Cinema
Esistono opere che costringono a riflettere: guardare un film può condurci a indagare la complessità della natura umana.
Esistono opere che costringono a riflettere: guardare un film può condurci a indagare la complessità della natura umana.
Cinema
Scritto il 28/07/2025
Come Harry divenne un albero
Un uomo si misura dai suoi nemici
Come Harry divenne un albero è un film del 2001, diretto da Goran Paskaljević; l'opera si ispira alla novella Lao Dan di Yang Zhengguang, una storia cinese dal carattere universale. La storia ci presenta Harry, un contadino irlandese del 1924, tormentato da lutti e dalla sensazione di essere insignificante di fronte alle avversità: il suo primo figlio è caduto in guerra e Anny, sua moglie, è morta di crepacuore poco dopo. Per il coltivatore di cavoli la vita è un conflitto interminabile tra forze opposte. Il sentirsi fragile lo infastidisce a tal punto che sogna di diventare un albero imponente, immobile davanti alle tempeste; desidera trasformarsi in un albero impossibile da abbattere e che nessuno potrà utilizzarlo per la costruzione di bare.
Per raggiungere il suo scopo decide di farsi un nemico. George, l'uomo più potente del villaggio, gli sembra il candidato ideale: egli è il vento impetuoso che metterà alla prova la solidità delle sue radici. L’esistenza di un nemico gli semplifica le cose: non deve più sforzarsi di dare un senso ai fenomeni poco comprensibili che lo sconvolgono; quindi, impiega il suo intelletto nel più elementare compito di come poter raggiungere la vittoria. La vocazione per la guerra lo cambierà profondamente.
La violenza può lasciare segni indelebili, talvolta persino sulla natura stessa. Penso a Polidoro, nel Libro III dell’Eneide, che manifesta la sua anima tormentata in modo macabro e sconvolgente: le lance che lo trafissero si erano trasformate in radici di mirto; dai suoi rami spezzati sgorgava sangue.
Cinema
Scritto il 30/05/2025
I cento passi
Per non dimenticare
I cento passi, film del 2000 di Marco Tullio Giordana, è un film che commuove e fa riflettere; si basa su fatti realmente accaduti negli anni Sessanta e Settanta. La pellicola ci introduce a Peppino Impastato, interpretato in modo eccellente da Luigi Lo Cascio.
Peppino rifiuta lo status quo; non accetta di essere confinato in una realtà che non consente visioni alternative, cronicamente afflitta dalla mafia. Vive a Cinisi, un paesino siciliano, la sua casa è a cento passi da quella di Tano Badalamenti, il boss locale. Il male che combatte è anche dentro casa sua: suo padre è un affiliato. Vuole essere libero di agire e decidere, ma il dominio che lo opprime contamina ogni cosa, è impossibile da bonificare. Non tollera l’inerzia che caratterizza ogni esistenza vana, anzi si distingue per intraprendenza e coraggio. È difficile odiare un nemico che ha le nostre sembianze; è più semplice votarsi al disimpegno, diventare insensibili, indifferenti. La libertà gravata da un potere occulto e incontestabile, che comunica col linguaggio della violenza, può ridursi a un’utopia privata; al giovane Impastato, le bandiere rosse e i pugni chiusi sembrano un efficace vettore di cambiamento. La sua vita fu stroncata il 9 maggio 1978.
Cinema
Scritto il 03/04/2025
Freud
L’ultima analisi
Freud - L’ultima analisi è un film del 2023 diretto da Matt Brown. Al centro del film c'è un incontro immaginario tra Freud e Clive Staples Lewis. L'opera trae ispirazione dal saggio La questione di Dio di Armand Nicholi. Anthony Hopkins è Sigmund Freud: una delle sue migliori interpretazioni.
La pulsione di morte si sta manifestando attraverso la guerra. I nazisti hanno da poco invaso la Polonia. Freud è a Londra. Mentre la disposizione genetica a fare il male si accumula il padre della psicoanalisi fuma un sigaro e se ne sta seduto in poltrona. Freud non ha paura: la drammatica realtà che sta prendendo forma era stata già simulata nel suo cervello; non desta sorpresa e non riesce ad assorbire la sua attenzione.
