17 luglio 2020

Il facile mestiere del presidente degli Stati Uniti

Qualche giorno fa ero in macchina, con la radio accesa a tutto volume. La voce roca dello speaker radiofonico improvvisamente interrompe la catena delle hit dell’estate per trasmettere il notiziario. Ascolto sovrappensiero, non ho mai amato i telegiornali. Ad un tratto, però la mia mente si blocca: “KANYE WEST E’ IL NUOVO CANDIDATO IN CORSA PER LE NUOVE ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE CHE SI TERRANNO IL 3 NOVEMBRE 2020”.

Ecco che ci risiamo! Prima Donald Trump e adesso... Con tutto il rispetto per l’attività musicale di Kanye - anche se devo ammettere di non aver mai ascoltato nemmeno uno dei suoi brani - penso sia meglio che eviti di imbarcarsi in attività che normalmente non sarebbero di sua competenza e che rimanga invece nel suo settore.

Dopo essermi ripresa dallo shock iniziale decisi di non saltare a conclusioni affrettate, ma di fermarmi a riflettere: forse sono io che mi sto sbagliando; forse, proprio perché già largamente ammirato, apprezzato e conosciuto in campo musicale Kanye West potrebbe rappresentare la svolta che tutto il mondo aspettava da anni! Così decisi di raccogliere più informazioni sul suo conto e soprattutto andare a curiosare che cosa proponesse la sua campagna elettorale.

Kanye West è un rapper americano, classe 1977, marito di Kim Kardashian, personaggio televisivo ed imprenditrice americana decisamente influente. In un’intervista rilasciata dallo stesso West alla rivista “Forbes” vengo a scoprire che prima del giorno 6 luglio 2020 il rapper non ha mai votato e che ha presentato la richiesta per farlo proprio quello stesso giorno, dopo essersi proposto per la candidatura.

Alla domanda sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in America, West risponde che egli stesso ha avuto il virus, ma che si oppone a qualsiasi proposta di cura attraverso il vaccino perché pensa che sia una strategia “finalizzata al controllo mentale degli individui”. Nonostante tutto però, a differenza dell’amico attualmente in carica Donald Trump, non incolpa la Cina della diffusione del virus, anzi: sostiene di “amare la Cina" e che non si dovrebbe odiare il popolo cinese perché "anche loro sono popolo di Dio”.

Inoltre, West pensa che a decidere chi diventerà il futuro presidente degli Stati Uniti sia Dio, non il popolo votante. Se la volontà divina quindi sceglierà di predisporre qualcun altro per la carica, il rapper ne accetterà l'imposizione, ma si ripresenterà alle elezioni del 2024.

Kanye West si dichiara a favore del reinserimento di momenti dedicati alla preghiera nelle scuole. Durante l'intervista infatti ha espresso l'idea che la causa del crescente aumento dei suicidi, omicidi e abusi di droghe tra i giovani è la distanza che si fa ogni giorno più ampia tra giovani e religione.

In conclusione, afferma che la misura a cui darà la massima priorità se eletto presidente, sarà quella di debellare le sostanze chimiche presenti nei dentifrici e nei deodoranti perché "impediscono di essere al servizio di Dio”.

Come stabilito dall'articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti d'America e come previsto per molti altri stati dove la forma di governo vigente è una repubblica federale, al ruolo di presidente degli Stati Uniti possono ambire tutti i cittadini americani di nascita o che risiedono su territorio americano da almeno 14 anni e che abbiano superato i 35 anni di età. In quanto a possibilità quindi, Kanye West è perfettamente in regola, ma io credo che qui non si tratti di "possibilità a candidarsi", piuttosto di consapevolezza.

Ripercorrendo a grandi linee la storia si possono facilmente individuare scrittori, filosofi, economisti e letterati che hanno espresso le più svariate opinioni riguardanti il mondo della politica e soprattutto il rapporto che intercorre tra l'agire politico e l'agire morale, i quali costituiscono le fondamenta del vivere sociale.

Platone per esempio, nella Repubblica, sosteneva che il ceto dei governanti dovesse posizionarsi sul gradino più elevato della società perchè dotati di virtù morali e naturali fuori dal comune. Proprio queste qualità permettevano ai governanti di venire a conoscenza delle regole su cui poggia il mondo e grazie a questo, riuscissero di conseguenza ad orientare la città verso l'unica cosa importante: il bene collettivo. Questi individui però, proprio per l'indispensabile compito al quale erano stati destinati fin dalla nascita, venivano sottoposti a continue sfide che attestassero la loro eccezionalità, a prove che certificassero che la loro unica ragione di vita fosse effettivamente il bene della comunità e a sacrifici come il non poter disporre di beni privati, famiglia e reddito.

Un altro filosofo e letterato che trattò di politica fu Macchiavelli nel suo scritto Il Principe, dove consigliava ai governanti di scindere l’agire morale da quello politico sostenendo che il bene della società fosse più importante di qualsiasi azione illecita. Il politico quindi, secondo il pensiero di Macchiavelli, dovrebbe essere giustificato per qualsivoglia azione compiuta che avesse come fine il bene collettivo.

