La

motorizzazione



Gli anni Cinquanta in Italia furono anni di grandi trasformazioni. Il miracolo economico, sostenuto dalle misure adottate per la ricostruzione post-bellica e dal desiderio di rinascere dalla devastazione del conflitto, portò con sì un’aria di cambiamento, che si tradusse anche nella diffusione di servizi a livello nazionale. Le case degli italiani, dapprima nei centri urbani e successivamente nelle zone periferiche e di campagna, furono raggiunte dall’energia elettrica e dal gas. Le bombole di gas nelle abitazioni diventarono oggetti in grado non solo di assolvere alle esigenze delle cucine domestiche, ma anche di garantire acqua calda e riscaldamento in tutte le stanze. Le miracolose bombole erano consegnate a domicilio, affidate a mezzi di trasporto in grado di raggiungere anche i vicoli più stretti delle città: le moto Ape e Vespa Piaggio. Nel 1955 anche la città di Teramo divenne protagonista del progresso, quando la SOLGAS aprì una sede nel centro città e fu inaugurato un nuovo servizio di nettezza urbana.


1 La stazione: Il progetto per la realizzazione della linea ferrata Giulianova-Teramo risale al 1865. Venne decretata con la legge del 29 luglio 1879 e fu costruita in tempi molto brevi, soltanto cinque anni. Il costo totale era stato di 2.265.000 lire e 6 centesimi per una lunghezza di 25.007 metri, distanza calcolata dalla stazione di Teramo fino a Giulianova. Di questi, 21.133,96 m di 26 rettifili (porzione di binari che proseguono in linea retta) e 3.393,05 in 24 curve. Per l’attraversamento di burroni, corsi d’acqua e terreno accidentato furono prodotte 116 opere per facilitare il viaggio della locomotiva, tra cui il ponte-viadotto di Cartecchio. L’inaugurazione venne ricordata come una giornata memorabile: la città illuminata a giorno da più di diecimila lumi (la luce elettrica arriverà anni dopo) posti per tutto il corso principale accompagnati da bandiere delle principali città d’Italia e al Teatro Comunale cantò, nel Rigoletto, il famoso Angelo Masini. La ferrovia, oltre ad essere un notevole passo verso il progresso, acquisì anche valore di via per evadere dalla quotidianità: in particolare di domenica, infatti, venivano spesso organizzate delle gite per fare esperienza della locomotiva e godere della libertà di cui si faceva portavoce.


2 Lo sciopero dei camion: Il 29 settembre 2015 la CGIL ha festeggiato il suo 109° compleanno aprendo al pubblico la sede nazionale e ospitando nei suoi locali la mostra storico-documentale “Gli anni Sessanta, la CGIL, la costruzione della democrazia”, a cura di Archivio storico CGIL nazionale, Archivio storico Flai ‘Donatella Turtura’, Archivio storico Spi CGIL. La mostra è stata inaugurata a Roma, presso la sede della Confederazione generale italiana del lavoro, il 29 settembre 2015. Nel 2016 è stata allestita anche a Teramo, alla quale università è stata donata in copia per esposizione permanente. Dagli spari del luglio 1960, all’ingresso della Costituzione nelle fabbriche con lo Statuto dei diritti dei lavoratori, i documenti selezionati e riprodotti raccontano uno spaccato importante della nostra storia attraverso gli occhi dei protagonisti. Attraverso fotografie e riproduzioni di documenti, molti dei quali inediti, si illustra l’impegno, spontaneo e organizzato, che singole persone, movimenti e associazioni hanno profuso negli anni Sessanta per la costruzione della democrazia con iniziative e mobilitazioni, elaborazioni e pensiero, successi e sconfitte, idee e proposte. Anni importanti che ci consegnano la lezione di un movimento sindacale sempre più unito nelle sue diverse organizzazioni, più autonomo dalle controparti, più democratico nel rapporto con lavoratrici e lavoratori, più impegnato in campo politico, divenuto ormai un interlocutore autorevole per le classi dirigenti e per le istituzioni dello Stato italiano.