Freud è totalmente preso dalle sue riflessioni. Con lui c’è lo scrittore C.S. Lewis. Discutono. Con la forza dell’intelletto cercano di contrastare la disgregazione che li circonda. Parlano anche di fede. Freud è sofferente per il cancro alla bocca; la debolezza del corpo talvolta intacca la sua lucidità. La morfina riduce l'intensità del dolore. L'oppiaceo non riesce tuttavia a liberare la sua mente dalla presenza di ingombranti pensieri catastrofici. Lo psicoanalista è consapevole che il suo acume non potrà condurlo alla guarigione. Mostra preoccupazione per la figlia Anna: forse questo è l’unico segno evidente di debolezza che riesce a esprimere. Evento esterno ed evento interno possono arrivare a confondersi: l'aggressore esterno può divenire intrapsichico; la percezione dello stato di salute può contaminare l'esperienza del mondo. Scoppia la seconda guerra mondiale e Freud cede alla dissoluzione totale, cioè alla morte: il suo medico gli pratica l’eutanasia. Una mente brillante in un corpo cronicamente agonizzante non può svolgere adeguatamente le sue funzioni. Freud smette di imparare.
Cinema
Scritto il 06/01/2025
Donnie Darko
Perché indossi quello stupido costume da coniglio?
Donnie Darko (2001) è un film scritto e diretto da Richard Kelly. Donnie è un giovane schizofrenico turbato e affascinato dalla complessità del mondo; psicofarmaci e psicoterapia non bastano a garantirgli stabilità e benessere. Il motore di un aereo di linea precipita sulla sua stanza; accade nella notte del 2 ottobre 1988 mentre è intento a girovagare sonnambulo fuori casa. Donnie si salva. Si convince di essere un predestinato. Si sveglia sul prato di un campo da golf e ricorda di aver visto un uomo con un costume da coniglio. Questo genere di coniglio non lo condurrà nel Paese delle Meraviglie. Il coniglio Frank gli rivela che l'apocalisse è vicina. Donnie ci crede: solo una catastrofe immane lo può salvare dal conformismo che cinicamente lo sta soffocando.
Frank induce Donnie ad allagare la sua scuola; gli fa bruciare la casa di un tizio scialbo e bigotto. Il coniglio diabolico ritiene che solo sfasciando tutto si possa produrre un cambiamento. Donnie intanto si innamora di Gretchen, una sua coetanea. Le allucinazioni diventano sempre più invasive. Gretchen fa un'osservazione mentre passeggiano: “Donnie Darko, che razza di nome è? È strano, sembra il nome di un supereroe”. Donnie le risponde: “Chi ti dice che non lo sia”.
Donnie parla di Puffetta con i suoi amici. Fu creata dal perfido Gargamella allo scopo di turbare l'armonia nel villaggio dei puffi. Puffetta deluse le aspettative del mago perché venne contagiata dalla bontà dei suoi simili. Le cose andranno così anche per Donnie.
Cinema
Scritto il 05/10/2024
The Substance
La pozione di Narciso
Nel mito ovidiano Narciso è un ragazzo totalmente assorbito dalla piacevolezza del suo aspetto, innamorato di se stesso; la contemplazione della sua immagine gli impedisce di coltivare legami duraturi, lo rende impermeabile all’affetto degli altri. Narciso è un adolescente che persevera fino alla morte nell’atto di specchiarsi (il narciso è un grazioso fiore dal bulbo velenoso). Negando l’importanza del mondo il narcisista si sottrae al tempo e alla necessità di cambiamento; chi diventa schiavo dell’apparenza è incapace di introspezione, si smarrisce nelle sue dipendenze erotiche.
Dietro al culto odierno della bellezza si nasconde ancora l’ideale dell’autosufficienza. Nel film The Substance (2024) Demi Moore interpreta Elisabeth Sparkle, un’attrice hollywoodiana che non accetta di invecchiare; guarda con disprezzo le sue rughe e crede che ringiovanire attraverso l’utilizzo di un farmaco sperimentale possa risolvere il suo disagio. Gli effetti della sostanza soddisfano la sua richiesta di autoperfezione in modo bizzarro: dall’unione esclusiva con se stessa Elisabeth riesce a generare Sue, una sua versione più giovane e bella. Quando maschile e femminile si corrispondono con esattezza non occorrono compromessi.