Altri pensatori che si interrogarono sull'argomento furono Hobbes e Locke. Entrambi delinearono uno stato di natura, la condizione in cui gli uomini vissero prima di riunirsi in società, approdando però ad esiti radicalmente differenti. Per Hobbes nello stato di natura l’uomo è spinto a sopraffare l’altro: è una situazione di perenne conflitto, paura e sofferenza. Il convivere sociale perciò per Hobbes necessita di una figura forte, autoritaria e dispotica che mantenga l'ordine a qualsiasi costo, impedendo di ripristinare lo stato originario. Locke al contrario, è il teorico della libertà: purificò l'immagine dell'uomo dalla brutale visione hobbesiana dell'homo homini lupus sostenendo allo stesso tempo che il mondo e il vivere sociale fossero governati secondo leggi naturali. L'individuo perciò sceglie secondo ciò che è più vantaggioso per la sua sopravvivenza, possiede dei beni propri che custodisce gelosamente perchè guadagnati attraverso il lavoro e questo di conseguenza proietta la comunità in un'ottica di rispetto dei propri spazi e delle proprie cose. Anche il governatore è un uomo come tutti gli altri e quindi è anch'egli sottoposto al vincolo del contratto e del rispetto dei diritti naturali: egli pur rivestendo una carica gerarchicamente importante non è al di sopra della legge.

Passando all’Illuminismo abbiamo Kant il quale sostenne che è l’uomo ad aver formato la società per garantire a se stesso sicurezza. Per Kant infatti è il bisogno di libertà insito nell'animo umano a far scaturire il desiderio che ci sia qualcuno che possa sorvegliare il confine tra le varie libertà dei singoli: ognuno deve costruire il proprio spazio di libertà in accordo con la libertà altrui.

In ultima analisi possiamo citare un letterato e poeta italiano, Gabriele D’Annunzio che stravolgendo le tesi nietzschiane dell’oltreuomo pone le basi per il superuomo: un poeta vate, una guida politica caratterizzata da una vita sfrenata, votata all'estetica, all'eccesso e al superamento di qualsiasi limite morale imposto dalla società, al fine di creare stupore ed arte.

Tutte queste visioni, stratificandosi nel corso dei secoli, hanno contribuito a fondare il pensiero politico con il quale abbiamo a che fare oggi. In molti paesi ormai non hanno più fondamento le tesi di Platone o di Hobbes per le quali i governatori erano uomini dalle capacità eccezionali: nei regimi democratici tutti hanno accesso al voto, come abbiamo visto in precedenza per quanto riguarda l'America. In questo paese fortunatamente non esiste più la censura, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, la propria religione, l'identità di genere… e questa è una grandissima conquista! A volte però, ho l'impressione che, in questo mondo dove tutto è concesso, si stiano perdendo dei valori fondamentali che non dovrebbero mai essere messi in discussione per la sicurezza di tutti.

È oggettivo che la professione di politico, a maggior ragione quella di presidente degli Stati Uniti (il quale per la tipologia di governo assunto dal paese gode di grandissimo prestigio e potere) sia un ruolo assai influente: un solo uomo ha la possibilità di determinare in modo drastico ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Per questo sostengo che il "lavoro" di presidente degli Stati Uniti non possa essere adatto a tutti; si richiede ad un solo uomo, di essere in possesso di conoscenze che spaziano dal diritto, internazionale e privato, all’etica sociale, dall’economia alla diplomazia, dal dialogo interreligioso all'ambito bellico; deve essere consapevole e fermamente convinto dei propri valori e delle proprie idee e sulla base di questi essere in grado di stilare un programma elettorale che le illustri al popolo, possibilmente in un linguaggio grammaticalmente corretto. Per non parlare delle decisioni, delle responsabilità e delle emergenze che dovrà essere in grado di fronteggiare, analizzare e gestire, tenendo sempre a mente il bene di una popolazione che ricopre più del 4% della cittadinanza mondiale.

Non è mia intenzione reintrodurre delle limitazioni per l’accesso alle cariche politiche, ma penso che si debba intervenire in qualche modo. E' necessario un programma di rieducazione popolare per far comprendere fino in fondo ciò che comporta essere eletti a capo di una nazione. Bisogna che gli americani non si facciano trasportare dall'enfasi e dalla retorica di certi personaggi, i quali il più delle volte si fanno guidare dall’impulsività del momento, prendendo decisioni spacciate come a favore del popolo, quando invece sono prese esclusivamente su interesse personale.


Fortunatamente sembrerebbe che Kanye West voglia ritirare la candidatura, comunque tutto il mondo il 3 novembre 2020 sarà in attesa. Gli americani quel giorno avranno in mano le sorti del nostro futuro. Speriamo che questa volta non si lascino abbindolare da un "Make America great again!" declamato da una voce squillante e convincente, ma che sappiano scegliere a mente fredda le sorti del loro paese per rendere davvero l'America di nuovo grande.

Camilla Armellini


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