3 In moto: Finita la guerra si assistette ad una ripresa del mercato che aveva fame di veicoli utilitari. Fu il boom delle vendite dei ciclomotori, e degli scooter. Nacquero la Vespa e Lambretta, ma anche altre case sperimentarono in questo campo. Nel 1946 in Italia vennero prodotti 2500 scooter, che salirono a 11.200 nel 1947, 31.000 nel 1948 e 70.000 nel 1949. Gli anni Cinquanta furono i più prolifici, sia per quanto riguarda la miriade di piccoli costruttori e artigiani che, rispuntati nel dopoguerra, si cimentarono nelle realizzazioni motociclistiche, quanto per lo sviluppo tecnico industriale delle grandi aziende. Ad invogliare all’acquisto di una moto contribuirono non poco le molte gare che si disputano su circuiti cittadini e le competizioni di gran fondo, come Il Motogiro d’Italia o la Milano-Taranto, corse dove partecipavano moto quasi di serie. Nell’immagine, degli anni Cinquanta, il motociclista ritratto viaggia tranquillamente senza casco: infatti, fu solo nel 1986 che in Italia fu introdotta una legge che rese obbligatorio l’uso del caso per i motociclisti di tutte le età, e per i ciclomotoristi fino ai 18 anni.



4 L'incidente: Gli incidenti automobilistici sono all’ordine del giorno ed ormai è comune sentirne parlare in televisione o in radio o sui giornali. Ma è sempre stato così? Rispetto ad oggi, dalla diffusione delle auto in avanti, com’era la situazione? Non era raro perdere la vita per colpa dei veicoli, specialmente dagli anni Cinquanta in poi, e per il numero di guidatori in Italia, il tasso di incidenti era molto alto anche se i numeri che abbiamo attualmente sono veritieri in solo parte. Fino al 1998 venivano annotati solo i decessi entro la settimana dall’evento, mentre oggi si prendono in considerazione le morti in un arco temporale di 30 giorni e per questo si può lecitamente pensare che i dati raccolti fino a quegli anni andrebbero aumentati almeno del 50 %. La ricerca dell’Asaps (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale) scopre che “I più colpiti sono gli under 30”. L’analisi decennio per decennio indica che fino al 1972 i numeri sono tutti cresciuti: si è partiti con più di 56000 incidenti fatali dal ’52 al ’60, anni in cui il parco veicolare non arrivava a due milioni, arrivando al record di 95.386 dal 1961 al 1970.



5 In auto: Il 15 maggio 1924, grazie alla volontà ferma e all’entusiasmo realizzatore di alcuni gentiluomini sportivi teramani, si costituiva, dopo gli A.C. di Milano, Roma e Torino, l’Automobile Club d’Abruzzo, con sede a Teramo. Esso comprendeva l’intera Regione abruzzese. Giovanni Spinozzi fu l’animatore di tale impresa che sembrerebbe facile oggi, ma che, allora, quanto l’automobilismo, cessata la Prima guerra mondiale, si trovava, tra i problemi della pace e della ripresa economica, a muovere i primi ma incessanti ed incalzanti passi verso la divulgazione popolare del motore a scoppio nel campo civile – si presentava invece, fra diffidenze, apatie ed incomprensioni, ricca di difficoltà per il conseguimento del progresso sociale in un mondo tanto travagliato e sconvolto. Con la creazione dell’A.C. d’Abruzzo venne scelto anche il distintivo del Sodalizio: la montagna e la vela, ritratte entro la ruota dentata, sull’azzurro sfondo del mare e del cielo. Tale distintivo, di studiata bellezza, fu ideato e disegnato dall’architetto Pio Ferretti, egregio e geniale restauratore del Duomo di Teramo nelle sue antiche squisite linee originali.