Sue incarna l’Ideale dell’Io di Elisabeth. L’attrice cinquantenne deve accettare di sentirsi giovane e tonica a settimane alterne. Lontana dalla sua parte idealizzata diventa insicura, priva di energie. Si scopre fragile e rabbiosa. Oscilla tra ricerca di ammirazione e svuotamento depressivo. L’intolleranza per la sua insufficienza la costringe quasi all’annientamento. Sfuma la possibilità di una relazione reciprocamente premurosa. C'è una lacerazione insanabile tra aspettative e realtà. L’incubo potrebbe finire con la morte di Sue. Elisabeth cerca di ucciderla. Non ci riesce. Sue è troppo bella; la sua bellezza la riporta al passato, le fa ricordare i suoi giorni di gloria. Elisabeth ormai è diventata orribile. L’anima di Narciso continua a guardare il suo riflesso anche negli Inferi.
Questo film espone lo spettatore a un estremo livello di violenza. È folle e imprevedibile. Non è adatto a persone sensibili. La visione del film non dovrebbe provocare turbamento in chi segue spesso i telegiornali.
Cinema
Scritto il 12/09/2024
Gioventù bruciata
Un classico senza tempo
Gioventù bruciata (Rebel Without a Cause) è un film del 1955 con James Dean e Natalie Wood. Nell’America post-bellica è difficile trovare sollievo dal travaglio interiore; il caos generato dalla percezione di un mondo senza certezze disturba la monotonia della provincia statunitense. Disagio e tensioni complicano il rapporto tra adolescenti e genitori. Jim e Judy oscillano tra ribellismo e romanticismo. Li accomuna il bisogno di una vita rilassata. Judy calpesta l'ombra lunga di Edipo: la sedicenne sfida con i suoi baci la mentalità puritana del padre suscitandone l'aspro rimprovero. Jim vorrebbe un padre più capace nel dargli delle regole. Si innamorano. Chi perde il suo centro di gravità rischia molto: Buzz (troppo impulsivo) e Plato (troppo fragile) muoiono in tragiche circostanze. Anche gli adolescenti iperconnessi di oggi faticano a sconfiggere la solitudine. Somigliano ancora a Jim e Judy.
Cinema
Scritto il 08/06/2024
The Matrix
La pillola rossa
L’uso di droghe può liberare rapidamente la psiche dalla tensione. Raggiungere un tale obiettivo senza affrontare resistenze, tramite una sostanza chimica, significa trascurare completamente il rapporto dialettico con la realtà. Si tratta di una scorciatoia illegale: il sollievo temporaneo può attivare un maleficio che logora la vitalità e incatena a un’esistenza costipata di rimpianti. Non occorre qualcosa di straordinario per scuotere le nostre comunissime vite.
Nel film The Matrix del 1999 si chiede al protagonista di scegliere tra due pillole, una blu e una rossa: la pillola rossa consente di vedere “quant’è profonda la tana del Bianconiglio”; permette di accedere direttamente al mondo che esiste al di là delle apparenze, alla sua struttura metafisica. Nessuna psicoterapia è come la pillola rossa. L'uomo la ingoia senza pensarci troppo. La pillola rossa non è un banale medicinale: viene fornita da un tizio che “sa più di quanto tu immagini”, non si tratta di un medico ma del possessore di un sapere complesso e oscuro. Girard scriveva: “Il pharmakon è la droga magica o farmaceutica ambigua di cui gli uomini comuni devono lasciare la manipolazione a coloro che godono di conoscenze eccezionali e non del tutto naturali”. La pillola rossa potrebbe contenere LSD, un allucinogeno. Dopo averla presa il protagonista riesce a infilare due dita in uno specchio; si accorge che il vetro ha assunto una consistenza morbida ed è diventato appiccicoso. In poco tempo si trova immerso in una realtà che sembra completamente irrazionale.
Albert Hofmann, scopritore dell’LSD, scrisse della sua sostanza: “Credo che se le persone imparassero a usare in modo più saggio le sue peculiari proprietà visionarie, in un contesto terapeutico e con l’ausilio della meditazione, questo bambino difficile potrebbe divenire, nel futuro, un bambino prodigio”. L’impiego dell’LSD in psicoanalisi è stato associato alla rapida emersione del rimosso. In The Matrix non accade. Il protagonista di The Matrix, interpretato magistralmente da Keanu Reeves, riesce però a fermare i proiettili a mezz'aria con la forza del pensiero (succede verso la fine del film). Forse tutto dipende dal dosaggio troppo approssimativo di questo principio attivo.
