bellico dell’esercito ucraino ha soltanto rallentato il perseguimento degli obiettivi militari russi. Il fatalismo pervade gli animi. Le persone sono quasi oggetti intercambiabili. Molti si comportano come cavernicoli vincolati al pensiero fisso della sopravvivenza e indicano la vittoria sui russi come unica via d’uscita dal conflitto. Il dialogo è diventato un trastullo per gli ingenui, per l’uomo responsabile è più utile conoscere il funzionamento di un sottomarino nucleare che starsene seduto a parlare di pace. Forse il pacifismo è obsoleto.

Dominano la scena gli eruditi del possibilismo, quelli che vedono la complessità a ogni angolo e amano il compromesso illogico; che magari sembrano i più tolleranti perché si affannano a pronunciare un commento su tutto, nel rispetto del confronto democratico: "Mandiamo le armi senza entrare in guerra", "Condanniamo la guerra per principio e approviamo sanzioni economiche che provocheranno più danni della guerra stessa". Viviamo ormai in mezzo a tanti profeti. Però ci stiamo rendendo indipendenti dal gas russo. Chi si contenta gode. Il prossimo pacchetto di sanzioni contro la Russia colpirà il petrolio, i russi diventeranno più poveri e forse si fermeranno. Alla povertà ci si può abituare. Anche alla guerra.

L'aumento della spesa militare aveva riportato in auge il vecchio conflitto mai sopito tra sicurezza e compassione, tra la spada e l'aratro. Sappiamo come sono andate le cose. Su tutto incombe il castigo elettorale delle politiche 2023.

POLITICA

Scritto il 12/03/2022

Toni non allarmisti

Dobbiamo prepararci


“Dobbiamo prepararci, ma questa non è assolutamente un’economia di guerra” assicura Mario Draghi da Versailles, tuttavia il portafoglio piange e la carta di credito non può consolarlo. Ben presto i futuri sposi dovranno mettere in conto la spesa di una tanica piena di benzina per il viaggio di nozze. Non dimentichiamo che l’epidemia di Covid 19 ha già inciso negativamente sulle finanze di molte famiglie italiane, meno lavoro, meno estetista e qualche nonno andato via prematuramente con la sua pensione. 

Eravamo imbottiti di anticorpi e colmi di speranza. Senza le mascherine chirurgiche e col sole in faccia. Con indomito ottimismo alcuni terapeuti della famiglia sospiravano: “Forse niente più lockdown a stressare i confini familiari, ad accorciare troppo le distanze”. 


POLITICA

Scritto il 20/02/2022

La morte è l’unica certezza

La mano destra non potrà mai conoscere la mano sinistra

 

Nel corso di qualsiasi esistenza si presentano pensieri inquietanti intrisi di senso di colpa e vergogna, i correlati psicologici di un gesto irrevocabilmente distruttivo. Succede ogni volta che si infrange o si desidera infrangere un tabù.

L’omicidio è un tabù. Il diritto alla vita è sacro e inviolabile, giace al sicuro nel cuore costituzionale di ogni democrazia. È la mano destra che vuole adattamento all’ordine sociale, pulizia e coerenza. Poi c’è la mano sinistra, gli aborti, l’eutanasia. La mano sinistra appartiene all’uomo inconscio, un essere brutto e dispotico che ci abita dentro, che tollera la violenza e pratica la dottrina della necessità. Entrambe le mani ci servono. L’amputazione di un arto non è una soluzione ragionevole. Le persone amputate non sono più autosufficienti.

Il medico che lotta ogni giorno contro la morte dei suoi pazienti non può vincere sempre, è abituato alla morte ma la considera spesso come qualcosa che non gli appartiene. La morte è la conseguenza di una malattia o di un trauma subito dal corpo del suo paziente. Per lo psicoterapeuta la morte è invece un accadimento psicologico, un’esperienza soggettiva che appartiene alla psiche. Io sono mancino.

La Corte costituzionale italiana presieduta da Giuliano Amato nel febbraio 2022 ha dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia. Questione di cavilli legali. In queste faccende ci vuole pazienza. In uno Stato laico come l’Italia l’uomo non può appartenere a Dio, in uno Stato democratico come l’Italia l’uomo non può appartenere ad un Re. Per immane afflizione arriva il momento di abbandonare la vita, è una decisione che spetta al malato. Scegliendo la morte il sofferente non rifiuta il mondo, continua lo stesso a farne parte. Eutanasia e suicidio non sono la stessa cosa.

C’è chi dice che esiste un modo giusto di morire. Queste persone credono che la morte sia una chiave di accesso all’aldilà, per loro è solo morendo in un certo modo che si può raggiungere un premio divino. Capisco che anche loro debbano avere una voce in capitolo.

Non potrebbe l’eutanasia essere uno dei modi in cui Dio annuncia che è arrivato il momento di morire?

L’eutanasia non può essere considerata un limite o una sfida all’onnipotenza di Dio.

L’equazione vita più lunga = vita più buona non è così genuina come sembra. Il latte a lunga conservazione non è migliore del latte fresco solo perché lo si può conservare per due mesi in dispensa.

Nel corso del XV secolo vennero diffusi degli scritti sull’arte di morire bene (ars moriendi). Con una durata della vita media intorno ai 40 anni e la peste nera davanti al portone di casa l’uomo di quel tempo intendeva la morte come un meritato sollievo dalle sofferenze della vita. Non la combatteva, la aspettava con serenità. La morte programmata era una buona cosa, consentiva di prepararsi spiritualmente al momento in cui l’anima avrebbe abbandonato il corpo. Intorno al malato ci si disponeva in silenzio, si distoglieva lo sguardo per evitargli ogni inutile disturbo. Nella sua stanza si rispettava un contegno cimiteriale. Contrariamente a quanto avviene oggi, la morte improvvisa e inaspettata era molto temuta. Verso la malattia non c’era ottimismo ostentato e confidare in una improbabile guarigione a tutti i costi era ridicolo. Non c’era nessuna dose booster di vaccino contro il COVID-19 e non c’erano nemmeno i virologi. C’era solo la morte. La certezza della morte.

Alla certezza della morte l’Italia delle terze dosi ha preferito l’incertezza della vita. 

Si tratta di una vittoria di Pirro.