Non sono tipo da pillola rossa. Preferisco rimanere vigile. Il pericolo è ovunque: la guerra, la contaminazione da microplastiche, il radon, il buco dell'ozono. Il caffè aiuta a stare svegli e aumenta la concentrazione (anche i rimuginii ossessivi). Il caffè è legale. Lo bevo senza zucchero e con moderazione.
Cinema
Scritto il 19/12/2022
Due pensieri sulla felicità
E due film di Woody Allen
Le carrozze trainate dai cavalli hanno fatto il loro tempo. Per Al Bano e Romina la felicità era "un bicchiere di vino con un panino". Mortificare l'intelletto in questo modo è assai rischioso. Quando amore e felicità coincidono divorziare può essere emotivamente devastante. Freud scriveva: "Mai come quando amiamo prestiamo il fianco alla sofferenza, mai come quando abbiamo perduto l'oggetto amato o il suo amore siamo così disperatamente infelici".
La felicità intesa come soddisfazione pulsionale sfrenata, sfogo libidico, è quello che invece si augurano di raggiungere i fautori della dissolutezza e dell'anticonformismo. Un motore potente sfiora facilmente l'eccesso di velocità. Meglio procedere con cautela per evitare sanzioni o tragici incidenti. Noi che siamo meno rozzi, più civili, siamo capaci di gioire anche delle conquiste scientifiche. La svolta annunciata dagli USA sulla fusione nucleare rappresenta un passo avanti verso un'energia pulita e illimitata. Una perfetta sublimazione pulsionale.
Nel film di Woody Allen Ombre e nebbia (1992) Mia Farrow con gli occhi fissi al cielo stellato recita: "Siamo tutti felici, se solo lo sapessimo". Forse la felicità appartiene a coloro che hanno sensibilità estetica, perché più di altri sanno scorgere la bellezza nella natura e nelle creazioni artistiche. Forse è ancora più semplice. Nel film di Woody Allen Harry a pezzi (1997) un fantasma dice: "Essere vivi è essere felici". Basta accontentarsi.
Cinema
Scritto il 25/02/2022
Nella mente di Bruce Wayne
La crisi della psicoterapia a Gotham City
Bruce Thomas Patrick Wayne è un personaggio dei fumetti con gravi carenze affettive. Da bambino assiste inerme alla rapina e all’omicidio dei suoi genitori e questo lo segna pesantemente. Non incontra mai uno psicoterapeuta anche se la sua famiglia è tanto ricca da potersi permettere un maggiordomo. Il suo maggiordomo Alfred dopo la tragedia diventa anche suo tutore legale.
Prigioniero di una mancata elaborazione del lutto Bruce se ne va in giro di notte per le strade di Gotham City a combattere il crimine vestito da pipistrello. Quando è vestito da pipistrello Bruce ama farsi chiamare Batman.
Batman è la personificazione della nevrosi traumatica di Bruce. Quando indossa il mantello nero Bruce ritorna al tragico momento della sua infanzia da cui è ossessionato e cerca inutilmente di porvi rimedio. Nel buio Bruce combatte il male del mondo perché non riesce a padroneggiare e risolvere la tonalità affettiva eccessiva che gli appesantisce l’anima. Solo sotto una maschera diventa forte e coraggioso. Scisso tra tenebra e luce, tra bene e male, non trova pace.
Passano gli anni e la sua condizione esistenziale rimane immutata.
Gli psicoterapeuti di Gotham City stanno facendo la fame e Bruce nel tentativo di risolvere i suoi evidenti problemi psicologici decide di farsi costruire la Batmobile, una vistosa automobile nera in grado di sparare missili. Ormai lo stato di salute mentale di Bruce è cronicamente compromesso eppure tutti i cittadini di Gotham iniziano a considerarlo un supereroe e decidono di assecondare il suo delirio. Gli regalano il Batsegnale, un segnale luminoso a forma di pipistrello che può essere mostrato in cielo da un proiettore.
Dalle finestre dei loro studi vuoti gli psicoterapeuti di Gotham City ogni sera seguono quel fascio di luce fino alle nuvole e si domandano che cosa sia la realtà e quindi che cosa sia la psicoterapia.
La realtà è solo una costruzione della nostra mente.
Cinema
Scritto il 10/02/2022
Psicosomatica dell’attore di teatro
Pensieri liberi in passerella alla Mostra del Cinema di Roma
Ho pensato all’attore di teatro mentre guardavo in televisione le celebrità sfilare in passerella alla Mostra del Cinema di Roma. Ero annoiato e deluso dai prodotti contemporanei del genio cinematografico italiano e mi si è gonfiata sul collo una vena di sadismo.
Il mio attore di teatro interpreta un personaggio che muore per infarto. Tutte le sere la mano si stringe sul petto, gli occhi spalancati e supplicanti guardano al cielo implorando il perdono. Poi le forze vengono a mancare e, sulle ginocchia, giunge al trapasso. L’attore di teatro non desidera morire tutte le sere, muore per finta, muore per mestiere. Eppure recita così bene. Ogni volta che muore sembra che il cuore gli sia scoppiato nel petto.
Come sarà messo il suo cuore dopo un anno di infarti fasulli?
Forse dopo un anno di decessi curati nel dettaglio continua a ticchettare come un orologio, regolare e perfetto. In fondo, per il senso comune, è il cuore che dice alla mente “Ora stai per morire” e non il contrario. L’uomo della strada vuole che il cuore dell’attore di teatro regga agli inganni del palcoscenico perché la frequenza cardiaca è regolata dal sistema nervoso autonomo e non basta pensare di avere un infarto, volerlo addirittura, per generare caos nella gabbia toracica. Per molti possedere uno smartphone è come avere un medico in tasca.
Eppure c’è l’inconscio, una variabile poco considerata. Forse c’è altro su cui riflettere. Dopo un anno il cuore dell’attore di teatro si ammala poiché tutto quel morire isterico ha risvegliato un latente e autentico desiderio di morte, una brama che gli ha infettato il corpo in cerca di soddisfazione. L’inconscio è una cosa da paranoici, c’è ma non si vede.
Un attore di teatro che realmente deve fingere circa trecento infarti all’anno si deve preoccupare per la sua salute?
Io credo che dipenda tutto dal suo copione. L’affinità psicologica tra personaggio e attore potrebbe essere un problema: la storia del personaggio può generare nell’attore risonanze emotive legate a particolari esperienze del suo passato, esperienze non elaborate, braci ardenti sotto le ceneri del tempo. Lasciatemi fantasticare in pace. È possibile, in questo caso, che avvenga una somatizzazione.
Le parole scritte da uno sceneggiatore (stimolo) entrano nella mente dell’attore che le legge per uscirgli poi dalla bocca mentre recita (modificazioni somatiche) e, infine, gli tornano nel cranio passando dalle orecchie. Le parole servono a rappresentare una particolare realtà, a dare corpo e vita al personaggio. Le parole non sono la realtà, sono invenzioni, sono fantasia. Eppure diventano concrete, diventano fibra muscolare impazzita da tenere sotto controllo con qualche farmaco (compiacenza somatica). È sempre l’inconscio a rendere tutto questo possibile. Se esiste l’inconscio è possibile.
Ci sono modelli interpretativi dell’ipertensione arteriosa che fanno riferimento ad uno schema tipico legato alla necessità del controllo della realtà: il soggetto iperteso avrebbe bisogno di un livello di attivazione costante per poter gestire al meglio il suo vissuto emotivo, questo comporterebbe un maggior bisogno di ossigeno e di energie per il corpo e quindi un anomalo aumento della pressione sanguigna. È noto ad ogni smartphone che l’ipertensione arteriosa incide notevolmente sulla possibilità di sviluppare un infarto.
Forse intervallare un finto infarto con una finta risata potrebbe esorcizzare ogni rischio di infarto reale per il mio attore di teatro. Non sarebbe male ogni tanto interpretare un ruolo comico. Purtroppo gli lascerò fare il pagliaccio solo quando la qualità del cinema italiano raggiungerà la decenza. Fino a quel momento sarà a rischio di infarto.
Ecco che in televisione vedo il sorriso in primo piano di un’attrice italiana, un grazioso impasto artistico di bianca porcellana e rossetto che rasenta la perfezione. Penso al suo dentista. Un uomo concreto e meticoloso che ha capito come mettere a frutto il suo talento. Provo stima e ammirazione per quell’uomo. Digrigno i denti. Poi mi viene in mente il volto in bianco e nero di Paula Maxa, un’attrice di teatro. Era la Parigi della Belle Époque e lei era sul palcoscenico del Grand Guignol per farsi massacrare ogni maledetto giorno davanti ad un pubblico perennemente insoddisfatto e stordito dall’assenzio. Che tempi!
Nel corso della sua carriera artistica Paula è stata uccisa in tanti modi diversi e per migliaia di volte. Morire di continuo per lei era snervante, presto cedette all’oppio. Non sappiamo niente sulla salute del suo cuore. Ora è sepolta nel cimitero parigino di Thiais.
Ho immaginato gli occhi sbarrati dal terrore di Paula Maxa dopo aver ammirato il sorriso conciliante e leggero di un’attrice italiana. Significa che devo smettere di pensare al cinema italiano e guardare qualcosa di prodotto in Francia. È sempre per quel fatto dell’inconscio. Sto pensando ad un film francese del 2018 dal titolo “La donna più assassinata del mondo” (La femme la plus assassineé du monde) diretto da Frank Ribière. Forse mi sarà utile guardarlo.
Una volta Eleonora Duse disse qualcosa sul teatro: “Per salvare il teatro, bisogna distruggerlo; bisogna che tutti gli attori e le attrici muoiano di peste … Sono loro che ostacolano l’arte”.
Kubrick, visto da me
Cinema
Scritto il 31/12/2024
2001: Odissea nello spazio
Entrai in funzione alle officine HAL di Verbana, nell'Illinois, il 12 gennaio 1992
2001: Odissea nello spazio (1968) è un film di fantascienza diretto da Stanley Kubrick. La sceneggiatura poco ingombrante stimola nello spettatore la ricerca di significato attraverso l’elaborazione personale di pensieri ed emozioni: interessanti riflessioni sul percorso evolutivo dell’umanità possono sorgere spontaneamente in assenza di gravità; mentre si fluttua nell’infinità dell’universo è facile raggiungere nuove cognizioni.
Un monolito nero favorisce l’evoluzione di un gruppo di ominidi che lottano per sopravvivere. Il monolito li contamina. Diventa un frammento della loro vita psichica: rappresenta ciò che travalica la normalità, il sacro, il perturbante. L’oggetto divinizzato suscita al contempo venerazione e ostilità. I primitivi sostituiscono l’istinto con la ragione: posti di fronte all’ignoto essi sentono il bisogno di raggiungere un’immagine del mondo scientificamente fondata. Cercano di dominare l’ambiente in cui vivono con la tecnologia. Rinunciano alla spontaneità. Dopo milioni di anni i loro discendenti costruiscono le prime astronavi.
Nel 2001 un monolito nero viene ritrovato sul suolo lunare. Le sue origini e il suo scopo sono ancora un mistero assoluto. L'uomo ha quasi dimenticato la violenza dei suoi antenati preistorici: non va a caccia di tapiri, compra il suo cibo al supermercato. L’artefatto lo sfida a superare di nuovo i suoi limiti; introduce e legittima la necessità di esplorare il territorio oltre la frontiera. Le risposte che cerca forse si trovano sul lontano pianeta Giove.
HAL 9000 è il computer di bordo della nave spaziale Discovery. HAL è dotato di una intelligenza artificiale. Durante il viaggio verso Giove ha un malfunzionamento e viene disattivato: una macchina che commette un errore è difettosa, si deve spegnere perché è inutile; una macchina che è come noi non ha ragione di esistere. Il capitano David Bowman è l’unico a raggiungere il monolito che orbita attorno al gigante gassoso. Entra in un tunnel spaziotemporale. Invecchia. Quando sta per morire ritorna allo stato fetale: un uomo che si identifica completamente con la volontà di efficienza perde la sua singolarità, diventa inutile; bisogna riavviarlo come un computer. L’essere umano che vuole raggiungere la conoscenza deve capire che la realtà non è soltanto un insieme di informazioni da processare. Miguel Benasayag dice che “avere un'informazione e avere esperienza sono due cose diverse”.
Cinema
Scritto il 19/12/2024
Arancia meccanica
Esso giunge, codesto arrivò, urrà!
Arancia meccanica (1971) è un film di Stanley Kubrick con Malcolm McDowell. L’opera è tratta dall’omonimo romanzo scritto da Anthony Burgess nel 1962. Il desiderio di perfezione può spingere a ricercare la libertà attraverso comportamenti violenti: l'uomo che cammina sulla Luna non riesce più a rispettare la legge sulla Terra.
Alexander DeLarge è un giovane irrequieto che anima le atmosfere surreali di una Londra futuribile dove il conflitto tra bene e male non tollera sfumature. Lotta accanitamente contro l’omologazione: “Il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione”. Con un linguaggio onirico che lega arte e brutalità rivendica il suo diritto a esistere. Attribuisce la distruzione del suo mondo interiore ai limiti imposti dalla società; si diverte a compiere azioni criminose che danneggiano la vita di alcuni malcapitati. Tuttavia, come tutti, ha bisogno di essere amato e compreso. Quando si trova con gli amici al Korova Milkbar beve latte rinforzato “con qualche droguccia mescalina”. La rapida alternanza tra identificazione e distinzione gli procura vertigini incurabili: esprime con scorpacciate di ultraviolenza la negatività che i normali canali di comunicazione non consentono di trasmettere. Viene arrestato. In carcere è sottoposto a un trattamento sperimentale ideato per spegnere l’aggressività.
Per favorire l’adattamento meccanico alle norme giuridiche è utile non considerare l’atto violento come parte della complessità di un individuo e accettare una visione semplicistica dell’umano che mette al bando l’irrazionalità: bisogna solo sistemare gli ingranaggi difettosi che impediscono all’orologio mentale del detenuto di funzionare in perfetta sincronia con le esigenze e gli interessi delle altre persone.
Non dobbiamo cedere alla mania di rendere tutto spiegabile. Non possiamo negare l’importanza della singolarità di ogni essere umano. Il criminale che viene artificialmente deprivato della possibilità di esprimere comportamenti socialmente inaccettabili diventa incapace di difendersi. Come un vegetale è cibo per lumache. Dopo il trattamento Alex viene scarcerato. Non si fida più della sua interiorità e per questo è alla mercé di chiunque: si trasforma in un bersaglio, anche per le sue precedenti vittime.
Il cappellano della prigione pronuncia una frase su cui riflettere: “Quando un uomo non ha scelta, cessa di essere uomo”. Alex non può scegliere di comportarsi bene, reagisce alla paura del dolore fisico reprimendo la sua impulsività. Chi cessa di fare il male per il solo motivo di evitare uno stato fisiologico di fastidio perde la possibilità di esercitare il libero arbitrio. In una realtà generata dalla soggettività indebolita è facile sprofondare nel nichilismo.
Cinema
Scritto il 29/11/2024
Barry Lyndon
Lasciate che rida chi vince
Barry Lyndon (1975) è uno dei lavori più belli di Stanley Kubrick. È un film storico tratto dal romanzo Le memorie di Barry Lyndon di William Thackeray. Gli affetti che si deteriorano con troppa facilità generano il bisogno di un mondo artificiale, privo di legami.
Il film è ambientato nel XVIII secolo. Redmond Barry è un giovane irlandese di umili origini e di gradevole aspetto. È un campagnolo impulsivo che non sopporta di sentirsi fragile. Quando la donna che ama sceglie di sposare un ricco ufficiale britannico decide di seguire il suo istinto: sfida il rivale a un duello con le pistole; crede di averlo ferito a morte e fugge per evitare di essere arrestato. Barry abbandona il suo piccolo villaggio e in questo modo si allontana da se stesso, evita di confrontarsi con la sua debolezza. Per riuscire a campare si arruola e combatte nella Guerra dei Sette Anni. La vita militare non lo soddisfa. Non è animato da grandi ideali, preferisce coltivare i suoi interessi personali. Si convince che non esistono cose che stanno al di là di qualsiasi prezzo. Vive soltanto per ottenere piacere e per questo riesce ad attraversare le barbarie del suo tempo senza restare intimamente scosso. Qualche volta si sente solo. Diventa un famoso giocatore d'azzardo e un dongiovanni. Sposa la contessa di Lyndon e spera di acquisire un titolo nobiliare. Non riuscirà mai a soddisfare le sue ambizioni.
Barry è un edonista, uno spregiudicato arrampicatore sociale. Dal nulla riesce a raggiungere il successo. Potrebbe sembrare un uomo intelligente. Barry è soprattutto un innamorato rifiutato. Ha perso il suo primo amore; egli amava “come un uccello canta o come una rosa sboccia dalla natura”. Ha sprecato la vita nel tentativo di silenziare il suo cuore infranto. Dopo la morte del suo unico figlio si disintegra col vizio del bere. La ricerca del prestigio motiva costantemente il suo agire. Barry è un perdente ossessionato dalla possibilità di una rivincita finale. Lo psicoanalista Miguel Benasayag ha scritto: “Cercare di evitare a ogni costo le sofferenze provoca nuove sofferenze, ancora più acute perché non possono essere né pensate, né elaborate".
Nel suo ultimo duello Barry decide di sparare a terra. Il suo figliastro lo colpisce alla gamba. L’arto gli viene amputato. Il padre di Barry era morto in un duello. Barry non potrà più scappare.
Cinema
Scritto il 25/10/2024
Il Dottor Stranamore
Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba
Il film Il Dottor Stranamore (1964) è un capolavoro di Stanley Kubrick. In questa commedia satirica un generale americano diventa discepolo di una forza irriverente e incontrollabile che anela alla distruzione dell’ordine esistente. Il generale Jack D. Ripper non sopporta le tensioni geopolitiche della guerra fredda. L’attrito prodotto dal mondo bipolare ha minato la sua stabilità mentale. È stanco di vivere sotto la minaccia di annientamento; non tollera il ruolo di spettatore impotente che la storia gli ha riservato (il generale Ripper soffre di impotenza sessuale). Per risolvere i suoi problemi decide di cancellare il comunismo che diluisce e contamina “ogni nostro umore vitale più prezioso”. Smette di fare affidamento sulla teoria della distruzione reciproca assicurata (MAD, Mutual Assured Destruction) e ordina di sganciare una bomba atomica sull’Unione Sovietica.
Dopo la morte di Dio il compito di portare il terrore apocalittico tra gli uomini spetta a un invasato (“mad” in italiano vuol dire “matto”). Quando Ripper cerca di spiegare il suo gesto è delirante: parla di "fluorocontaminazione dell’acqua”; i russi sono senza scrupoli perché inquinano “i nostri preziosi fluidi vitali”. Il suo vero Io appartiene alla bomba; in quell’ordigno si trova il centro della sua volontà. La perfezione delle macchine mette in ombra l’essere umano. Tutto quello che l'uomo può fare è cavalcare la bomba: all’inizio del film il rifornimento in volo di un bombardiere B-52 sembra un accoppiamento tra due aeroplani; quell’estasi meccanica anticipa l'Armageddon nucleare.
La risposta atomica dell’URSS costringerà i sopravvissuti a tornare nelle caverne; nei rifugi antiatomici il rapporto tra donne e uomini sarà di 10 a 1. Bisognerà ripopolare il mondo per prepararsi a nuove guerre. Solo tra ambienti primitivi l’uomo può recuperare la sua perduta virilità. Questo film è complesso, mette in evidenza la demenzialità dell’essere umano. Qualcuno potrebbe affermare che è un film demenziale che mette in risalto la complessità dell’essere umano. Ripper direbbe che alla fine è tutta una questione di “fluidi vitali”.
Cinema
Scritto il 04/01/2023
Guerra e cinema
Ripensando a un vecchio film di Kubrick
Il rifiuto di un orientamento antibellicista induce molti a parteggiare, a simpatizzare per un esercito impegnato nel conflitto. Sono cose che succedono. Col passare del tempo ci si abitua alle tragedie della guerra. Le atrocità rimbalzano da una parte all'altra del fronte come palline da tennis in una macabra partita senza fine. Sto sviluppando una propensione per l'umorismo nero. Ricordo il motto della famiglia Addams: Sic gorgiamus allos subjectatos nunc, ovvero "Con delizia banchettiamo di coloro che vorrebbero assoggettarci". Prima non era divertente.
Le minuziose descrizioni degli armamenti fatte dai media sembrano confezionate apposta per intrattenere lo zio Fester. Quanti missili ha ancora la Russia? La ricerca di una soluzione politica non può dipendere dallo svuotamento degli arsenali. Nessuno smette di fumare solo perché ha finito le sigarette. Continuare a parlare di esplosivi e razzi può solo peggiorare le cose, qualcuno potrebbe sprofondare nel delirio: il soldato "Palla di lardo" nel film Full Metal Jacket (1987) si convince che il suo fucile abbia un'anima e lo chiama Charlene, in realtà con quel nome ha battezzato il suo sadismo.
Nel marasma dell'informazione c’è chi strizza l’occhio al soprannaturale: lo scorso dicembre alcuni sciamani peruviani si sono riuniti in cima a una collina, hanno previsto che un trattato di pace tra Russia e Ucraina verrà firmato entro agosto. Nel mondo romano classico la divinazione spettava agli aruspici, sacerdoti etruschi che studiavano le viscere di animali sacrificati. Perché rompere con la tradizione? Bisogna farlo, affidarsi all'occultismo è come abbracciare un carro armato.